Cosa succede al Monte dei Paschi di Siena dopo le due grandi mosse lanciate dal Tesoro maggiore azionista? Le ottime notizie relative al collocamento del covered bond e alla doppia promozione sul rating. Ma nessun entusiasmo dai potenziali acquirenti.
Il titolo Mps-Monte dei Paschi di Siena continua a macinare rialzi a Piazza Affari, forte delle ottime notizie che si sono susseguite negli ultimi giorni e in vista della prossima mossa del governo Meloni:
il governo che ha dimostrato di fare sul serio nello scrivere la parola fine, una volta per tutte, a quello che si è confermato dossier tra i più caldi degli ultimi governi italiani.
Le azioni iniziano la giornata di contrattazioni salendo sull’indice Ftse Mib della borsa di Milano di oltre l’1%, viaggiando al di sopra della soglia di 4,11 euro.
Conosciuta anche con l’etichetta di Monte di Stato, in quanto sotto il controllo del Tesoro dal 2017 - anno in cui è stata portata sotto l’ala del Mef con una operazione di ricapitalizzazione precauzionale - Mps si è resa protagonista, in questi ultimi mesi, di un processo che diversi analisti hanno definito “Rinascimento”.
A parlare dei suoi progressi non solo il Tesoro maggiore azionista, ma il trend delle sue azioni, che più volte hanno brillato in cima al Ftse Mib.
I buy sono continuati anche in questi ultimi giorni, sostenuti da diversi fattori, non escluse le speculazioni degli investitori che, con lo Stato che si sta smarcando dal capitale della banca, sono tornati a credere, stavolta in misura maggiore, nella possibilità che Mps realizzi l’ambizione del governo Meloni: quella di dar vita a un terzo polo bancario in Italia, che si affianchi alle due Big del credito, UniCredit e Intesa SanPaolo.
Le scommesse sono state riaccese di recente dalle dichiarazioni del numero uno del Tesoro maggiore azionista di Mps, ovvero del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, agli inizi di aprile, ha affermato che il 2024 potrebbe essere “un anno buono per l’aggregazione”.
Sarà. Ma con chi?
Mps verso le nozze, ma con chi? Interessi Bper, Banco Bpm e UniCredit non pervenuti
Nel caso di Bper, si dovrà vedere cosa succederà ai vertici della banca nel giorno clou del prossimo 29 aprile quando, in occasione dell’assemblea convocata per il rinnovo del cda e del collegio sindacale, i soci decideranno a chi dare il loro voto.
Unipol, maggiore azionista di Bper, ha presentato una lista di candidati per il rinnovo del consiglio e del collegio sindacale per il triennio 2024-2026, candidando alla posizione di ceo Gianni Franco Papa, in sostituzione dell’amministratore delegato uscente Pier Luigi Montani.
Ma una operazione di M&A tra Mps e Bper viene considerata poco probabile al momento, anche con una Bper guidata da Papa.
Il nome di Bper è stato fatto piuttosto in relazione a una probabile fusione della banca con la Popolare di Sondrio, che ha anch’essa, come maggiore azionista, la compagnia assicurativa guidata dall’AD Carlo Cimbri.
Un altro no indirizzato a Mps è arrivato pochi giorni fa da Giuseppe Castagna, CEO di Banco BPM, altra banca che i mercati da tempo vedono come possibile partner di Mps, nonostante l’AD abbia più volte dichiarato a gran voce di non essere interessato a convolare a nozze con il Monte.
L’ultimo rifiuto è arrivato qualche giorno fa, quando Castagna ha ripetuto il mantra standlone che già aveva definito essere la strategia di Piazza Meda.
C’è poi UniCredit, la banca guidata dal CEO Andrea Orcel, che già ha provato ad acquistare un perimetro di asset di Mps tre anni fa circa, e che ha infine mollato la preda:
Piazza Gae Aulenti non sembra avere alcuna intenzione di tornare sui suoi passi, tutta concentrata piuttosto a continuare a premiare i suoi azionisti con dividendi e buyback da sogno.
Tra l’altro è stato lo stesso Orcel, qualche mese fa, a parlare della questione di quelle valutazioni dei titoli delle banche che sono stati gonfiati dai vari rumor su possibili operazioni di M&A, a suo avviso, al punto da non riflettere più il valore dei fondamentali.
Orcel si è riferito, per la precisione, a “valutazioni, che non sono allineate ai fondamentali” e che “anzi, sono praticamente disallineate”, in quanto “ogni volta che si presentano indiscrezioni su possibili target, schizzano al rialzo”.
Proprio questo trend che “va avanti da diverso tempo”, ha “portato le banche a non muoversi”.
Al di là dunque della possibilità che Mps sia più appetibile dopo le mosse del Tesoro, la domanda è quanto vorrà pagare la banca potenzialmente interessata a Mps. Mps che vorrebbe, a quanto pare, un premio per il suo acquisto.
Il Monte ha risposto infatti a una delle domande presentate da un suo azionista in vista dell’assemblea affermando, testuali parole, che “uno dei parametri da tenere in considerazione per determinare il valore del Gruppo è il corso di borsa, a cui applicare eventualmente un premio di controllo”.
