Se sarà confermato il governo giallo-rosso, per la quarta volta nell’arco di sei anni il Partito Democratico governerà senza essere stato votato.
L’intesa tra PD e M5S è sempre più vicina a una svolta. Se le due forze politiche troveranno un accordo, formando una maggioranza di governo giallo-rossa (scenario non più irreale, nonostante alcuni nodi da sciogliere), sarà la quarta volta in 6 anni che il PD andrà al governo senza aver vinto le elezioni.
Lapidarie le parole di Matteo Salvini alla notizia della nascita di un accordo PD-M5S per creare una maggioranza. “Nessuno pensi di lasciare l’Italia in mano al Pd che ha perso tutte le elezioni, perché ne ha combinate di cotte e di crude. Ma ve li ricordate la Buona scuola e il Jobs Act?”. Per Salvini, ormai nemico comune dei due nuovi alleati, l’accordo “farebbe rabbrividire i cittadini, gli imprenditori e i risparmiatori di mezza Italia”.
Ma facciamo qualche passo indietro.
Era il 17 febbraio 2014 quando Matteo Renzi riceveva l’incarico di formare un nuovo Governo dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 3 giorni dopo le dimissioni di Enrico Letta e dopo che la Direzione Nazionale del PD aveva rilevato l’esigenza e l’urgenza di aprire una nuova fase con un nuovo esecutivo.
L’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi metteva fine alla breve esperienza del governo Letta (rimasto in carica solo 9 mesi e 25 giorni). “Un governo politico, l’unico possibile”, come disse Giorgio Napolitano che nell’aprile 2013 diede l’incarico di formare un governo di larghe intese per “assicurare al governo la maggioranza in entrambe le camere”. Ciò vista l’impossibilità di dar vita a un governo guidato da Bersani, capo della coalizione di centro-sinistra che alle elezioni di febbraio aveva ottenuto la maggioranza assoluta alle Camere ma non al Senato.
Dopo circa un anno e mezzo - siamo nel 2016 - la vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre che respingeva il progetto di revisione del testo della Costituzione, segnava l’epilogo del governo Renzi, maggiore promotore dell’iniziativa. Renzi diede le dimissioni, così Mattarella diede l’incarico a Paolo Gentiloni di formare un nuovo governo, ottenendo da subito la fiducia di Camera e Senato.
Arriviamo così ai giorni nostri.
Adesso, dopo la crisi innescata dalla Lega e le dimissioni di Giuseppe Conte, il Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti (ma su cui aleggia ancora la figura di Renzi) si appresta a insediarsi a Palazzo Chigi e nei ministeri chiave. In una democrazia parlamentare, quale è il nostro paese, si tratta di un’operazione legittima. La criticità risiede però nel fatto che la maggioranza degli italiani, anche con le elezioni di marzo 2018 vinte da centrodestra e M5S, ha dimostrato di non volere il centro-sinistra e di voler lasciarsi alle spalle la lunga parentesi PD al governo.
Come si forma un nuovo governo in Italia?
Se è vero che gli italiani non hanno votato per avere un governo a maggioranza PD-M5S, ricordiamo che l’Italia, essendo una repubblica parlamentare, non prevede l’elezione diretta dell’esecutivo.
Da noi il governo viene nominato dal Presidente della Repubblica, che incarica un premier al quale è affidato il compito di formare la sua squadra di governo. Governo che prima di entrare in carica deve ottenere la fiducia della maggioranza di Camera e Senato.
Nel caso in cui il Parlamento non sia in grado di esprimere una nuova maggioranza e a trovare un accordo, il Presidente della Repubblica scioglie le camere e si va alle elezioni.
L’ultima decisione spetta comunque sempre al Capo dello Stato, quindi Mattarella. Per approfondire invitiamo a leggere Come si forma un nuovo Governo?
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