È una campagna presidenziale senza precedenti, e non consola che sarà l’ultima della coppia, 158 anni in due.
Le elezioni presidenziali del prossimo novembre sono al centro di un paradosso. Oltre i tre quarti degli americani preferirebbero “finalisti” diversi da quelli che, presumibilmente, troveranno sulla scheda, Joe Biden e Donald Trump.
Eppure la gente non si sottrae al gioco dei sondaggi su chi vincerà, legittimando le speranze di successo degli screditati contendenti, prima alla nomination del proprio partito, e poi alla corsa per la Casa Bianca. Del resto, rispondere alle domande di agenzie specializzate, giornali e università sulle proprie preferenze non costa nulla, solo il tempo di una telefonata o di una email scambiata con i sondaggisti di turno.
C’è un altro modo però per raccogliere pareri indiretti su quale sia il sentiment reale della popolazione ed è osservare l’andamento delle scommesse. Chi punta su un certo esito, in questo caso, ci mette i suoi soldi. Nel fenomeno delle giocate applicate a personaggi destinati a guidare il Paese è sicuramente presente, magari anche prevalente, la pura passione per l’azzardo in sé. Ma tradurre in un guadagno materiale la probabilità di un determinato evento può anche segnalare la speranza che questo evento si verifichi. Se l’Italia va in finale ai Mondiali di calcio, tra chi scommette sono sicuramente più numerosi gli italiani che la danno vincente di coloro che puntano sugli avversari.
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