Il medico di Stanford avverte: riprendersi dagli effetti devastanti dei lockdown richiederà una generazione. In alcuni casi il danno sarà permanente.
Quando la pandemia sarà finita, lasciarci definitivamente alle spalle gli effetti devastanti dei lockdown sarà un processo lunghissimo. In alcuni casi il danno sarà permanente.
Ne è convinto il dottor Jay Bhattacharya, professore di medicina della Stanford University Medical School e ricercatore associato presso il National Bureau of Economic Research, che in un’intervista a Newsweek ha detto che “ci vorrà una generazione”, ossia 20-25 anni secondo la definizione di generazione che ne dà Wikipedia, “per recuperare ciò che abbiamo perso durante i blocchi per il coronavirus”.
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Lockdown: “il più grande errore di salute pubblica mai commesso”
Bhattacharya, che è anche direttore del Center for Demography and Economics of Health and Aging di Stanford, è co-autore, insieme ad altri due scienziati delle università di Oxford e Harvard, della Great Barrington Declaration, un documento controverso che propone un allentamento delle restrizioni e delle misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19.
Di recente l’esperto ha definito i lockdown come “il più grande errore di salute pubblica che abbiamo mai commesso”.
“È assolutamente devastante la quantità di danni che hanno causato in tutto il mondo, soprattutto ai Paesi poveri”, ha detto il prof. di Stanford, sostenendo che hanno protetto i ricchi ma non gli svantaggiati.
I blocchi hanno aumentato la fame e l’insicurezza alimentare come non succedeva da decenni, dice, nonché la povertà infantile per 140 milioni di persone, senza considerare gli impatti economici dovuti all’aumento della disoccupazione.
Ma le preoccupazioni del ricercatore riguardano anche l’impatto sanitario dei lockdown, dai tassi di vaccinazione infantile più bassi alla riduzione degli screening per il cancro, fino all’aumento dei problemi di salute mentale.
L’alternativa ai lockdown
In alternativa ai blocchi il medico di Stanford propone un piano di protezione mirata volto a tutelare in primo luogo le persone più anziane, che sono le più vulnerabili al virus. Tutti gli altri, sostiene, dovrebbero poter riprendere la vita normalmente e sviluppare l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale.
Proposta respinta da altri esperti di salute pubblica, tra cui il dottor Anthony Fauci, contrari alla strategia dell’immunità di gregge per contrastare l’epidemia di Covid. L’Infectious Diseases Society of America, associazione di cui fanno parte oltre 12.000 scienziati e medici in tutti gli Stati Uniti, ha affermato che la dichiarazione messa in piedi da Bhattacharya e colleghi è “inappropriata, irresponsabile e male informata”.
I vaccini come arma vincente
Con l’aumento della distribuzione dei vaccini diversi stati USA hanno iniziato ad allentare le restrizioni anti-Covid. Una mossa lodata dallo scienziato di Stanford. “È tempo di sbarazzarsi dei lockdown e di pensare a come continuare a migliorare la protezione mirata”, ha detto. “Il vaccino ci fornisce uno strumento estremamente utile. Penso che la maggior parte degli stati a livello nazionale abbia fatto un ottimo lavoro dando la priorità ai vulnerabili”.
Allo stesso tempo Bhattacharya ritiene che le persone ad alto rischio di trasmettere il virus non dovrebbero avere contatti con le persone più anziane o più fragili che non sono state vaccinate. “Mascherine e distanziamento sociale sono politiche giuste quando hanno senso”, ha detto.
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