Conti in rosso e taglio dei sussidi pubblici che gonfia i prezzi della benzina e alimenta le proteste. Il Libano è in una morsa.
Cosa è rimasto di quella che, prima della guerra civile 1975-1990, era nota come la Svizzera del Medio Oriente, e cioè una realtà economica e politica di riferimento in un’area tradizionalmente instabile? Ben poco, se guardiamo agli ultimi report prodotti dalla Banca Mondiale sul sistema economico e finanziario del Libano.
I conti in rosso, rivelati dall’istituto di Washington, si fondono oltretutto con gli effetti della pandemia e gli strascichi politici e sociali dell’esplosione al porto di Beirut dello scorso anno, causata da grandi quantità di nitrato d’ammonio lasciate incustodite da alcuni funzionari. E, in queste ore, iniziano a montare le proteste in tutto il Paese, visto che la banca centrale ha dovuto tagliare il proprio sostegno all’importazione di carburante, generando una salita vertiginosa dei prezzi (+70% solo ieri).
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Il report della Banca Mondiale sulle finanze del Libano
Leggendo tra le righe del rapporto della Banca Mondiale, «Labanon sinking: to the top 3», il Paese dei cedri ha registrato nel 2020 una contrazione del PIL del 20,3%, che fa seguito al -6,7% dell’anno precedente. L’inflazione corre, con l’indice dei prezzi al consumo al +84,3% nel 2020, e anche nell’anno in corso il PIL dovrebbe cedere un ulteriore 9,5%.
«Il Libano affronta un pericoloso esaurimento delle risorse, compreso il capitale umano, e la manodopera altamente qualificata è sempre più propensa a cogliere opportunità all’estero, creando una perdita sociale ed economica permanente per il Paese», il commento di Saroj Kumar Jha, direttore regionale del Mashreq della Banca Mondiale. «Solo un governo riformista che intraprenda un percorso credibile di ripresa economica e finanziaria può invertire la rotta di un’ulteriore caduta e prevenire una maggiore frammentazione nazionale», ha aggiunto.
Le cause del declino finanziario
Ma che cosa ha portato il Libano alla più grave crisi finanziaria dal 1800, a rischiare uno dei maggiori default della storia, alla crisi di servizi pubblici di base come l’elettricità, l’approvvigionamento idrico, l’istruzione e i servizi igienici, ad avere oltre metà della popolazione sotto la soglia della povertà? Due le principali concause.
Da una parte la diffusa corruzione, che ha impedito al Paese, al termine della guerra civile, di stabilizzarsi, nonostante i generosi aiuti economici ricevuti dagli Stati arabi del Golfo. Dall’altra l’allontanamento degli Stati sunniti dopo la crescita dell’influenza iraniana nel Paese, via Hezbollah, che ha portato ad un generale rallentamento delle rimesse.
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