L’applicazione dell’Addendum BCE rischia di costare al Monte dei Pachi 160 milioni all’anno. A dirlo è Giovanni Razzoli di Equita. Intanto, secondo quanto riportato dalla stampa specializzata, sarebbe stata definita la cessione di incagli per 420 milioni.
In rosso di oltre 18 punti percentuali nelle ultime cinque sedute, le azioni Mps hanno pagato un conto particolarmente salato alle indicazioni arrivate dalla Banca Centrale Europea.
Gli operatori temono che l’applicazione sin troppo rigorosa dell’Addendum della BCE possa ridurre i requisiti patrimoniali dell’istituto ed innescare nuove misure di rafforzamento patrimoniale (MPS, Carige e Bari: crisi banche rischia di riaprirsi?).
Al momento, le azioni Mps, scese nei primi scambi a 1,25 euro, segnano un rialzo dello 0,44% a 1,2555 euro.
Impatto da 160 milioni/anno
Secondo le stime elaborate da Giovanni Razzoli, senior equity analyst del settore bancario in Equita, l’applicazione dell’Addendum dovrebbe determinare, ogni anno un impatto negativo di 25 punti base sul Cet1, pari a 160 milioni di euro ogni 12 mesi.
Prevedendo uno scenario «irrealistico” di azzeramento totale degli Npe (Non performing exposure, l’esposizione ad asset non performanti) al 2026 “l’impatto sarebbe di 138 punti base l’anno (886 milioni di maggiori assorbimenti)».
Ad oggi, la stima per la banca guidata da Marco Morelli è di un’esposizione deteriorata lorda da smaltire entro il 2026 di circa 16 miliardi di euro.
«La notizia è negativa per Mps in quanto aumenta la pressione sui ratio di vigilanza, anche se crediamo che l’’impatto sia, con ipotesi ragionevoli, tutto sommato ancora gestibile», rileva Equita.
Ceduti incagli per 420 mln a Farallon e Algebris
Secondo quanto riportato da “Il Sole 24 Ore”, l’operazione di vendita di 420 milioni di euro di crediti Utp («unlikely to pay»), incagli con un sottostante immobiliare, è stata conclusa.
L’istituto senese, riporta il quotidiano di Confindustria, avrebbe scelto due cordate di compratori che si divideranno il pacchetto: una composta dal servicer Aurora Recovery Capital e, sul lato degli investitori, da Gwm e Farallon, e l’altra da un consorzio formato dal gruppo Frontis e, come investitore, Algebris.
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