Chi è Mimmo Lucano: biografia e vicende giudiziarie dell’ex sindaco di Riace

Simone Micocci - Alessandro Cipolla

30/09/2021

Mimmo Lucano condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione per dei presunti illeciti nella gestione dei migranti. Ecco la sua biografia e il racconto delle ultime vicende giudiziarie.

Chi è Mimmo Lucano: biografia e vicende giudiziarie dell’ex sindaco di Riace

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione nel processo “Xenia”. Una notizia che è su tutti i giornali, eppure ci sono ancora persone che non sanno chi è Mimmo Lucano e per quale motivo è arrivata una tale condanna.

Di seguito risponderemo alla domanda su chi è Mimmo Lucano, che tra l’altro era candidato alle elezioni in Calabria nella lista di De Magistris. Prima però veniamo alle ultime vicende.

Chi è Mimmo Lucano e per cosa è stato condannato

Se fino a qualche anno fa il paese di Riace era famoso in tutto il mondo per i suoi Bronzi, negli ultimi tempi il suo nome è accostato all’accoglienza dei migranti tanto che si parla apertamente di un “modello Riace”.

Nel processo, svoltosi a Locri, Lucano doveva rispondere dei reati di associazione a delinquere, truffa, concussione falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tutto per dei presunti illeciti nella gestione dei migranti. I magistrati lo hanno valutato colpevole, condannandolo a quasi il doppio degli anni di reclusione che erano stati chiesti dalla pubblica accusa: 13 anni e 2 mesi, rispetto ai 7 anni e 11 mesi richiesti.

Senza parole Mimmo Lucano, che commenta:

Questa è una vicenda inaudita. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un’assoluzione.

Di diverso parere Michele Permunian, pubblico ministero, il quale nel chiedere la condanna ha risposto alla domanda su chi è Mimmo Lucano dicendo che era colui che “comandava a Riace, il dominus assoluto”. Secondo l’accusa, infatti, i progetti di accoglienza a Riace avevano la sola finalità di creare determinati sistemi clientelari, con l’obiettivo di un tornaconto politico.

La biografia di Mimmo Lucano

Raramente capita che un comune di poco più di 2.000 anime possa diventare famoso in tutto il mondo per ben due motivazioni diverse. Questo è quello che è capitato a Riace, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria.

La sua grande notorietà è dovuta naturalmente al ritrovamento, nel 1972, di due statue bronzee risalenti all’epoca greca, meglio note a tutti come i Bronzi di Riace termine che poi è diventato anche un neologismo per indicare un uomo dalla notevole prestanza fisica.

Nonostante questa popolarità, il paese di Riace negli scorsi anni ha dovuto fare i conti con un progressivo spopolamento, che rischiava di mettere a rischio la sopravvivenza stessa del piccolo comune.

In questa situazione abbastanza paradossale, entra in campo nel 2004 Mimmo Lucano che si candida a sindaco vincendo le elezioni dopo che già nel 2000 era entrato in consiglio comunale come consigliere di minoranza.

Mimmo Lucano, classe 1958 e nativo di Melito di Porto Salvo, è un insegnante che dopo essersi separato dalla sua ex moglie con la quale ha avuto due figli, ha ora una nuova compagna Lemlem Tesfahun.

Il “modello Riace” per le gestione dei migranti

Da sempre l’idea di Lucano per sopperire allo spopolamento di Riace è quella di utilizzare le case abbandonate del paese recuperando i mestieri di una volta: così nel 1999 crea la cooperativa Il Borgo e il Cielo per gestire dei laboratori artigiani.

Divenuto sindaco, realizza questo suo progetto grazie all’accoglienza dei migranti creando il cosiddetto “Modello Riace”. In sostanza aderendo al sistema SPRAR e ottenendo fondi per la ristrutturazione delle case abbandonate, il paese ha accolto centinaia di migranti che possono lavorare in laboratori artigiani di tessitura, lavorazione del vetro e confettura.

Un modello che è valso al primo cittadino l’inserimento nel 2016 nella lista, elaborata dalla rivista Fortune, dei leader più influenti al mondo piazzandosi al 40° posto di questa speciale classifica.

Grazie a questo sistema Riace si è risollevata con Mimmo Lucano riconfermato sindaco per altri due mandati, fino a che nell’ottobre del 2018 viene sospeso dalla carica dopo essere finito agli arresti domiciliari.

Le vicende giudiziarie

Il primo coinvolgimento di Mimmo Lucano in un procedimento giudiziario avviene nell’ottobre del 2017, quando la Procura di Locri lo indaga per la gestione dei migranti. Le accuse sono quelle abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata nell’erogazione dei fondi statali e comunitari.

Un anno più tardi, nell’ottobre 2018, con quella che è stata denominata operazione Xenia finisce agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.

In particolare a Lucano è stato imputato di aver forzato la procedura per assegnare la gestione rifiuti di Riace a due cooperative, oltre ad aver organizzato un matrimonio combinato al fine di far ottenere il permesso di soggiorno a una donna nigeriana.

Mimmo Lucano a seguito di questa inchiesta viene sospeso dal ruolo di sindaco e, anche dopo la revoca dei domiciliari, gli viene comunque imposto il divieto di dimora a Riace.

Dopo aver fatto ricorso, la Cassazione a febbraio 2019 lo proscioglie dall’accusa di aver forzato la procedura per assegnare la gestione rifiuti, annullando anche il divieto di dimora a Riace.

L’11 aprile 2019 Lucano, così come la sua fidanzata Lemlem Tesfahun e altre venticinque persone, viene però rinviato a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità di gestione nel modello del paese.

Il giorno dopo il rinvio a giudizio arriva anche un nuovo avviso di garanzia per Mimmo Lucano, con l’indagine che riguarda la gestione dei fondi sull’accoglienza che sarebbero stati utilizzati per l’affitto di strutture destinate ad ospitare i migranti che non sarebbero consone alla normativa.

Il nuovo step di una questione giudiziaria che tuttavia non sembra prossima alla risoluzione è quello raccontato sopra: la condanna a 13 anni e 2 mesi di reclusione.

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