Papa Francesco nel suo nuovo libro “Dio è Giovane” si rivolge a tutti quegli adulti che a vario titolo hanno un ruolo educativo verso i giovani, consigliando loro di stimolare le generazioni future senza mai sminuirli.
Papa Francesco nel suo nuovo libro “Dio è Giovane” ha affrontato diversi temi, sia presenti che futuri. Il libro pubblicato il 20 marzo è un vero e proprio messaggio di liberazione con l’obiettivo di rinnovare l’attuale società.
Questo testo è il risultato del dialogo che Papa Francesco ha avuto con lo scrittore Thomas Leoncini, durante il quale il pontefice si rivolge spesso ai giovani, indicandoli come i “protagonisti della storia comune” e rivendicando per loro l’uscita dai margini della società in cui spesso sono relegati.
Un libro che secondo la critica interesserà particolarmente anche agli insegnanti e agli educatori, specialmente a quelli particolarmente legati al mondo cattolico.
Qui, infatti, Papa Francesco parla anche a tutti quegli adulti che si occupano dell’educazione dei giovani in diversi ambiti, dalla famiglia alla scuola fino ad arrivare alle parrocchie e alle diocesi.
Ed è proprio nella parte in cui il pontefice si rivolge agli educatori che viene fatto riferimento alla frase che nessun adulto - insegnanti compresi - dovrebbe mai pronunciare ad un giovane. Un’affermazione che “in riferimento all’educazione” è la peggiore che si possa pronunciare.
La frase da non dire mai ad un giovane
Chi ricopre un ruolo educativo non dovrebbe mai sminuire un giovane per la sua età e per la sua poca esperienza di vita. Ecco perché Papa Francesco nel suo libro “Dio è giovane” ha consigliato a genitori ed insegnanti (indipendentemente dal grado di istruzione) di non pronunciare mai la seguente frase:
“Cosa ne vuoi sapere te? Studia e poi ne riparleremo”.
L’educatore quindi non deve porsi in un gradino più alto rispetto al giovane, ma dovrebbe stimolare la sua capacità analitica; cosa non possibile qualora si cerchi di spegnere un’eventuale contestazione sul nascere, rimandando la discussione a quando questo “sarà più grande”.
Eppure questa è una frase che molti adulti spesso rivolgono ai giovani; è per questo motivo che - secondo Papa Francesco - “dovremmo chiedere perdono ai nostri ragazzi perché non sempre li prendiamo sul serio”.
I giovani vanno aiutati a crescere
Nel capitolo “Insegnare è imparare” il pontefice sottolinea che “non esiste la giovinezza, ma esistono i giovani”, ovvero coloro che hanno due piedi come gli adulti, ma a differenza di quest’ultimi ne tengono sempre “uno davanti all’altro, pronti per scattare”.
Tuttavia non sempre gli adulti sono in grado di “entusiasmare i giovani”, aiutandoli a individuare una loro strada e a “costruire quei mezzi che potrebbero aiutarli a non finire scartati”.
Quindi anche se i giovani hanno “tanta forza” e sono capaci di guardare al futuro “con speranza”, è necessario che quegli adulti che a vario titolo hanno un ruolo educativo nei loro confronti facciano in modo di stimolarli.
Altrimenti sarà impossibile cambiare la “società sradicata” dove il web ne fa da padrone sostituendo la concretezza delle relazioni, dove i giovani sono “orfani” ed estirpati dalle “loro radici”.
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