La pensione anticipata contributiva a 64 anni può essere raggiunta anche con il computo dei contributi in Gestione Separata ma bisogna fare attenzione.
Esiste una misura che fa gola a molti lavoratori: a parità di contributi, infatti, permette l’uscita dal mondo del lavoro con 3 anni di anticipo. 20 anni di contributi e 64 anni di età, ma solo per alcune categorie di lavoratori e solo rispettando anche un terzo requisito, quello dell’importo.
Rispondiamo ad un lettore di Money.it che ci scrive:
“Ho 63 anni, ho 24 anni di lavoro dipendente, 11 anni in gestione separata, tutto questo dopo il 1996 quindi tutto contributivo. In aggiunta ho 14 mesi di lavoro dipendente prima del 1995 con sistema retributivo. La mia domanda è: posso andare in pensione anticipata a 64 anni rinunciando ai 14 mesi del retributivo? Grazie”.
Pensione a 64 anni
La pensione di cui parla, l’anticipata contributiva, permette l’accesso ai lavoratori che hanno versato almeno 20 anni di contributi tutti nel sistema contributivo, che hanno compiuto 64 anni e che avranno liquidato un assegno che sia almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS (una pensione di circa 1280 euro).
Premettiamo subito che non è possibile rinunciare a contributi versati e che tutti i contributi accreditati devono essere utilizzati nel calcolo della pensione. Nel suo caso, però, potrebbe optare per il computo nella Gestione Separata, avendone i requisiti, portando, di fatto, anche i 14 mesi accreditati prima del 1996 nel sistema contributivo.
Ma deve fare molta attenzione: prima di fare questa operazione deve verificare che i suoi contributi le diano realmente una pensione dell’importo previsto per l’accesso a a 64 anni perché, se così non fosse, essendo la richiesta di computo irreversibile, non potrebbe tornare indietro.
Quei 14 mesi di contributi, infatti, le permettono di rimanere nel sistema misto con tutti i vantaggi del caso. Diciamoci chiaramente che non saranno quei 14 mesi di contributi versati prima del 1996 a cambiare radicalmente il calcolo della sua pensione, ma permanere nel sistema misto ha i suoi vantaggi.
Le pensioni calcolate con il contributivo, infatti, non sono oggetto di integrazione al trattamento minimo, quelle che ricadono nel sistema misto si. E questo significa che se, per qualsiasi motivo, i suoi contributi daranno luogo ad una pensione di importo inferiore ai 515 euro mensili ricadendo nel sistema misto avrebbe diritto all’integrazione al trattamento minimo (515 euro, appunto), se ricade nel sistema contributivo puro no.
Proprio per questo motivo il mio consiglio è quello di farsi simulare l’eventuale pensione che verrebbe a percepite effettuando il computo e solo dopo decidere se ne vale la pena oppure no.
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