Olindo e Rosa innocenti? Paolo Franceschetti lo sostiene dal 2007. L’ex avvocato, blogger ed esperto di delitti rituali, aveva rilevato con precisione alcune incongruenze piuttosto marcate nelle accuse ai coniugi di Erba che secondo la giustizia italiana sarebbero stati gli autori di una vera e propria mattanza.
Olindo e Rosa innocenti? Paolo Franceschetti lo sostiene dal 2007. L’ex avvocato, blogger ed esperto di delitti rituali, aveva rilevato con precisione alcune incongruenze piuttosto marcate nelle accuse ai coniugi di Erba che secondo la giustizia italiana sarebbero stati gli autori di una vera e propria mattanza.
Molto prima che se ne interessassero Le Iene e che uscissero alcuni libri, Franceschetti aveva messo in fila tutto quello che non quadrava in questa tragica vicenda. La revisione del processo è ancora lontana ma oggi il clima attorno a Rosa Bazzi ed Olindo Romano sembra essere decisamente cambiato.
Confessioni indotte?
Nei primi anni dopo la strage di Erba sostenere l’innocenza di Olindo e Rosa sembrava piuttosto assurdo ed attirava epiteti più o meno forti. Nell’immaginario collettivo, tutti iniziarono un pochino a temere dei propri vicini di casa.
Eppure Paolo Francheschetti nel suo blog ed in alcune conferenze aveva iniziato a sottolineare le varie falle delle indagini a cominciare dalle modalità di acquisizione di confessioni e testimonianze. Nella sua visione, la strage di Erba mostra lo stesso copione di altri delitti famosi che sarebbero commessi anche per scopi esoterico-rituali in cui non si trova mai l’arma del delitto, il movente appare piuttosto debole se non demenziale e persone con scarsa cultura vengono arrestate e processate.
I presunti carnefici, per dirla in altre parole, diverrebbero a loro volta vittime di un sistema in cui le reali responsabilità faticano ad emergere.
“Nel caso di Erba abbiamo la testimonianza di Mario Frigerio, sopravvissuto alla strage, che dichiara di avere riconosciuto Olindo, cambiando misteriosamente versione rispetto all’inizio. Aveva una malformazione alla gola che impediva la fuoriuscita di sangue ed anche se è stato colpito con molta precisione, sicuramente da un professionista, non è morto sgozzato come gli altri.
Poi Rosa e Olindo ritrattarono le loro confessioni raccontando di essere stati indotti a confessare. Una coppia particolarmente unita a cui era stata prospettata la confessione come sorta di condizione per riabbracciare velocemente il proprio partner. Ed a quel punto avrebbero vuotato il sacco.
Quando Olindo raccontò di aver subito il lavaggio del cervello dovevamo subito porci il dubbio sulla veridicità del suo racconto facendo scoppiare un casino mediatico per appurare le reali modalità di quella prima confessione. Se davvero le cose fossero andate così, sarebbe stato gravissimo con tutte le ripercussioni del caso”
Un quadro pieno di incongruenze
Anche prendendo per buona l’autenticità della confessione sembrano esserci numerose incongruenze tra i rilievi tecnici e la ricostruzione degli omicidi che emerge dalle loro parole.
Per non parlare della debolezza del movente: l’eliminazione di vicini fastidiosi.
“Olindo e Rosa avrebbero dato fuoco all’appartamento al piano di sopra con il rischio che le fiamme si propagassero anche alla loro abitazione. Come in altri grandi casi mediatici anche qui non si trova l’arma del delitto, non ci sono tracce di sangue tranne, come per Garlasco, una minuscola macchia ematica di una delle vittime nel tappetino dell’auto di Olindo.
Come possono uno spazzino ed una casalinga riuscire a fare un lavoro così pulito e con poche screpolature, lasciando solo questa piccola macchia di sangue ed un alibi non troppo convincente? Troppo poco per poterli accusare.
Inoltre era emerso che una delle vittime era stata seguita e pedinata nei giorni precedenti, come raccontò il padre ed anche Azouz Marzouk. È improbabile che fossero Olindo e Rosa a pedinarla, non ne avrebbero avuto motivo abitando al piano di sotto. Sarebbe bastato solo origliare e poco più”.
Una strage da veri professionisti
Secondo Paolo Franceschetti l’elemento però decisivo riguarda le modalità di sgozzamento delle vittime. Un lavoro da veri professionisti.
“Per uccidere una persona con un taglio netto alla gola ci vuole qualcuno di veramente esperto con il coltello. Qualcuno di addestrato. Olindo e Rosa si erano per caso allenati nei giorni precedenti? Sembra assurdo.
Due sempliciotti come loro avrebbero usato altre tecniche, colpendo a caso magari dando dieci coltellate e non una secca e precisa, in zone non particolarmente sensibili.
La strage di Erba sembra invece quasi un lavoro da commando d’assalto. Ed invece Olindo e Rosa avrebbero fatto un lavoro quasi perfetto, inchiodati solo da una minuscola macchia di sangue, quasi fossero degli sgozzatori professionisti.
Basta essersi fatti qualche volta anche dei piccoli tagli per verificare quanto sangue possa uscire, figuriamoci dopo alcune coltellate. È impossibile massacrare una persona in quel modo e poi non lasciare tracce di sangue in giro. A meno che non si tratti di un professionista in grado di cancellarle.
Dopo una mattanza del genere compiuta da due soggetti come Olindo e Rosa si sarebbero dovute trovare numerose tracce di sangue, rilevabili con i moderni sistemi tecnologici di indagine che sanno scovare macchie ematiche anche a distanza di anni”.
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