Niente carcere per i giornalisti, ma la multa è troppo salata: la proposta del Senato non convince

Isabella Policarpio

23/06/2020

In discussione in Senato una legge che elimina il carcere per i giornalisti accusati di diffamazione ma eleva fino a 50 mila euro la sanzione pecuniaria. Una proposta che non piace al mondo del giornalismo.

Niente carcere per i giornalisti, ma la multa è troppo salata: la proposta del Senato non convince

Dopo l’ammonimento della Corte costituzionale, il Senato è al lavoro per elaborare una legge che rispetti la libertà di stampa e il diritto all’informazione, ma sorgono molti dubbi.

La richiesta dei giornalisti era quella di eliminare il carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa (come prevede il diritto comunitario), tuttavia la soluzione prospettata dal Senato non sembra essere soddisfacente: se da una parte viene eliminata la pena detentiva dall’altra si eleva eccessivamente la sanzione pecuniaria, da 5 mila a 50 mila euro.

Davvero troppo, soprattutto se si considera che i casi di detenzione per diffamazione sui giornali si contano sulle dita d’una mano; per questo una multa così salata richiederebbe di essere ancor più repressiva della disciplina previgente, cosa che contrasta con le indicazioni dei giudici costituzionali i quali, invece, ammoniscono le Camere a garantire l’esercizio dell’articolo 21.

Il Senato cancella il carcere per i giornalisti, ma questo non basta

La norma che prevede la cancellazione del carcere per i giornalisti è contenuta in un disegno di legge che riforma in parte il reato di diffamazione (articolo 595 Codice penale), un tema molto caro per chi lavora nell’ambito dell’informazione.

Agli inizi di giugno la Corte costituzionale si era espressa con una storica sentenza: eliminare il carcere nei confronti dei giornalisti accusati di diffamazione, ciò nonostante lo scenario prospettato dal Senato sembra essere peggiore di quello precedente.

Il disegno di legge elimina la detenzione ma prevede la multa da 5 mila a 10 mila euro nei casi di diffamazione “lieve” e fino a 50 mila euro se il fatto è più grave, ad esempio quando viene attributo a una persona un fatto determinato con l’intenzione di rovinarne la reputazione.

Un incremento non di poco conto se si considera che ad oggi i giornalisti rischiano fino a 3 anni di reclusione (pena con applicazione residua) e la multa fino a 2.065 euro.

Inoltre chi viene accusato può godere della sospensione della pena soltanto una volta e, nel caso in cui il giudice convertisse la sanzione pecuniaria nella libertà vigilata, al giornalista sarebbe impedito svolgere attività di stampa.

Per questa ragione, giornalisti, avvocati esperti di diritto penale dell’informazione e diversi giuristi ritengono che la legge non sia adeguata a salvaguardare la libertà di stampa, anzi, che ne restringa ancor di più il campo di operatività. Ma non bisogna demordere: la Corte costituzione ha dato come deadline il 22 giugno 2021. Questo significa che il Parlamento ha ancora un anno per elaborare una legge adeguata e convincente.

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