Cosa rischia Cecilia Sala?

Ilena D’Errico

3 Gennaio 2025 - 19:54

Cosa rischia Cecilia Sala? La giornalista è ancora detenuta nel carcere iraniano di Evin con accuse vaghe e in condizioni disumane, mentre Teheran pretende la scarcerazione di Abedini.

Cosa rischia Cecilia Sala?

Cresce l’apprensione per Cecilia Sala, soprattutto dopo la diffusione delle telefonate avute con la famiglia. Le autorità iraniane avevano promesso di trattare la giornalista italiana con dignità, un concetto ben lontano dalle condizioni di detenzione nel carcere di Evin. Che il trattamento riservato Cecilia Sala sia meno brutale di quello inflitto ad altre detenute non lo rende certo decoroso, né umano. Solo due coperte nella cella fredda, una a terra al posto del materasso, l’altra per tentare irrisoriamente di combattere il freddo.

Gli occhiali da vista le sono stati sequestrati, non le è permesso usare una mascherina per riparare un po’ gli occhi dalla luce al neon sempre accesa, giorno e notte. I pacchi inviati non le sono stati consegnati e il cibo, solo datteri, le viene passato da una fessura della porta, negandole ogni contatto umano. Il ministro degli Affari Esteri ha intimato la liberazione immediata e delle garanzie sullo stato di detenzione, ma non arrivano risposte rassicuranti.

L’ambasciatore iraniano ha infatti ribadito che alla giornalista sono state concesse tutte le agevolazioni del caso, riferendosi principalmente alle telefonate (il che la dice tutta sulle carceri in Iran). Teheran pretende la liberazione di Abedini, definendolo arrestato per false accuse, mentre su Cecilia Sala pende una vaga “violazione delle leggi della Repubblica islamica dell’Iran”. La speranza è che venga accolta la richiesta dell’ambasciatrice italiana Iran, Paola Amadei, che nel frattempo è stata ricevuta dal ministero degli Esteri iraniano, di far visita alla giornalista, nell’auspicio che venga liberata al più presto.

Cosa rischia Cecilia Sala?

Il braccio di ferro tra Roma e Teheran va ben oltre gli arresti ed è evidente che non riguarda soltanto i due Paesi. Al centro della vicenda, ci sono i rapporti con gli Stati Uniti. Washington definisce l’arresto di Cecilia Sala una vendetta per l’arresto di Mohammad Abedini, mentre l’Iran non si fa problemi a parlare con schiettezza. “L’Italia non dovrebbe lasciare che i nostri legami bilaterali vengano indeboliti dagli Stati Uniti” ha dichiarato Majid Nili Ahmedabadi, direttore generale per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri di Teheran.

L’Italia, d’altro canto, continua a cercare di svincolare il caso Sala dall’informatico iraniano, soprattutto per non compromettere i rapporti con gli USA, peraltro con scarso successo. Difficile prevedere gli sviluppi, che dipendono interamente dalle capacità diplomatiche delle parti. Nel frattempo, spuntano due nuove ipotesi: gli arresti domiciliari per Abedini e l’espulsione dall’Iran di Sala, che potrebbe essere stabilita prima del procedimento penale. Questo dipende dalla decisione sulla misura cautelare in mano alla corte d’Appello milanese e da eventuali prese di posizione del ministero della Giustizia, che potrebbe anche revocare l’arresto a fini estradizionali.

È impossibile immaginare quali sentieri saranno percorsi, anche perché il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato che è fondamentale la riservatezza sul caso. Molti sono ottimisti perché non è stata ancora formalizzata un’accusa concreta e c’è ancora un ampio margine di cambiamento, ma soprattutto non sono stati citati reati gravi come lo spionaggio o la collaborazione con Israele.

Secondo Pejman Abdolmohammadi, analista dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e dell’Università di Trento, invece questa non è affatto una bella notizia. L’analista ritiene infatti che la mancata chiarezza sulle accuse, con il caso di Cecilia Sala “sotto inchiesta”, significhi l’imminente avvio del procedimento penale, che ostacolerà la procedura diplomatica.

Abdolmohammadi fa notare che non è stato nemmeno specificato se sia imputata una violazione della Sharia, perciò fa delle ipotesi sulle informazioni a disposizione: “si può parlare di sei mesi di reclusione e si può arrivare anche a 3 anni” o “anche una forma di multa in denaro”. Allo stesso tempo, l’esperto ritiene che l’aspetto più importante di questa vicenda sia quello geopolitico, ritenendo l’arresto di Cecilia Sala una strategia per spingere l’Italia alla liberazione di Abedini.

Dagli ex detenuti di Evin non arrivano opinioni più confortanti, tutti ritengono che la detenzione sarà ancora lunga, nelle condizioni che ormai sappiamo, vere e proprie torture psicologiche. Tutto sembra ruotare intorno alla richiesta di domiciliari di Abedini, che potrebbe smuovere significativamente la direzione del negoziato.

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