La ricandidatura di Virginia Raggi, una classe dirigente in scadenza e un partito a rischio spaccature: ecco perché il Movimento 5 Stelle, per non scomparire, potrebbe presto pensare di modificare la regola dei due mandati.
Il Movimento 5 Stelle ha un problema. Le due sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino sono ormai agli sgoccioli del loro secondo mandato e non potranno correre per un bis, così come l’intera classe dirigente pentastellata rischia di dover andare a casa terminata questa legislatura in Parlamento.
Una questione non di poco conto visto che il regolamento pentastellato parla chiaro e, per potersi candidare, un grillino deve “non aver già svolto, anche per periodi parziali, due mandati elettivi ad una o più delle cariche indicate al punto precedente”.
Stando a questa regola, Virginia Raggi e Chiara Appendino non si potrebbero ricandidare alle elezioni amministrative nel 2021, avendo in precedenza entrambe svolto un primo mandato nelle vesti di consigliere comunali.
Al tempo stesso tutti i vari big del partito, da Luigi Di Maio a Roberto Fico passando per Vito Crimi e Alfonso Bonafede, sono alla loro seconda legislatura e di conseguenza non più candidabili dai 5 Stelle alle prossime elezioni politiche.
Le ultime notizie, parlano di una Virginia Raggi pronta a chiedere al popolo di Rousseau il via libera a potersi ripresentare tra un anno alle elezioni comunali a Roma, con il voto online che però potrebbe essere allargato anche ai parlamentari.
Stando a quanto riportato da La Repubblica, a breve gli iscritti di Rousseau potrebbero votare sul concedere un terzo mandato non solo alle due sindache, ma anche a tutti gli attuali parlamentari del Movimento 5 Stelle alla loro seconda legislatura.
Movimento 5 Stelle: addio ai due mandati?
Quando il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2013 si presentò come una forza di rottura rispetto alle logiche di partito da sempre dominanti, il vincolo dei due mandati appariva essere come un totem intoccabile.
Il principio “dell’uno vale uno” e del mandato da portavoce da terminare in massimo due legislature adesso, con i pentastellati al governo, appare essere molto più difficile da applicare.
Cosa faranno i vari Di Maio, Fico o Bonafede una volta finita questa legislatura? Torneranno alla loro vita di prima? Come prenderanno i vari peones pentastellati il dover tornare a casa dopo dieci anni passati nella bambagia romana?
Alessandro Di Battista dopo aver deciso di non presentarsi alle ultime elezioni ha realizzato un documentario sul suo viaggio in Centroamerica, andato in onda su Sky Atlantic con risultati poco entusiasmanti tanto che Aldo Grasso lo ha definito “il programma più brutto dell’anno”.
Non è un caso che Di Battista adesso scalpiti per tornare in pista, visto che lui comunque avrebbe ancora un mandato a disposizione da potersi giocare alle prossime elezioni. Peccato però che per il resto della classe dirigente 5 Stelle non sia così.
Tutti salvi
L’indiscrezione riportata da La Repubblica sembrerebbe ipotizzare una sorta di colpo di spugna: lasciare scegliere al popolo di Rousseau se concedere un terzo mandato oltre che alla Raggi e alla Appendino, anche ai parlamentari.
Una scelta che potrebbe togliere molte castagne dal fuoco in casa Movimento 5 Stelle. Per prima cosa i pentastellati potrebbero ripresentare le due prime cittadine uscenti a Roma e Torino, anche se specie nella capitale le chance di una vittoria bis appaiono essere poche.
In qualche modo poi si andrebbe a salvaguardare anche l’unità dell’intero Movimento. Per non dover dire addio alla politica, diversi parlamentari infatti potrebbero passare con altri partiti con la speranza, o la promessa, di essere poi ricandidati.
Presentarsi infine alle prossime elezioni con tutti i big in squadra, potrebbe evitare un possibile tracollo per i 5 Stelle a causa dei perfetti sconosciuti presenti in lista: se nel 2013 era stato Beppe Grillo il traino, nel 2018 è stato Luigi Di Maio l’assoluto protagonista della campagna elettorale.
Se da una parte anche in tempi recenti spesso si è ripetuto come la regola dei due mandati non sia in discussione, il Movimento 5 Stelle a breve potrebbe chiedere il parere ai propri iscritti certificati, andando così a completare quella sorta di trasformazione che negli ultimi anni ha portato i pentastellati a mutare da forza politica di protesta a vero e proprio partito.
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