Aria di scissione nel Movimento 5 Stelle. L’unanime fedeltà a Di Maio, infatti, sembra perdere terreno. Alcuni pentastellati sarebbero pronti a lasciare. Mentre Alessandro Di Battista ribadisce la sua contrarietà al governo con il Pd.
Dopo il Pd, anche il Movimento 5 Stelle potrebbe spaccarsi e perdere pezzi. Ci sarebbero, infatti, tensioni, riunioni, ragionamenti su scissioni e uscite. Durante le complesse fasi di trattativa per la formazione del Conte bis con il Partito Democratico erano già trapelati mugugni su Di Maio e la sua leadership. Un’insoddisfazione nata ancora prima, dai deludenti risultati delle elezioni europee, quando si pensava ad un possibile cambio alla guida del traballante Movimento. Ma poi la piattaforma Rousseau era venuta in salvo di Di Maio e nulla era cambiato. C’erano state allora voci critiche sul lavoro del capo politico, come quella di Paragone e di Carla Ruocco, invocanti una maggiore presa di responsabilità nei confronti degli elettori delusi.
Da maggio ad oggi sono cambiate tante cose. Il Movimento è ancora saldamente al governo seppure in una diversa maggioranza. E Di Maio resta il politico chiave, arrivato al prestigioso Ministero degli Affari Esteri. Proprio questo suo acquisito potere, senza evidenti passi indietro nella nuova compagine governativa, potrebbe essere la causa di insofferenze.
A questo clima di incertezza si aggiungono le pesanti, ma non nuove, parole di Alessandro Di Battista contro il governo con il Pd appena nato. “Non Fidatevi” scrive a chiare lettere l’esponente pentastellato nella sua pagina Facebook.
Il discorso è esplicito: come avere fiducia in un partito di sistema, pericoloso, liberista, globalista, colluso con l’imprenditoria marcia del Paese? Come poter credere alla volontà Pd di togliere le concessioni autostradali a Benetton? Come dare credito alle parole concilianti di Franceschini che aspira alla Presidenza della Repubblica? Quale speranza riporre in Europa se c’è Gentiloni, espressione del Pd? Ne ha un po’ per tutti Di Battista, anche se le sue esternazioni non sono un segreto. Figura fedele al Movimento ma non sempre perfettamente in linea con Di Maio, quella di “Dibba” potrebbe essere una bomba per i 5 stelle.
A parte le esternazioni di Di Battista, dunque, sembra che alcuni malumori ci siano all’interno dei 5 Stelle. Esagerazioni o venti di scissione?
La scissione è fake news dice il Movimento
Le ipotesi di una possibile rottura tra i pentastellati troverebbero terreno fertile dopo le ultime nomine avvenute con il cambio di governo. Che ci siano dissapori all’interno di un movimento politico così importante è quasi fisiologico. Un po’ come la formazione di correnti all’interno di un grande partito come il Partito Democratico, poco sopportate da Renzi e dalle quali quest’ultimo si è voluto allontanare.
La storia del Movimento 5 Stelle, però, è diversa. Nasce per non essere un partito strutturato in modo tradizionale e, per questo, si è edificato ancora di più intorno a figure di riferimento, quale oggi Di Maio. Seppure la legittimazione del capo politico abbia fondamenti democratici, chiamando in causa addirittura tutta la base con la piattaforma online Rousseau, la sua fiducia può essere più labile senza i meccanismi propri di un partito. E proprio su di lui nascerebbero dei disaccordi. Tra i nomi dei delusi ci sarebbero D’Uva, capogruppo dei deputati e Ruocco, per i quali non sarebbe poi così assurdo lasciare il Movimento e avvicinarsi ai dem. Solo illazioni?
Le smentite degli interessati sono arrivate puntuali e nette. Bollata come una fake news, la scissione è stata respinta come un’idea assurda. Il Movimento, ufficialmente, è solido.
Roberto Fico nuovo leader a sinistra dopo l’esperienza di governo?
Dopo l’esperienza del governo giallo-rosso qualcosa potrebbe davvero cambiare, non solo nel Movimento. Si guarda, infatti, con sempre più interesse alle scelte di Roberto Fico.
L’attuale Presidente della Camera ha più volte manifestato gesti palesi di distanza dalla linea dei 5 Stelle. Dall’assenza in aula durante la votazione del decreto scurezza alla decisione di non votare su Rousseau la fiducia a Di Maio a maggio fino alla posizione favorevole all’apertura dei porti, Fico ha evidenziato visioni politiche più inclini ad un partito di sinistra, come il Pd. Non è un caso che proprio il suo nome è stato uno dei primi ad uscire durante le trattative tra Di Maio e Zingaretti sulla scelta di un Presidente del Consiglio diverso da Conte. E garante, appunto, di discontinuità.
Se Fico avesse davvero un seguito all’interno del Movimento, potrebbero esserci le condizioni per una scissione, anche se ancora lontana.
Intanto, l’esperienza in corso di governo molto dirà sulla stabilità e la compatezza dei 5 Stelle.
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