Per l’oro gli analisti stimano forti ribassi dopo il cambio di rotta della Fed sui tassi. Possibile una discesa fino a 1.600 dollari l’oncia.
L’oro, sotto pressione, quota oggi 1.796 dollari l’oncia, in flessione del 5,8% dai massimi di giugno. A giocare un ruolo chiave sul prezzo dell’asset c’è la Fed, o meglio il braccio operativo della banca centrale USA, il Fomc, che lo scorso mese ha deciso di ricalendarizzare l’aumento dei tassi anticipandolo al 2023. Quanto concordato dai vertici di Constitution Avenue, in una sorta di cambio di paradigma rispetto alla lunga stagione delle politiche accomodanti, affonda le radici nella crescita sostenuta dell’inflazione negli Stati Uniti, +5% a maggio e +5,4% a giugno. Un modo, in breve, per spengere la corsa dei prezzi alimentata dai maxi-stimoli dell’ultimo anno e mezzo, e che sta impattando – e continuerà a farlo – soprattutto sulla quotazione dell’oro, il più classico dei safe haven.
Oro, il prezzo potrebbe crollare. Ecco perché
La minore tolleranza della Fed sulla salita dei prezzi, primo segnale di un progressivo smarcamento da quell’assetto dovish assunto in piena pandemia, ha del resto già determinato una reazione a catena. I rendimenti delle obbligazioni hanno ripreso logicamente a correre dopo oltre un anno e mezzo ai minimi, il dollaro si è rafforzato e ha portato il cross EUR/USD sotto quota 1,18, e, come sottolineato dal capo della strategia globale di Union Bancaire Privée Peter Kinsella in una intervista rilasciata a Milano Finanza, “circa il 35% delle posizioni in oro gestite dal Comex sono state chiuse nella settimana successiva alla riunione della Fed”.
Inoltre, ha aggiunto Kinsella, “nel mercato delle opzioni l’offerta di put con oro sottostante ha registrato una forte crescita”, il che è sintomatico del fatto che gli investitori si attendono un calo dei prezzi. Era prevedibile, del resto, che il principale dei fattori rialzisti dietro al pump della quotazione dell’oro avrebbe finito per sgretolarsi: la Fed, anche nel tentativo di rassicurare i mercati, ha infatti a più riprese parlato di un “trend temporaneo” in merito alla crescita dell’indice dei prezzi al consumo. Che, come noto, è dovuta principalmente alle politiche di supporto e per il rilancio dell’economia reale. E c’è già una data, secondo Kinsella, per una prima decisa discesa dei prezzi: il quarto trimestre 2021.
Oro, pesa anche il quadro macroeconomico in miglioramento
Cattive notizie (per l’oro e per gli asset che beneficiano delle turbolenze) anche sul fronte macroeconomico. Se è vero che la diffusione della variante Delta nelle principali economie mondiali sta gettando più di un’ombra sui tempi della ripresa, alimentando un certo nervosismo sui mercati, è altrettanto vero che le vaccinazioni procedono ormai a spron battuto dopo le velocità alterne di inizio anno. E questo rinnovato ottimismo, osservano gli analisti, potrebbe spingere gli investitori a dirottare i loro capitali verso asset più rischiosi, rinunciando definitivamente ai beni rifugio. L’oro, così, «potrebbe arrivare anche a 1.600 dollari l’oncia», ha chiosato Kinsella.
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