Nilde Iotti: chi era, frasi e cosa ha fatto d’importante per l’Italia

Giorgia Bonamoneta

20/06/2021

Chi era Nilde Iotti, la prima donna presidente della Camera dei Deputati? La sua prospettiva femminile all’interno della politica italiana contribuì all’emancipazione femminile.

Nilde Iotti: chi era, frasi e cosa ha fatto d’importante per l’Italia

Nilde Iotti (Leonilde Iotti) ha scritto la storia del nostro Paese, letteralmente.

Infatti nel 1946 venne candidata e poi eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale portò le istanze delle donne troppo a lungo silenziate dalla storia e dal regime fascista. Non solo, Iotti fu la prima donna a ricoprire una delle massime cariche dello Stato italiano: la presidenza della Camera dei deputati.

Rimase in carica più a lungo di qualsiasi altra persona, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992 per ben 13 anni.

Orfana di padre a soli 12 anni Nilde si ritrovò in una precaria situazione economica.

Grazie alle borse di studio riuscì a iscriversi all’Università Cattolica di Milano e laurearsi in Lettere nel 1942. Alla vigilia dell’armistizio (8 settembre 1943) Nilde Iotti risultava iscritta al Partito Nazionale Fascista per poter lavorare come insegnante. Dopo l’armistizio entrò a far parte della Resistenza e si avvicinò al PCI.

La sua intera carriera politica è stata indirizzata verso il dibattito e l’ottenimento dell’emancipazione femminile. A partire dalla proposta che mise le basi per la legge sul divorzio, fino ai discorsi sulla maternità e il lavoro. Dopo la morte del compagno Palmiro Togliatti, guida storica del Partito Comunista Italiano (PCI), Iotti ottenne sempre maggior riconoscimento all’interno del partito, culminato con la Presidenza della Camera dei deputati.

Chi è Nilde Iotti, la donna, la combattente, la politica dell’emancipazione femminile?

Di Nilde Iotti sono state dette e scritte molte cose, dalle più lusinghiere che la vedono esempio di resistenza ed emancipazione femminile a “donna prosperosa e brava a letto” (Libero - dicembre 2019). Lo scandalo che suscitò l’affermazione di Libero fu una genuina risposta all’attacco sessista nei confronti di un pezzo essenziale della storia d’Italia. Chi era quindi Nilde Iotti?

Primi anni: gli studi e la partecipazione alla guerra

Nilde Iotti, abbreviazione del nome all’anagrafe Leonilde Iotti, è nata a Reggio Emilia il 10 aprile del 1920.

La sua lotta iniziò giovanissima quando, dopo il licenziamento del padre a causa del suo attivismo politico, si ritrovarono in ristrettezze economiche. Un periodo difficile che non si interruppe con la morte del padre, avvenuta nel 1934. Di quel periodo dirà: “Per anni indossai il cappotto rovesciato di mio padre” (in ristrettezze economiche non ci si faceva cucire un cappotto nuovo, si rigirava il vecchio). Ma grazie all’impegno dei genitori e alle borse di studio riuscì a iscriversi all’università.

Iotti frequentò l’Università Cattolica di Milano negli anni d’insegnamento di Amintore Fanfani. Si laureò in Lettere nel 1942 e poco dopo, il 5 ottobre dello stesso anno, si iscrisse al Partito Nazionale Fascista.

Non che avesse scelta: infatti, per lavorare, Nilda Iotti voleva svolgere l’attività d’insegnamento, l’iscrizione era obbligatoria. L’anno seguente, nella fase di armistizio (8 settembre 1943), Iotti si spostò verso il Partito comunista italiano (PCI) ed entrò nella Resistenza.

All’inizio il suo ruolo era quello di staffetta porta-ordini, ma in seguito ebbe un ruolo nei Gruppi di Difesa della Donna. L’obiettivo dell’organizzazione era di mobilitare le donne di tutte le età e condizioni sociali per assistere la Resistenza e la popolazione negli anni della guerra. Raccoglievano indumenti, medicinali e alimenti, possedevano le informazioni sulle case-rifugio e allo stesso tempo continuavano l’attività di trasporto di armi, volantini e opuscoli.

Dopo la guerra: la carriera politica

Fu dopo la guerra che il suo ruolo per il Paese fu davvero essenziale. A partire dalla partecipazione all’Assemblea Costituente, che permise alle istanze femminili di porre le radici per i cambiamenti futuri. Per esempio la posizione di Iotti sul matrimonio e il lavoro posero le basi per la Legge sul divorzio e l’uguaglianza sul lavoro. Sul ruolo della donna all’interno del nucleo famigliare era convinta che:

[...] La donna, era ed è tuttora legata a condizioni arretrate, che la pongono in stato d’inferiorità [...] Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina

Dopo la morte del compagno Palmiro Togliatti - relazione scandalosa per l’epoca perché la guida del PCI era sposato con Rita Montagnana - il suo ruolo politico si rafforzò. Nel 1979 ottiene una delle cariche più importanti dello Stato italiano: la presidenza della Camera dei deputati. Questo ruolo sarà svolto da Nilde Iotti per 13 anni, fino al 1992. Per lei si prospettò l’idea di cariche maggiori, ma Iotti rinunciò per motivi di salute. Morì il 4 dicembre del 1999.

Le frasi di Nilde Iotti

Per non dimenticare l’impegno politico e morale della donna, della combattente e politica Iotti, ecco una carrellata delle sue dichiarazioni e discorsi più noti.

Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera:

Io stessa - non ve lo nascondo - vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione.

Discorso sugli armamenti nucleari - un messaggio di pace e speranza per gli operai della Michelin:

La gara atomica è giunta a un limite pericoloso ed intollerabile, questo lo comprendono i cittadini semplici di ogni paese. È giunto il momento che lo comprendano anche i loro governanti.

Sulla Lega Nord:

Le leghe agitano idee vecchie di separazione e di egoismo che rimettono in discussione l’unità nazionale.

Sul sistema democratico - La Stampa, 23 febbraio 1992:

Nel sistema democratico voluto dalla Costituzione il Parlamento, e solo il Parlamento, è l’espressione della volontà popolare. La nostra Costituzione non ammette che il Paese sia privo neanche solo per un giorno di un Parlamento dotato dei suoi poteri.

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