Mercati: due anni dopo la Brexit, meglio stare lontani dai bond di Sua Maestà

Alessio Trappolini

23 Giugno 2018 - 08:55

L’incertezza sulla Brexit ha contribuito al rallentamento economico messo a segno dalla Gran Bretagna in questi ultimi due anni. Per Investec AM è meglio preferire emittenti al di fuori del Regno Unito che abbiano un’esposizione contenuta alle conseguenze della Brexit

Mercati: due anni dopo la Brexit, meglio stare lontani dai bond di Sua Maestà

Due anni fa, il 23 giugno 2016, si svolgeva nel Regno Unito il celebre referendum sulla Brexit, che nel giro di un anno ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. In questi due anni si è detto e scritto molte, soprattutto nelle aule di Bruxelles dove si sono svolti i delicati negoziati con Londra.

Certo è che a distanza di due anni è possibile tracciare un quadro d’insieme per valutare gli impatti che la decisione presa dal popolo britannico ha avuto sull’economia della Perfida Albione, sulla sterlina e sui mercati finanziari londinesi. Con Money.it lo abbiamo fatto attraverso le valutazioni di due gestori di esperienza come John Stopford e Garland Hansmann, rispettivamente Head of multi-asset Income e Portfolio manager di Investec Asset Management.

Economia Uk soffre, migliori opportunità altrove

L’incertezza sulla Brexit ha contribuito al rallentamento economico messo a segno dalla Gran Bretagna in questi ultimi due anni. La crescita del Pil reale del Paese è passata dal 2,3% del 2015 all’1,8% dello scorso anno. Le stime per l’anno in corso vedono una crescita dell’1,4%. Il Paese d’Oltremanica non è riuscito dunque ad agganciare la dinamica positiva di crescita economica che ha invece favorito i Paesi dell’Unione nel 2017.

Secondo Stopford ciò è dovuto all’incertezza legata al difficile processo di negoziazione fra Londra e Bruxelles che avrebbe “represso gli investimenti e contribuito a portare a una crescita davvero contenuta della produttività”.

Per Hansmann la questione centrale è la portata dell’impatto che la Brexit ha avuto finora sul mercato del credito del Regno Unito. “La risposta non è ancora del tutto chiara, visto che è difficile isolarne gli effetti”, ha commentato il portfolio manager di Investec AM, mentre per Stopford “la Brexit ha indotto la Bank of England a rivedere al ribasso il potenziale di crescita e iniziare ad aumentare i tassi. Il motivo è più legato a una mancanza di capacità di riserva che al tema della solidità economica, perciò dubitiamo che i tassi di interesse possano aumentare rapidamente o in modo molto ampio e di conseguenza riteniamo che i titoli di Stato inglesi a lunga scadenza abbiano valutazioni abbastanza ragionevoli nonostante una posizione fiscale meno incoraggiante”.

Per il momento – concludono i due gestori - riteniamo che vi siano migliori opportunità altrove, come in Australia, che paga un rendimento reale discreto.

Forex: sterlina sbilanciata a favore di una soft Brexit

Per la coppia di manager e gestori le attuali valutazioni della sterlina sono molto sbilanciate verso una soft Brexit, che “sembra probabile se consideriamo i numeri del Parlamento, ma resta un rischio di coda di un brusco crollo se non si raggiungerà un accordo prima che il Regno Unito lasci l’Unione Europea”, ha commentato Stopford.

Bond: il valore è altrove

Va anche detto che la Brexit ha avuto un effetto in qualche modo negativo sulle obbligazioni corporate del Regno Unito e sul mercato del credito. In ogni caso, secondo la view di Investec AM identificare l’entità dell’effetto Brexit è difficile, specialmente se si confrontano i rendimenti del mercato statunitense high yield con quelli del Regno Unito. “Entrambi hanno avuto rendimenti annualizzati pari a circa il 7,5% p.a. dal giorno prima del voto sulla Brexit. Per i nostri portafogli continuiamo a preferire emittenti al di fuori del Regno Unito che abbiano un’esposizione contenuta alle conseguenze della Brexit”, ha chiosato Hansmann.

Azioni in balia della sorte

L’azionario del Regno Unito resta in balia della sorte e dipende molto su base relativa dalle oscillazioni della sterlina, vista l’ampia esposizione non UK al FTSE 100. Ad esempio, se prendiamo in considerazione il settore retail del Regno Unito sembra chiaro che sia in difficoltà. “Si potrebbe pensare che si tratti di una sequenza di cattive performance individuali, combinata con la dura concorrenza dei rivenditori online. Potrebbe essere vero, ma l’essere in un ambiente in cui il potere di spesa dei consumatori è significativamente diminuito in conseguenza dell’indebolimento della sterlina di certo non aiuta”, hanno concluso gli esperti di Investec AM.

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