Cos’è la libertà di espressione? I casi di Pio e Amedeo e Fedez stanno facendo discutere di libertà e censura. Quando è concessa la limitazione della libertà di espressione?
La libertà di espressione è tornata al centro del dibattito dell’opinione pubblica in soccorso del “caso Pio e Amedeo”. Secondo i comici Pio D’Antini e Amedeo Grigo, che insieme formano il duo Pio e Amedeo, “il politicamente corretto limiterebbe la libertà di espressione”.
La libertà di espressione in Italia è garantita nella Costituzione all’articolo 21 e cita:
Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Quindi Pio e Amedeo avrebbero ragione sulla carta, eppure sono stati attaccati per aver portato in onda, su Canale 5, un monologo nel quale usavano tutte le parole considerate scorrette e discriminanti. Come mai?
In Italia non esiste nessuna censura ufficiale, anche quella sulle opere cinematografiche è stata da poco abolita da un decreto attuativo firmato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini.
Rimane quindi la censura popolare dettata dai grandi numeri che il web riesce a smuovere. Questa pratica di censura si scaglia contro gli atti discriminatori e offensivi verso le minoranze e contro la diffusione di falsa informazione.
Spesso l’azione congiunta del web è stata definita censura del politicamente corretto.
Libertà di espressione: cosa dice la Costituzione italiana
Il termine censura si associa, per ovvi motivi, ai regimi dittatoriali che stabiliscono cosa può o non può essere detto o pubblicato, eppure è presente anche nelle moderne democrazie.
In Italia, su carta, la censura non esiste, anche quella cinematografica è stata abolita il 5 aprile 2021 con la firma di un decreto attuativo da parte di Dario Franceschini, Ministro della Cultura.
Infatti, secondo la nostra Costituzione tutti hanno il diritto di manifestazione il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione.
Anche se poi, nel pratico, esistono forme di censura indirette, che possono essere richieste in maniera non ufficiale da organizzazioni criminali, sotto minaccia, o da parte dei giornali stessi per motivi di schieramento politico.
Il caso Pio e Amedeo contro il caso Fedez
Con alle spalle la protezione della Costituzione, il duo comico Pio e Amedeo si è scagliato contro il politicamente corretto. Hanno detto in merito:
Non dobbiamo vergognarci di dire la parola ‘neg*o’ perché conta la cattiveria nella parola, conta l’intenzione. Se l’intenzione è cattiva, allora è da condannare.
Il consiglio a chi si sente offeso è tanto semplice quanto inutile, ovvero: riderci su, perché “così noi dobbiamo battere gli stolti”.
Qualcosa nel discorso del duo comico però non convince, perché il significato di libertà di espressione non è mai stato quello di attaccare le minoranze, ma al contrario di contraddire i potenti.
Dai social numerose risposte all’invito di “ridere”, con racconti di chi, per aver riso alle offese di uno “stolto” (un violento) si è risvegliato in ospedale.
Dall’altra parte del fosso nel quale i due comici sono sprofondati dopo il monologo su Canale 5, c’è il discorso censurato di Fedez.
Pio e Amedeo parlano di tutti, utilizzano parole che sui social sono state bandite da molti anni come “offensive” e proseguono nella loro invettiva contro cinesi, terroni ed ebrei.
Insomma, usano le parole più dissacranti, a meno che non si tratti di quelle destinate ai potenti. Qualcuno si è domandato dove fossero le bestemmie. Se sono un’offesa le bestemmie, lo sono anche le parole discriminatorie che liberamente hanno scelto di usare in quasi venti minuti di monologo.
Alla luce delle aggressioni sinofobiche, razziste, antisemite e omofobiche, il discorso di Pio e Amedeo appare arrugginito dal passare degli anni. La sensibilità del pubblico sta cambiando e la prova è l’accoglienza riservata al discorso di Fedez sul palco del concerto del primo maggio a favore del Ddl Zan.
Il ddl Zan non avrebbe negato il monologo di Pio e Amedeo, non prevede infatti la limitazione della parola, ma specifica l’origine della discriminazione e della violenza. La battaglia contro il politicamente corretto rischia di diventare in questo modo una lotta contro le persone, spostando il focus dall’iniziale idea di “non poter dire più nulla” a “non poter più offendere nessuno”. Le parole sono importanti, come ha detto Nanni Moretti: “Chi parla male, pensa male”.
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