Riduzione del limite per l’uso dei contanti, con applicazione di una ritenuta fiscale da parte della banca per le transazioni tra partite IVA, ed estensione della fattura elettronica anche ai forfettari: sono queste due delle proposte della Corte dei Conti, avanzate nel corso dell’audizione sulla riforma fiscale del 5 febbraio 2021.
Limite all’uso dei contanti e fattura elettronica anche per i forfettari: sono due delle proposte avanzate dalla Corte dei Conti, nell’audizione del 5 febbraio 2021 sulla riforma fiscale.
La delicata fase politica non ferma l’indagine conoscitiva presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato per la riforma dell’Irpef, uno dei punti centrali anche nell’ambito del Recovery Plan.
L’evasione fiscale continua ad essere uno dei crucci del Fisco italiano, e per la Corte dei Conti non può esserci una riforma fiscale senza un intervento anche per la riduzione del tax gap.
Introdurre nuovi e più stringenti limiti all’uso del contante ed estendere la fattura elettronica anche ai forfettari sono due delle proposte avanzate dal Presidente Guido Carlino.
Limite all’uso dei contanti e ritenuta d’acconto per le operazioni tra partite IVA
Limitare l’uso dei contanti, per favorire la tracciabilità dei pagamenti, è una delle azioni strategiche di riforma per ridurre l’evasione fiscale.
Dal 1° luglio 2020 è fissata a 2.000 euro la soglia massima dei pagamenti con denaro contante, limite che si ricorda è destinato a scendere ulteriormente a 1.000 euro dal 1° gennaio 2022.
Ridurre la circolazione di denaro contante è da sempre ritenuta una delle strategie utili per il contrasto all’evasione fiscale, ed è anche su questo che punta l’attenzione il Presidente della Corte dei Conti Guido Carlino.
Accanto all’abbassamento della soglia dei contanti, nell’ambito della riforma fiscale deve essere inoltre valutata la possibilità di estendere lo strumento della ritenuta d’acconto da parte degli istituti di credito che gestiscono le transazioni.
Previa autorizzazione della Commissione Europea, afferma la Corte dei Conti, potrebbe essere valutata:
“l’introduzione, per le operazioni superiori ad una determinata soglia (p.e. 500 euro), dell’obbligo di pagamento tracciato negli scambi tra soggetti Iva (c.d. operazioni B2B) con correlata effettuazione di una ritenuta d’acconto a cura della banca, analogamente a quanto da tempo avviene per la detrazione delle spese di manutenzione edilizia e gli interventi di risparmio energetico.”
Dare il potere alle banche di applicare una ritenuta fiscale sui pagamenti tra titolari di partita IVA consentirebbe di raccordare, sul piano temporale, il versamento di buona parte dell’imposta dovuta. In sostanza, la somma accreditata verrebbe decurtata dell’imposta dovuta a titolo di acconto.
L’esempio riportato è quello della ritenuta Irpef applicata mensilmente in busta paga dei lavoratori dipendenti, con la banca che diverrebbe il sostituto d’imposta del titolare di partita IVA.
Fattura elettronica anche per i forfettari, per la Corte dei Conti via per la semplificazione
C’è poi il tema della digitalizzazione degli adempimenti fiscali. Ricordando prima l’avvento della fattura elettronica e poi dei corrispettivi telematici, la Corte dei Conti chiede di estendere il Fisco digitale anche ai titolari di partita IVA in regime forfettario.
Bisogna superare gli esoneri attualmente previsti sulla fattura elettronica, in particolare per i soggetti in regime forfettario. Questi, ricorda il Presidente Carlino, pur non essendo tenuti alla liquidazione e alla dichiarazione IVA, sono tenuti ad adempiere all’obbligo dello scontrino elettronico.
Monitorare in real time gli scambi intercorsi tra tutti gli operatori economici assume particolare rilievo, secondo la Corte dei Conti, per il corretto funzionamento del sistema fiscale.
Non è però solo una questione di controllo delle transazioni. L’estensione della fattura elettronica a tutti i soggetti IVA, in particolare ai forfettari, consentirebbe di portare a termine il progetto della semplificazione degli adempimenti fiscali per le partite IVA.
La Corte richiama quindi all’avvio della dichiarazione precompilata per le partite IVA, che potrebbe garantire “il massimo dei benefici proprio nei confronti degli operatori in regime forfetario.”
Non basta però la precompilata per parlare di semplificazione. La Corte dei Conti evidenzia la necessità di:
“un’azione preventiva e collaborativa dell’amministrazione, basata non solo sulla predisposizione di dichiarazioni precompilate e relativi modelli di versamento, ma capace di instaurare un dialogo costruttivo proprio nella fase dell’adempimento, segnalando al contribuente quelle situazioni, desumibili dal sistema informativo e da ogni altro elemento ricavabile dalla realtà operativa, che possono risultare incoerenti, o addirittura incompatibili, con i risultati emergenti dai dati contabili trasmessi in corso d’anno.”
Tax compliance da ripensare, insomma, per ridurre l’evasione fiscale relativa ai redditi da lavoro, capitolo indifferibile nell’ambito della riforma fiscale.
La Corte dei Conti cita i dati allegati alla NaDEF, che evidenziano come la propensione al tax gap Irpef sia stata pari, nel 2018, al 2,8% per i redditi da lavoro dipendente e al 67,6% per i redditi da lavoro autonomo e di impresa (32,7 miliardi di euro).
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