Il Movimento 5 Stelle cambia pelle in vista delle elezioni del 4 marzo: possibile ora fare alleanze con altre forze politiche, prove generali di governo?
Il Movimento 5 Stelle vuole “diventare grande” e punta a vincere le elezioni politiche 2018. Ora che si ha la certezza che si voterà il prossimo 4 marzo, Luigi Di Maio e Beppe Grillo hanno annunciato i cambiamenti che ci saranno in vista del voto. I primi passi saranno quelli delle parlamentarie per scegliere i candidati, l’annuncio della squadra di governo e l’ultimazione del programma elettorale.
Cambiano pelle quindi sia lo Statuto che il Codice Etico del Movimento 5 Stelle. Tra le novità più importanti c’è senza dubbio la cessazione del divieto di stringere alleanze con altre forze politiche, una mossa questa che potrebbe spianare a Di Maio la strada verso Palazzo Chigi.
Le novità nel Movimento 5 Stelle
Mancano circa due mesi alle elezioni del 4 marzo e il Movimento 5 Stelle cerca di stringere i tempi. Anche se sono già molto più avanti in ogni aspetto organizzativo rispetto a tutte le altre forze politiche, come è loro abitudine i pentastellati vogliono continuare a giocare d’anticipo.
Con Beppe Grillo che rimane il garante e Luigi Di Maio che è stato eletto come capo politico, ecco che il Movimento si è dotato anche di un nuovo Statuto e Codice Etico alla luce anche di quella che è stata la loro prima esperienza in Parlamento.
Per prima cosa ci sarà una separazione dal sito di Beppe Grillo, che si occuperà soltanto di cose riguardanti l’attività politica e artistica del comico genovese, con il Blog delle Stelle che invece sarà l’organo di comunicazione ufficiale.
Definito anche quello che sarà l’organigramma del Movimento 5 Stelle, che vede al primo posto l’Assemblea dove possono partecipare tutti gli iscritti e poi a scendere il garante (Grillo) e il capo politico (Di Maio) che resterà in carica per 5 anni e che attualmente ricopre anche il compito di tesoriere.
Chi avrà il compito di vigilare su possibili infrazioni dello Statuto o del Codice Etico sarà il Comitato di Garanzia (Roberto Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi), mentre eventuali sanzioni saranno decise dal Collegio dei Probiviri (Paola Carinelli, Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro).
Tutti gli iscritti al Movimento, anche quelli che si sono segnati pure il giorno stesso, possono presentare la propria candidatura alle parlamentarie, che si terranno a metà mese, entro le ore 12 di mercoledì 3 gennaio.
A Luigi Di Maio comunque, in quanto capo politico pentastellato, spetterà l’ultima parola visto che gli è stato attribuito anche il potere di veto sulle candidature presentate. Per gli aspiranti parlamentari rimangono in vigore sempre i soliti vincoli come il non essere iscritti ad altri partiti oppure il limite dei due mandati.
Per evitare i cambi di casacca oppure gli abbandoni da parte dei deputati e senatori eletti, ecco che è prevista una penale da 100.000 euro oltre che l’obbligo di dimissioni se si viene espulsi. Tutti i parlamentari poi dovranno sempre votare la fiducia in caso di governo pentastellato.
La multa per chi cambia partito e l’obbligo di votare la fiducia però sono norme che cozzano con la Costituzione e quindi difficilmente potranno avere validità. Si vocifera allora anche la possibilità di ricorrere a una scrittura privata.
Dal punto di vista politico però la novità più importante è il venir meno di uno dei pilastri del Movimento 5 Stelle: non sarà più vietato infatti stringere patti o alleanze con altre forze politiche. Un particolare questo che potrebbe essere fondamentale per l’esito delle prossime elezioni.
Un Movimento 5 Stelle di governo
Questa svolta per il Movimento 5 Stelle era ampiamente nell’aria. Del resto senza questa apertura sarebbe stato impossibile per i pentastellati, nonostante che tutti i sondaggi li vedano come primo partito del paese, riuscire ad andare al governo al termine delle prossime elezioni.
Il Rosatellum-bis infatti penalizza di molto quelle forze politiche che corrono in solitaria, visto che sia il centrodestra che il centrosinistra hanno delineato delle ampie coalizioni. Anche la parte maggioritaria dei collegi uninominali non sorride poi ai 5 Stelle.
Nonostante questo, Luigi Di Maio da adesso ha maggiori chance di poter essere il prossimo Presidente del Consiglio. Per poter accadere questo, devono però allinearsi una serie di concatenate situazioni.
Per prima cosa il centrodestra non deve, ovviamente, riuscire a vincere le elezioni. Berlusconi e Salvini sono davanti a tutti ma ancora hanno necessità di un ulteriore sprint per poter ottenere una maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Con un pareggio elettorale, per seconda cosa il Movimento 5 Stelle deve finire davanti al Partito Democratico e risultare essere il primo partito del paese. Se così fosse, i pentastellati potrebbero ricevere dal Presidente Mattarella un mandato esplorativo per formare un governo.
In questo caso, Di Maio ha già annunciato che chiederà l’appoggio di altre forze politiche a un suo governo, che presto sarà reso noto, che si dovrà a basare sul programma elettorale del Movimento 5 Stelle. Con l’apertura alle alleanze, questo ora può essere possibile.
Il problema però è che a questo appello al momento risponderebbe soltanto la sinistra di Liberi e Uguali, che però non avrebbe i numeri per essere decisiva da sola. Qualcun’altro quindi nel caso si dovrà aggiungere.
Calcoli a parte, questo grande cambiamento potrebbe essere decisivo per il futuro politico del paese. Con un Movimento 5 Stelle quindi non più per forza isolato, tutto d’ora in avanti sarà possibile con quelli che ieri erano i nemici che potrebbero diventare, come ci insegna Orwell, i nostri migliori amici.
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