Naspi 2015, esclusione e decadenza: la riqualificazione professionale diventa obbligatoria per ottenere il sussidio

Simone Casavecchia

02/03/2015

Tra le condizioni previste per la fruizione della nuova Naspi 2015 vi sono le iniziative di riattivazione lavorativa e la riqualificazione professionale: ecco cosa sono e come funzionano.

Naspi 2015, esclusione e decadenza: la riqualificazione professionale diventa obbligatoria per ottenere il sussidio

Nel Consiglio dei Ministri dello scorso 20 Febbraio è stato definitivamente licenziato il decreto attuativo del Jobs Act dedicato alla Naspi 2015, il nuovo ammortizzatore sociale che, insieme a Asdi e Dis-Coll, costituirà un valido supporto per i lavoratori del settore privato che hanno perso involontariamente il lavoro.

Casi di esclusione: tipologie di lavoratori
Occorre innanzi tutto premettere quali sono le categorie professionali per cui non è prevista la Naspi. Si tratta di:

  • dipendenti e lavoratori del settore pubblico assunti a tempo indeterminato;
  • operai agricoli assunti sia con contratto a tempo determinato che con contratto a tempo indeterminato;

Casi di esclusione: adempimenti formali
E’ possibile essere esclusi dal beneficio della Naspi anche per inadempienze formali o per il venir meno delle condizioni che hanno determinato il riconoscimento del sussidio.
Non potrà, infatti, percepire la Naspi chi pur avendone diritto:

  • non ha trasmesso la domanda telematica all’INPS entro i 60 giorni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro;
  • non ha trasmesso la domanda telematica all’INPS entro i 30 giorni successivi dall’inizio dell’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o da quella di sottoscrizione di una quota di capitale sociale della cooperativa. In questo caso è opportuno ricordare che la domanda viene presentata per ottenere la liquidazione della Naspi in un’unica soluzione, ovvero come incentivo all’autoimprenditorialità;

Casi di decadenza: lavoro e pensioni
Il Decreto prevede anche specifici casi di decadenza legati all’ottenimento di un nuovo contratto di lavoro o al raggiungimento dei requisiti pensionistici. Si perde, quindi, il diritto alla fruizione della Naspi anche nel caso in cui il lavoratore:

  • inizia un’attività di lavoro subordinato, autonomo o in forma di impresa individuale senza darne comunicazione all’Inps;
  • raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia o per la pensione anticipata;
  • acquista il diritto alla pensione di invalidità ordinaria (anche se, in questo caso è lo stesso lavoratore che può scegliere se fruire della Naspi o della pensione di invalidità);

Casi di decadenza: politiche attive del lavoro
E’ l’articolo 7 del Decreto Attuativo (Condizionalità) a definire, invece, i casi di decadenza ovvero le azioni e le procedure previste per la fruizione della Naspi che, nel caso non vengano seguite, determinano l’interruzione del trattamento economico previsto dal nuovo sussidio di sociale per l’impiego. In questo articolo del Decreto vengono esplicitamente segnalate, quali condizioni per la fruizione della Naspi:

  • la partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa: si intendono, a titolo di esempio, in questo caso:
    • ricerca autonoma del lavoro sia attraverso il Centro per l’Impiego sia attraverso altri canali;
    • colloqui di lavoro fissati al lavoratore dal Centro dell’impiego;
  • la partecipazione ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai Centri per l’impiego, si intendono, a titolo di esempio, in questo caso:
    • partecipazione a corsi di formazione professione organizzati dalla regione o dalla provincia autonoma;
    • partecipazione a stage, tirocini e altre occasioni di formazione in azienda organizzati dalla regione o dalla provincia autonoma;
  • la partecipazione a tutte le altre politiche attive del lavoro che saranno disciplinate dal Jobs Act anche attraverso la prossima istituzione di un’Agenzia nazionale dell’Impiego che dovrebbe sostituire gli attuali Centri per l’impiego;

Occorre, infine, specificare che un decreto ministeriale (Ministero del Lavoro) di prossima emanazione dovrà definire con certezza quali sono i casi di mancata attivazione dei lavoratori disoccupati che determinano l’interruzione della Naspi.

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