Da marzo a maggio 2020 in piena pandemia la Russia ha condotto a tutti gli effetti un’operazione militare nel nostro paese. Cosa si sa dell’operazione virus.
In piena pandemia nel 2020 mentre in Italia si faceva la conta dei morti e dei ricoveri in terapia intensiva, la Russia conduceva nel nostro paese quella che si può definire a tutti gli effetti un’operazione militare volta a cercare di raccogliere informazioni sul covid e preparare Mosca ad affrontare la pandemia.
Questa è stata l’operazione virus portata a galla da un’inchiesta di Repubblica e di cui si parla molto in queste ore. Scopriamo di cosa si è trattato.
Cos’è l’operazione virus condotta dai russi in Italia
Per capire di cosa si è trattato dobbiamo ritornare a marzo 2020. L’Italia è alle prese con la prima violenta ondata di covid-19. Una malattia nuova, sconosciuta che ha già fatto più di 8.000 morti e 80.000 contagiati.
Le persone hanno fame d’aria, le terapie intensive iniziano a riempiersi e il governo Conte decreta il lockdown mentre da Bergamo i mezzi militari sono in fila per portare le vittime fuori regione.
Il paese è in ginocchio e dall’estero diverse nazioni si offrono di inviare aiuti umanitari. Succede con Cuba, Albania, stessa Cina. E succede con la Russia.
«Putin si offrì di mandare personale. Mi disse che loro avevano maturato grande esperienza su come affrontare le pandemia perché avevano avuto la Sars. Noi eravamo in grandissima difficoltà. Ogni aiuto era ben accetto» - ha detto Giuseppe Conte che allora era a capo dell’esecutivo gialloverde.
E così il 22 marzo all’aeroporto di Pratica di Mare sbarcano 14 aerei cargo militari con a bordo 104 uomini e donne russi tra militari, membri dei servizi segreti e medici. Consegnano agli italiani una lista di nomi più due aggiunti a penna: si tratta di Natalia Y. Pshenichnaya e Aleksandr V. Semenov, i due virologi russi più famosi in patria.
Gli italiani non hanno idea di cosa siano venuti a fare in Italia. C’era altro da pensare in quel periodo. La colonna mobile russa si sposta a Bergamo, epicentro del contagio in quel momento. Offrono assistenza al personale dell’ospedale Giovanni XXIII e aiutano a sanificare diverse Rsa.
Stando però alla ricostruzione giornalistica di Repubblica basata sull’analisi dei profili di chi è stato nel nostro paese e dalle analisi delle loro dichiarazioni in patria, la delegazione russa in Italia è venuta con uno scopo ben preciso: acquisire tutte le informazioni sul Covid, sugli strumenti e sulle procedure per contrastarlo.
Un’operazione di intelligenze a tutti gli effetti condotta in un territorio Nato, mai successo prima.
La spedizione bergamasca era agli ordini diretti del ministro della Difesa Sergei Shoig e a comandarla in Italia il generale Sergej Kikot, al vertice dei reparti chimici-batteriologici di Mosca.
Tra i profili delle 106 persone sbarcate in Italia figuravano pochi medici e infermieri generici, ma erano presenti i migliori specialisti russi nel campo delle ricerche su vaccini, terapie e piani epidemiologici.
Tra di loro come detto anche Natalia Y. Phenichnaya e Aleksandr V. Semenov, non presenti nella lista ma aggiunti successivamente a penna, quasi come se si siano imboscati nella delegazione.
Si tratta della vicedirettrice dell’Istituto centrale di ricerche epidemiologiche e di un ricercatore dell’Istituto Pasteur di San Pietroburgo, considerati due dei massimi esperti di malattie infettive di Mosca.
L’operazione dura 2 mesi prima che la delegazione faccia ritorno in patria. Lo strumento fondamentale della spedizione italiana era un laboratorio mobile di analisi batteriologica, considerato uno dei più avanzati al mondo e dotato di sistemi criptati di trasmissione satellitare. L’Italia non ha mai avuto il permesso di accedervi, così come non ha mai potuto intromettersi nelle ricerche e nelle operazioni che i russi stavano effettuando.
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Mosca ha cercato anche di entrare in Cina ottenendo però il rifiuto del governo che si è limitato a fornirgli consigli per teleconferenza.
In Italia invece no, l’esecutivo gialloverde capitanato da Giuseppe Conte ha dato subito il lascia passare alla delegazione russa dandogli l’opportunità di operare in un territorio Nato liberamente e alle condizioni poste da loro stessi.
Una sorta di legittimazione ad operare in territorio Nato mai vista prima. La Russia ha pensato bene di venire nel nostro paese a cercare di raccogliere quante più notizie possibili sul covid-19 per non farsi trovare innanzitutto impreparata ad una pandemia.
E poi per porre immediatamente le basi alla creazione di un vaccino in grado di difendere il popolo russo dal contagio.
E difatti lo Sputnik-V è stato il primo vaccino creato al mondo contro il covid-19. Vaccino che poi Putin ha esportato in diversi paesi del mondo, compresa San Marino. Putin ha voluto dare un segnale al mondo occidentale di nazione all’avanguardia in grado di non subire le conseguenze del virus trovando subito un antidoto. Una dimostrazione di supremazia e superiorità condotta in pieno stile guerra fredda.
Servendosi del nostro paese in quel periodo in ginocchio dalla pandemia ha anche mandato un segnale di screditamento al mondo occidentale addentrandosi liberamente in un territorio Nato e conducendo un’operazione militare.
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