MES, il piano di Meloni per salvare il governo

Flavia Provenzani

23/06/2023

Qual è il piano del governo Meloni per (non) far passare la ratifica al MES? La solidità dell’esecutivo è messa a dura prova.

MES, il piano di Meloni per salvare il governo

Qual è il piano del governo Meloni per impedire che il Parlamento approvi la ratifica al MES, tanto osteggiata dalla leader di Fratelli d’Italia? Esiste davvero questo piano oppure, ad oggi, la strategia è volta maggiormente al salvataggio del Governo stesso, lasciando vincere l’UE in questo lunghissimo braccio di ferro?

Giovedì è arrivato l’ok della Commissione al testo base, grazie all’assenza della maggioranza assente e al sì di Pd, Iv-Azione e Avs. Di fatto, le modifiche al MES hanno così superato un primo voto grazie all’opposizione e al «disinteresse» della maggioranza, come mai era successo prima. Contestualmente, è arrivata la notizia del rinvio del Consiglio dei Ministri, per «sopraggiunti motivi personali», come ha spiegato Meloni.

Eppure il centrodestra sembrava aver trovato una posizione condivisa, che punta al No al testo base volto alla ratifica della riforma del Meccanismo europeo di Stabilità, dopo lunghi e faticosi confronti con i capigruppo. Ma ieri non si è presentata alla votazione presso la Commissione Esteri, lasciando così carta bianca a +Europa, Partito Democratico e Iv-Azione che, nonostante l’astensione del Movimento 5 stelle e di Avs, sono riusciti a conquistare il primo step verso l’ok da parte dell’Italia alla riforma del fondo salva-Stati.

La discussione in Aula sul MES è in programma, salvo variazioni, il 30 giugno, con Meloni grande assente, impegnata al Consiglio UE. Bruxelles si aspetta l’ok alla ratifica e continua a monitorare con apprensione il confronto sul tema presso il Parlamento italiano.

Il piano del governo Meloni sul MES

L’aspettativa da parte dall’UE e le possibili conseguenza dell’impuntarsi sul No alla riforma - l’Italia è l’unico Paese dell’area euro a non aver ancora ratificato le modifiche in via ufficiale - sembrerebbero aver influenzato la maggioranza, rassegnata a dover infine cedere votando Sì. Per questo motivo, secondo i beninformati, si starebbe prendendo tempo, continuando a rinviare il confronto, per aver modo di concordare una puntuale strategia comunicativa e, in qualche modo, una giustificazione alla «sottomissione» davanti alle autorità europee, scenario che fino a poco tempo fa Meloni avrebbe condannato con forza.

Una replica dell’assenteismo registrato in Commissione Esteri sarebbe l’ennesimo colpo alla maggioranza e alla stabilità del Governo Meloni, più probabile la presentazione di un emendamento che escluda la richiesta di accesso al Meccanismo europeo di Stabilità da parte dell’Italia, prevedendo semmai alcune condizioni specifiche.

Intanto, da una lettera inviata dal capo di gabinetto del MEF, indirizzata alla Commissione Esteri della Camera prima che si confrontasse sul tema, si legge che «dalla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del Mes del 2012. Con riferimento a eventuali effetti indiretti, in linea generale questi appaiono di difficile valutazione. Essi potrebbero astrattamente presentarsi qualora le modifiche apportate con l’accordo rendessero il Mes più rischioso e quindi maggiormente probabile la riduzione del capitale versato o la richiesta di pagamento delle quote non versate nel capitale autorizzato. Ciò premesso, non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione». L’intenzione del capo di gabinetto del ministro del Tesoro Giorgetti sembra quella di preparare il terreno all’ok alla ratifica, minimizzando i possibili rischi per l’Italia e rendendo più digeribile il cambio di rotta del governo Meloni. Come la prenderà Salvini?

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