Chi crede sia stato un dittatore, chi un rivoluzionario che ha liberato la Libia. Ma chi è stato Gheddafi? Noi abbiamo provato a farci un’idea.
Temuto dittatore o liberatore della Libia? Muammar Gheddafi è uno dei personaggi più controversi della storia recente: i rapporti con l’Italia, lo sposalizio con il panarabismo di Nasser, la sfida lanciate alle potenze occidentali e il suo tesoro segreto, sono solo alcuni dei dossier che caratterizzano questo personaggio che ha fatto il bello ed il cattivo tempo nel Nord Africa.
Stasera su Rai Tre alle 21.25 andrà in onda il Docufilm che racconta la storia del Colonnello Gheddafi e dei suoi rapporti con i servizi italiani, scritto e diretto da Luca Lancise ed Emiliano Sacchetti.
Nella puntata speciale di stasera verranno intervistati ex membri delle forze dell’ordine, agenti segreti in congedo ed esponenti politici.
Ma vediamo nel dettaglio chi era Gheddafi, a quanto ammonta il suo patrimonio e i suoi rapporti con l’Italia.
Chi era Muammar Gheddafi
Il rais della Libia nasce il 7 giugno del 1942. Gheddafi ha affermato di essere nato in una tenda beduina nel villaggio di Qasr Abu Hadi, una piccola località situata nel Nord della Libia.
Gheddafi deriva dalla dai Qadhadhfa, una delle oltre 140 tribù che compongono il tessuto libico. I Qadhadhfa sono di origine berbera e sono stati arabizzati nel corso dei secoli sposando sia la religione islamica che le tradizioni del mondo arabo.
Gheddafi nasce in piena Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui la Libia è sotto il controllo italiano. Lui non ricorda la guerra essendo troppo piccolo, ma un aneddoto lo accompagnerà per tutta la vita.
All’età di sei anni, mentre gioca con dei suoi cugini tra le dune del deserto di Sirte, Gheddafi è vittima di un’esplosione di una mina non disinnescata e lì dai tempi della guerra. Lui si salva, due dei suoi cugini, invece, perdono la vita. Questo episodio influirà molto nella sua vita e nella formazione del suo carattere.
Gheddafi e il panarabismo di Nasser
Il Colonnello è sempre stato legato alla propria terra d’origine, specie con il deserto, elemento principale in Africa:
La mia vita è intimamente legata al deserto. Il Sahara è purificazione, è silenzio, è la prova dell’esistenza di Dio.
Il legame con il proprio territorio, e con la conseguente difesa del mondo arabo, trova spazio politico nelle idee di Nasser. Il Presidente dell’Egitto negli anni in cui Muammar è ancora adolescente è un alfiere per gli arabi: non solo dopo la nazionalizzazione di Suez avverso alle potenze occidentali; bensì anche grazie al principio di decolonizzazione ed emancipazione di tutto il mondo arabo.
L’ideale politico scaturito da questi personaggi della storia è chiamato panarabismo che deriva dal temine panarabo: tutto - pan - ciò che riguarda la società araba. In sostanza, un movimento politico e culturale per unire sotto lo stesso vessillo i paesi interessati.
Gheddafi, esaltato da queste idee di emancipazione della sua gente, lascio il suo villaggio nel 1961 per iscriversi all’accademia militare di Bengasi, dove, oltre che iniziare la carriera militare, condivide le sue idee inerenti al panarabismo.
Gheddafi conquista il potere
Gheddafi si distingue all’interno delle forze armate libiche. Nonostante la giovane età, diventa riferimento per molti militare che iniziano a seguire le sue idee politiche. Tutto questo diventa palese nel 1969, anno in cui Gheddafi, insieme ad un gruppo di ufficiali, inizia a presidiare le strade di Tripoli e prende il controllo dei centri di potere.
Entro settembre l’azione si completa: il sovrano del tempo, Re Idris, fugge da Tripoli mentre viene proclamata la Repubblica Araba di Libia. Gheddafi, considerato il leader della rivoluzione, prende il potere della Repubblica; potere che conserverà fino al giorno della sua morte.
I rapporti con l’Italia e l’ENI
L’Italia, per via degli interessi in Libia, è sempre stata in buoni rapporti con Muammar Gheddafi. Un esempio su tutti fu l’avviso dato da Craxi a Gheddafi riguardo un probabile bombardamento da parte degli Stati Uniti nel 1986. Bettino Craxi salvò la vita al rais chiamando direttamente la caserma di Bab Al Azizia, avvisando quindi Gheddafi dell’imminente attacco.
Questa vicinanza va letta nell’azione di realpolitik svolta dai governi italiani per permettere all’ENI di continuare ad estrarre idrocarburi dalla Libia: con il supporto ad un capo carismatico e forte come Gheddafi il risultato era assicurato.
Di fondamentale importanza anche il c.d. Trattato di Amicizia, firmato nel 2008 a Tripoli e che sancisce una più profonda collaborazione tra Italia e Libia. Il Trattato è stato firmato dal governo Berlusconi.
Il tesoro disperso di Gheddafi
Un altro mistero che incuriosisce i più è il tesoro di Gheddafi. Tramite un fondo sovrano chiamato Lia - fondo sovrano libico - Gheddafi ha fatto confluire ingenti guadagni e beni appartenenti alla sua famiglia e ai libici. Si parla di circa 200 miliardi di dollari.
Si narra di un personale tesoro del rais, ma di questo non è rimasta nessuna traccia. Ora che questo fondo è stato congelato a seguito dell’attacco alla Libia nel 2011, attacco che causò la morte del Colonnello e il caos per la Libia. Molti non sanno che fine abbia fatto: chi parla di una pista sudafricana e chi crede che sia conservato da qualche istituzione finanziaria.
Tuttavia, il tesoro del rais, rimane un mistero da svelare.
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