Crolla il Nikkei trascinando le borse asiatiche. Pesa il dato sul sentiment delle grandi aziende manifatturiere, ai minimi di 3 anni. Forti dubbi su Abenomics e politica BoJ.
Una forte discesa del Nikkei trascina le borse asiatiche in territorio negativo nella sessione di venerdì.
I dati sotto le attese dal Giappone sul sentiment delle grandi imprese manifatturiere ha causato forti svendite sui listini, offuscando il miglioramento del PMI manifatturiero e non della Cina.
Un nuovo calo del prezzo del petrolio aumenta il rischio sui mercati, mentre il dollaro rimane sulla difensiva in attesa della pubblicazione dei Non Farm payrolls di questo pomeriggio sul Calendario Economico.
Nikkei trascina le borse asiatiche, dubbi su Abenomics
Il ribasso più ampio sulle borse asiatiche è stato registrato dal Nikkei, in Giappone, che chiude in rosso del 3.55%, una perdita giornaliera che non si vedeva da metà febbraio. Contribuiscono alla discesa del Nikkei il rafforzamento dello yen e le vendite degli hedge funds per il nuovo anno finanziario.
Ma la responsabilità più grande per la discesa del Nikkei e l’effetto dominino sulle borse asiatiche è vista nel report deludente sulle principali aziende produttrici pubblicato dalla Banca del Giappone, che vede il loro sentiment ai minimi di quasi tre anni.
Il mercato ha paura che anche i tassi negativi della BoJ non possano funzionare per alimentare la crescita del Giappone.
I dati giapponesi sono riusciti perfino ad offuscare il risultato oltre le attese dei dati provenienti dalla Cina; l’attività manifatturiera è in crescita per la prima volta in 9, in ripresa anche il settore dei servizi.
Non aiuta, tuttavia, la decisione di Standard & Poor’s di tagliare l’outlook sul credito della Cina a negativo, giustificando la decisione con la lentezza di Pechino nel procedere con le riforme tanto necessarie.
La piazza di Shanghai cede lo 0.37%, l’Hang Seng l’1.08%. L’indice generale MSCI perde invece l’1.6%.
Giappone: le grandi aziende non si fidano, pesa lo yen
Il sentiment delle grandi imprese manifatturiere in Giappone mostra forti segnali di debolezza vicino ai minimi di 3 anni e si prospetta un ulteriore peggioramento del secondo trimestre appena iniziato.
È questo il messaggio della banca centrale pubblicato nella nottata di venerdì, risultato che aggiunge pressione sul primo ministro Shinzo Abe e sulla Bank of Japan affinché si faccia di più per sostenere l’economia.
Le grandi aziende nazionali in Giappone prevedono inoltre di ridurre le spese di capitale nell’anno fiscale corrente, lasciando la BoJ esposta ai rischi della stampa aggressiva di nuova moneta per alimentare le spese delle aziende.
Pur di mantenere l’economia a galla, Abe potrebbe decidere di rimandare ancora una volta l’aumento delle tasse sulle vendite previsto per il prossimo anno.
I dati sulle aziende giapponesi sotto le attese potrebbero spingere la BoJ ad aggiungere nuovo stimolo di politica monetaria alla fine del mese, quando la banca centrale aggiornerà le proprie stime di crescita e inflazione.
L’indice che monitora il sentiment delle grandi aziende manifatturiere in Giappone ha raggiunto quota 6 a marzo, la metà del risultato dei tre mesi precedenti e al di sotto della media delle aspettative degli analisti a 8.
È il risultato peggiore da giugno 2013: le aziende esportatrici soffrono della debolezza della domanda dai mercati emergenti, mentre il rialzo dello yen ridimensiona il vantaggio competitivo oltreoceano delle grandi aziende giapponesi.
Il sentiment delle grandi aziende non manifatturiere è sceso da 25 a 22, in calo per la prima volta in sei trimestri.
Lo yen forte farà la sua parte nell’outlook negativo per le imprese giapponesi.
Le grandi manifatturiere hanno basato i propri business plan sull’assunto che il dollaro sarà scambiato ad una media di 117.46 yen durante l’anno fiscale attualmente in corso, in rialzo dai livelli attuali a 122, indicando così un futuro peggioramento dei profitti corporate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA