Pensioni: fino a quando sarà possibile per i lavoratori approfittare di Quota 100? La risposta direttamente dall’INPS.
Pensioni: entro quando bisogna maturare i requisiti previsti da Quota 100 per poter andare anticipatamente in pensione?
Nonostante l’Europa abbia più volte chiesto all’Italia di rivedere il discorso sulle pensioni anticipate e modificarne la riforma, Quota 100 rimane attiva fino al 2020 come stabilito. Di fatto si potrà quindi uscire fino al 2020 e massimo entro il 2021, usufruendo della pensione anticipata avendo maturato 38 anni di contributi e 62 anni di età.
L’ultima legge di bilancio ha stanziato fondi per tre anni di Quota 100, quali potrebbero essere allora i futuri scenari di uscita? Facciamo chiarezza.
Pensioni anticipate, le prospettive di Quota 100 per il 2020
Le previsioni arrivano direttamente dall’Inps , secondo cui i lavoratori a chiedere il pensionamento anticipato con la misura Quota 100, saranno molti meno di quanto era stato inizialmente ipotizzato. Secondo le stime iniziali il range di beneficiari sarebbe dovuto ammontare a circa 290.000, mentre ad oggi si pensa che al 31 dicembre 2019, il numero di pensionamenti anticipati non andrà oltre i 200.000, con una spesa complessiva per lo stato di 3,6 miliardi di euro. Una spesa inferiore alle aspettative e che vedrà l’accantonamento di circa 1 miliardo di euro.
Secondo quanto previsto dall’UbP, Ufficio parlamentare di Bilancio, lo scenario dovrebbe rimanere pressoché immutato anche per il 2020. L’ufficio parlamentare di Bilancio ha spiegato che anche nel 2020 ci sarà un recupero delle risorse stanziate per Quota 100 (che per il prossimo anno ammontano a 7 miliardi circa) nella Legge di bilancio 2019. Nello specifico per il 2020, dall’iniziale stima di 300 mila pensionamenti anticipati, si passa a meno di 215 mila: l’UpB ipotizza che al miliardo risparmiato nel 2019 si andranno ad aggiungere 2.4 miliardi nel 2020.
Pensioni con quota 100, lavoratori poco attratti dalla riforma?
Secondo i dati e le stime restituite, sembra proprio che Quota 100 non abbia un grande appeal tra i lavoratori, in particolare per dipendenti pubblici e lavoratori autonomi a causa dell’esiguo assegno che si andrebbe a percepire dopo i 38 anni di contributi versati. Il pensionamento anticipato genera infatti delle conseguenze sulla misura dell’assegno previdenziale andando ad interrompere il versamento dei contributi da parte dell’azienda prima della sua scadenza naturale. Questo genera un assegno previdenziale più basso di quanto si sarebbe ottenuto aspettando la fine del trattamento.
Il trend tenderebbe inoltre a rimanere stabile nel 2020 con una spesa che dovrebbe ammontare a 4,9 miliardi; 2.4 miliardi in meno di quanto inizialmente previsto dal Governo.
L’UpB sembra quindi essere ampiamente positivo sulle voci di spesa, l’Inps, guidata da Pasquale Tridico, al contrario preferisce non sbilanciarsi. L’istituto ha confermato un risparmio di poco più di un miliardo di euro per il 2019, ma non va oltre ritenendo che sia necessario aspettare i primi mesi del nuovo anno per poter pensare ad una stima sulla voce di spesa per Quota 100 nel 2020. Secondo Tridico bisogna infatti tenere a mente che le scelte e le esigenze delle persone sono difficilmente prevedibili e possono cambiare.
Questo ci dice che lo scarso potere attrattivo che ha caratterizzato Quota 100 nel 2019, non per forza si ripeterà identico nel 2020.
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