Nelle ultime settimane si è tornati a discutere dei Minibot ideati dall’economista Claudio Borghi. Per alcune persone rappresenterebbero il primo passo per far uscire l’Italia dall’euro, per altri aiuterebbero a rilanciare l’economia e per altri ancora è invece necessario potenziare e rendere più efficaci gli strumenti già esistenti. Quale può essere un’alternativa?
In Italia si è tornati a parlare di Minibot ed è stata subito polemica su una possibile uscita dall’euro.
Secondo i detrattori di questa nuova forma di debito pubblico i Minibot, ideati dall’economista Claudio Borghi, rappresenterebbero il primo passo di un piano per far uscire l’Italia dall’euro (clicca qui per approfondire cosa sono i Minibot).
Perché i Minibot suscitano tanto polemica?
«Perché contrastano con l’articolo 106 del Trattato di Lisbona, secondo il quale nell’area euro solo la BCE può decidere la politica monetaria dei Paesi membri e autorizzare l’emissione di nuova moneta», ha spiegato Gianpiero Oddone, presidente del Centro Studi di Officine CST.
Per questo motivo martedì 28 maggio, a seguito dell’approvazione all’unanimità dalla Camera dei Deputati i mercati finanziari si sono immediatamente spaventati, penalizzando conseguentemente Piazza Affari e i BTp.
La «mozione Minibot», contempla l’impegno del governo ad accelerare il «pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni», anche attraverso l’emissione di «titoli di Stato di piccolo taglio». Infatti, secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, circa 28 miliardi di euro di fatture risultano non pagate.
Per quei partiti che hanno votato Sì al provvedimento approvato in Parlamento, questi nuovi strumenti saranno in grado di sostenere i redditi più bassi, rilanciare gli investimenti pubblici e ridurre il cuneo fiscale, poiché in questo modo di immette potere d’acquisto aggiuntivo nell’economia senza chiedere prestiti nei mercati finanziari.
Se i Minibot non vogliono essere una moneta parallela, probabilmente non ce n’è realmente bisogno
Altri invece la pensano diversamente, sostenendo che per agevolare il recupero dei crediti verso la Pubblica Amministrazione è meglio perfezionare gli strumenti già esistenti, come la loro certificazione.
A tal proposito Oddone commenta così: «Se l’intento del Governo è, come dichiarato, rimettere in sesto i bilanci delle imprese creditrici e rilanciare la crescita economica e se i Minibot non vogliono essere una moneta parallela, allora probabilmente non ce n’è realmente bisogno».
«Per facilitare la PA nel rientro del debito verso i fornitori sono già stati fatti alcuni passi avanti e una soluzione potrebbe essere quella di potenziare e rendere più efficaci gli strumenti già esistenti, tra cui la cessione di credito Pro-Soluto, grazie al recupero di liquidità che si ottiene vendendo i propri crediti verso la pubblica amministrazione», prosegue Oddone.
«È chiaro, quindi, che esistono già strumenti supporto delle imprese e, piuttosto che crearne uno nuovo soggetto a diversi paletti, sarebbe opportuno rendere la certificazione del credito ancora più efficiente. Ad esempio semplificando l’iter di certificazione dei crediti fino a renderlo totalmente automatizzato così da evitare la reticenza di alcuni enti a rilasciare la certificazione», conclude Oddone.
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