La borsa di Tokio ha archiviato il 2021 in lieve calo, anche se i suoi livelli di fine anno sono i migliori degli ultimi 30 anni.
Il Nikkei ha registrato il suo livello di chiusura di fine anno più alto in oltre trent’anni a 28.791,71 punti, dato in leggero calo rispetto alla precedente chiusura. Per osservare livelli più alti occorre rimettere le lancette dell’orologio indietro fino al 30 dicembre 1989, periodo in cui i mercati finanziari giapponesi erano sostenuti dalla bolla speculativa del settore immobiliare (1986-1991).
Gli analisti finanziari giudicano incoraggiante questo dato e sottolineano come i mercati nipponici abbiano buone probabilità di guadagnare terreno anche nel 2022. Per il momento la variante Omicron non sembra avere un impatto negativo sulle azioni giapponesi, e molti investitori non sarebbero intimoriti dal progressivo abbandono delle politiche monetarie espansive prospettato per l’anno nuovo da molte banche centrali, Federal Reserve in primis.
Il 2021 del Nikkei
Sebbene abbia chiuso l’ultima sessione dell’anno in negativo, nel 2021 l’indice Nikkei 225 ha guadagnato più del 5%, e nel mese di settembre sono stati raggiunti nuovi massimi storici trentennali sopra i 30.000 punti. Gli analisti hanno precisato che gli stimoli fiscali e monetari messi in campo dal governo di Tokyo e l’ottimismo degli investitori riguardo la ripresa post-Covid sono gli elementi che hanno trainato di più l’indice. Il buon andamento dei mercati finanziari esteri - soprattutto quello americano - ha rappresentato un’ulteriore spinta per i titoli giapponesi, secondo l’opinione degli esperti.
Su quest’ultimo aspetto ha espresso il suo parere Takuya Yamada, executive officer di PayPay Asset Management, una società che si occupa di gestione patrimoniale, che dichiara: «È vero che le azioni giapponesi sono state spinte al rialzo dai mercati esteri, ma anche i forti guadagni delle società giapponesi sono stati un fattore importante per la loro crescita».
Le parole di Yamada hanno tuttavia destato un po’ di preoccupazione tra gli osservatori, poiché lo scenario sui mercati giapponesi appare simile a quello presente a fine anni ’80 poco prima dello scoppio della bolla speculativa. Una forte rassicurazione è arrivata però dall’analista Masahiro Ichikawa, che ricopre il ruolo di chief market strategist presso la società di consulenza finanziaria Sumitomo Mitsui Financial Group:
«Durante la bolla, i rapporti prezzo/utili erano molto elevati, ma il Nikkei non è così costoso ora, quindi una rottura di 30.000 non è motivo di preoccupazione»
Per ora non sembrano pertanto prospettarsi gli stessi scenari degli anni ’90, e al contrario, i trader rimangono in attesa di assistere a nuovi picchi nei prossimi mesi.
Titoli giapponesi: migliori e peggiori dell’anno
Il 2021 ha premiato maggiormente le azioni giapponesi del settore industriale. La crescita migliore su base year-to-date l’hanno registrata le società di navigazione come Nippon Yusen K.K. (+264%), Kawasaki Kisen Kaisha (+227%) e Mitsui O.S.K Line (+171%), seguite dal colosso della fotografia Nikon (+90%).
I titoli delle grandi case automobilistiche hanno chiuso l’anno con una crescita a doppia cifra: Toyota Motor Group e Yamaha Motors hanno guadagnato più del 30% negli scambi, mentre Mazda ha sfiorato il +28% da gennaio. Le performance migliori sono state tuttavia quelle di Mitsubishi Motors (+48%) e Isuzu Motors (+46%). Per quanto riguarda Nissan Motors e Suzuki, i trader non hanno premiato i titoli delle due società: quello di Nissan ha chiuso il 2021 vicino alla parità, mentre il titolo Suzuki ha perso il 7,5% del suo valore.
Tra i titoli delle grandi società giapponesi che sono stati penalizzati dai forti ribassi si annoverano anche Softbank (-32,5%), NTN Corp (-7%) e Konami (-4,8%). La maglia nera del 2021 se l’è aggiudicata il produttore di componenti elettrici TDK, le cui azioni sono letteralmente sprofondate da inizio anno (-71%).
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