Molta la curiosità dei lavoratori per la riforma pensioni che dovrà essere realizzata entro il 2022. Le ipotesi in campo sono molte.
La riforma pensioni dovrà essere messa in atto a partire dal 1 gennaio 2022: serve, infatti, una misura che vada a sopperire alla scadenza della quota 100, prevista per il 31 dicembre 2021. La nuova misura deve, in qualche modo, evitare lo scalone che si andrebbe a creare con la conclusione della quota 100.
Senza una misura flessibile, infatti, chi dovrà pensionarsi dal 1 gennaio 2022 dovrà necessariamente raggiungere o i 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia o i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari agli uomini (per le donne sono richiesti 12 mesi di contributi in meno) per accedere alla pensione anticipata.
Rispondiamo ad un lettore di Money.it che ci scrive:
“Buon giorno,molto interessante la proposta per la pensione di flessibilità’ che partirà dal 2022! Ad oggi... ho 63 anni ( a novembre) e 31 anni di servizio: potrò andare in pensione con questi requisiti? Vi ringrazio”
Riforma pensioni e flessibilità
Ad oggi, purtroppo, non è possibile rispondere con certezza alla sua domanda poiché le ipotesi di cui si sta parlando per l’attuazione della riforma pensioni del 2022 sono, appunto, attualmente solo ipotesi.
Con i requisiti in suo possesso ad oggi, l’unica misura che le permetterebbe il pensionamento nel 2020 ma anche nel 2021, è l’Ape sociale che richiede, appunto, 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi per lavoratori disoccupati che hanno finito di fruire di tutta l’indennità di disoccupazione spettante, per i lavoratori invalidi con percentuale pari o superiore al 74% e per i lavoratori che si prendono cura di un familiare con grave disabilità in base alla legge 104.
Se non rientra in queste categorie di lavoratori per avere l’accesso all’Ape sociale, l’unica alternativa alla pensione di vecchiaia a 67 anni, è quella di attendere la decisione per la riforma pensioni 2022 che dovrebbe prevedere una misura flessibile per consentire la pensione anticipata.
Al momento la misura di cui si parla è la quota 102 che richiederebbe almeno 64 anni di età ed almeno 38 anni di contributi (nella quale non rientrerebbe), ma come le scrivevo sopra, non è nulla di certo in quanto i tavoli di incontro tra governo e sindacati non hanno ancora prodotto una decisione in tal senso.
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