Vero è che a balzare sul Ftse Mib di Piazza Affari sono stati in generale tutti i titoli delle banche italiane, grazie a quegli utili che hanno incassato nel 2023 sulla scia del tocco magico della Bce che, nell’alzare ripetutamente i tassi di interesse, ha sostenuto la crescita dei margini netti di interesse degli istituti dell’area euro.
Mps: il successo del suo covered bond e la doppia promozione del rating
Oltre alle scommesse sulla possibilità che Mps si faccia perno di una operazione di M&A, dunque di un risiko bancario a Piazza Affari, alcune notizie hanno blindato le azioni in queste ultime sessioni.
Intanto, l’ultima, ovvero il collocamento del covered bond a cinque anni per un valore complessivo di 750 milioni, che si è concluso con successo, come annunciato dal Monte l’altro ieri, martedì 16 aprile.
Per questo bond con scadenza a cinque anni, il 23 aprile 2029, la domanda degli investitori, sia italiani che esteri, è stata imponente, superiore ai 2,3 miliardi di euro.
Le forti richieste hanno permesso così a Mps di fissare una cedola al 3,5%, a un prezzo re-offer di 99,919%.
I rating attesi del titolo, che sarà quotato alla borsa di Lussemburgo, assegnati rispettivamente da Moody’s, Fitch, Morningstar DBRS sono pari ad Aa3/AA-/AA.
A proposito di rating, un’altra grande notizia che ha visto protagonista Mps è stata la doppia promozione arrivata da Morningstar DBRS.
Per la precisione l’agenzia DBRS Ratings GmbH (“Morningstar DBRS”) ha migliorato la valutazione di Mps di due livelli, portando in particolare il long term issuer rating a “BB”, e migliorando l’outlook a positivo.
Diverse le motivazioni che hanno scatenato l’upgrade: menzionati soprattutto i “significativi miglioramenti realizzati dalla banca negli ultimi 12-18 mesi con il sostanziale aumento dei ricavi”, così come il “ritorno alla distribuzione dei dividendi” e “il forte livello di patrimonializzazione”.
Mps: dividendi in arrivo, prima volta in 13 anni
Per quanto riguarda i dividendi, l’ok alla loro distribuzione è arrivato la scorsa settimana dagli azionisti della banca senese, che hanno dato il loro benestare ai conti del 2023 e al ritorno delle cedole.
Nel deliberare le varie destinazioni dell’utile incassato l’anno scorso, per un valore superiore a 2 miliardi di euro, l’assemblea dei soci ha dato l’ok all’erogazione di un dividendo unitario di 0,25 euro per ogni azione in circolazione, avente diritto al pagamento del dividendo, per un importo complessivo superiore ai 314 milioni di euro.
Il pagamento avverrà, come annunciato da Mps, con data di stacco (cedola n. 2) 20 maggio 2024 (ex date), data di legittimazione al pagamento 21 maggio 2024 (record date) e data di pagamento il 22 maggio 2024 (payment date).
L’ok degli azionisti al grande ritorno ai dividendi dopo ben 13 anni è arrivato grazie alla benedizione data ancora prima dalla Bce, che ha autorizzato l’erogazione delle cedole.
Queste, le ultime novità del Monte dei paschi di Siena.
Le due grandi mosse del Tesoro pronto a mollare il Monte
La notizia market mover che ha reso Mps, di nuovo, grande protagonista di Piazza Affari è stata comunicata però ancora prima, alla fine di marzo, quando il Tesoro, principale azionista dell’istituto di credito, è tornato a muoversi, collocando il 12,5% del capitale sociale per circa 650 milioni, ovvero per un prezzo pari a 4,150 per azione.
Quello annunciato lo scorso 26 marzo è stato il secondo smobilizzo di parte della partecipazione detenuta nel Monte dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha portato lo Stato italiano a scendere dal 39,23% al 26,73% circa del capitale sociale.
Il primo grande passo era stato annunciato dal Tesoro in data 20 novembre, quando il Mef aveva reso noto di avere perfezionato la cessione del 25% del capitale del Monte attraverso una operazione di “Accelerated Book Building – ABB” riservata agli investitori istituzionali italiani ed esteri, a fronte di un boom delle richieste.
Insomma, alla fine su Mps qualcosa si è finalmente mosso e si sta muovendo, con la regia del governo Meloni.
Ma del risiko che dovrebbe imperniarsi sul Monte dei Paschi di Siena, finora non c’è traccia.
Il prezzo per l’acquisizione della banca sarebbe troppo alto?
Le azioni dell’istituto hanno terminato la sessione di ieri, mercoledì 17 aprile, con un rialzo dell’1,95%, a 4,072 euro, tornando oggi a puntare verso l’alto.
Il trend su base settimanale è stato di una crescita del 2,5%, mentre su base mensile Mps ha perso poco più del 4%.
Da inizio anno, la performance è stata di uno scatto superiore al 35% mentre su base annua la corsa è stata di quasi il 78%.
Tanto che c’è qualcuno che accusa il governo Meloni di muoversi soltanto per fare cassa, in linea con quel piano di privatizzazioni da 20 miliardi che fa leva anche sulla banca di Siena.
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