Meeting della Federal Reserve, nuovo voto sulla Brexit, aggiornamenti sullo stato di salute della Zona Euro e vicenda Boeing: questi i temi caldi della settimana che inizierà il prossimo 18 marzo.
Fed: tassi fermi, ma per quanto?
Nel 2019 l’approccio alla politica monetaria della Federal Reserve è stato caratterizzato dalla prudenza. Troppe le minacce alla prima economia per continuare il processo di normalizzazione dei tassi: le tensioni con la Cina, lo shutdown governativo e mercati finanziari volatili rappresentano solo alcune delle sfide che si trova ad affrontare l’economia a stelle e strisce.
Per quanto riguarda la due giorni di riunioni che terminerà il prossimo 20 marzo, il CME FedWatch Tool assegna all’ipotesi di conferma dei tassi una probabilità del 98,7% (l’1,3% è assegnato ad una riduzione del costo del denaro).
Nonostante questo, James Smith e Carsten Brzeski di ING, si attendono una nuova stretta nel corso del terzo trimestre alla luce di un outlook che si conferma solido. “Molto dipenderà dalle questioni commerciali anche se, nonostante i precedenti segnali positivi, le trattative sembrerebbero entrate in una fase di stallo. Ma, nel caso di un accordo tra Stati Uniti e Cina, ci attendiamo che la Fed possa optare per un incremento dei tassi nei prossimi mesi”.
Brexit: parlamento ancora protagonista
Dopo la nuova bocciatura dell’accordo raggiunto tra la premier Theresa May e le autorità europee e il no ad un’uscita senza accordo, il parlamento di Westminster ha chiesto un rinvio della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno. Il 21 e il 22 marzo i Ventisette dovranno decidere (all’unanimità…) se concedere il rinvio e, eventualmente, la sua durata. L’esito del voto non è scontato sia alla luce della contrarietà espressa dal rappresentante tedesco e sia in vista del voto europeo del prossimo 23-26 maggio.
Prima del vertice europeo, Theresa May proverà ad organizzare un terzo voto sull’accordo di recesso negoziato tra Londra e Bruxelles.
Zona Euro: e se stessimo esagerando?
Guerra commerciale, Brexit e tensioni italiane hanno spinto numerosi commentatori a ridurre la view sull’economia di Eurolandia. Ma forse le stime sono eccessivamente improntate al pessimismo. Prendiamo ad esempio il celeberrimo Citigroup Surprise Index, l’indice che misura lo scarto tra le attese degli operatori e l’andamento reale dell’economia. Il dato in pratica rileva la deviazione tra i dati macroeconomici e il consenso medio degli operatori: se sale vuol dire che i dati macro hanno battuto il consenso, se scende le indicazioni sono state deludenti.
Il Surprise Index relativo i Paesi aderenti la moneta unica nelle ultime settimane ha fatto segnare un rimbalzo e attualmente quota a livelli che non si vedevano da quasi cinque mesi.
Nuove indicazioni sullo stato di salute della Zona Euro arriveranno martedì, quando è in calendario la pubblicazione dell’indice tedesco Zew, mercoledì e giovedì, quanto invece saranno diffusi gli aggiornamenti su sentiment dei direttori degli acquisti (PMI) del manifatturiero e del comparto servizi.
Boeing 737 Max 8 bloccati in tutto il mondo
Ultimi in ordine di tempo, anche gli Stati Uniti hanno deciso di bloccare i Boeing 737 Max 8, il modello di aereo precipitato domenica scorsa in Etiopia. A seguito della decisione delle autorità statunitensi, il nuovo modello del colosso aerospaziale statunitense è stato bandito da tutti i Paesi. In tutto il mondo ci sono più di 300 Boeing 737 Max 8 appartenenti a 47 compagnie aeree.
Bersagliato dalle vendite, nelle ultime seduteil titolo Boeing ha perso circa 30 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione di mercato. Prima dello schianto, Boeing era la settima azione per capitalizzazione di mercato del Dow Jones, ora è scesa al 14° posto. Alla luce di un saldo 2019 che si conferma positivo per quasi 18 punti percentuali, gli analisti stimano che i ribassi del titolo non siano ancora finiti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA