Pensioni, addio a Quota 100 e niente Quota 41 per tutti: possibilità per Quota 92

Antonio Cosenza

11 Ottobre 2019 - 08:11

Riforma delle pensioni: Quota 100 non verrà rinnovata dopo la scadenza e non ci sarà l’estensione di Quota 41. Nel frattempo, però, si comincia a riflettere su Quota 92; vediamo di cosa si tratta.

Pensioni, addio a Quota 100 e niente Quota 41 per tutti: possibilità per Quota 92

Pensioni: nell’attesa di capire in che modo Opzione Donna e Ape Sociale saranno prorogati con la Legge di Bilancio 2020, si comincia a parlare di progetti a lungo termine. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, infatti, stanno riflettendo su come rendere maggiormente flessibile l’uscita dal lavoro una volta che Quota 100 smetterà di esistere.

Ebbene sì, Quota 100 verrà eliminata al termine della fase di sperimentazione (fissata al 31 dicembre 2021), come ribadito in queste settimane da diversi esponenti del Governo ai quali si è aggiunto il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

Il cambio di maggioranza in Parlamento ha segnato la fine di Quota 100, anche se in realtà non ci sarà alcuna cancellazione anticipata come era stato pronosticato da alcuni organi di stampa. Il nuovo Governo, quindi, manterrà gli impegni presi dal precedente Esecutivo, ma allo stesso tempo non rimetterà mano a Quota 100 una volta che questa misura arriverà alla naturale scadenza.

Un altro progetto di cui non si parla più è quello relativo a Quota 41 per tutti, vero e proprio obiettivo di Lega e Movimento 5 Stelle. L’intenzione era quella di estendere a tutti la misura che oggi consente solo ad alcune categorie di lavoratori precoci di andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica, una volta raggiunti i 41 anni di contributi.

Quota 41 per tutti era vista da molti come l’unico strumento con il quale sarebbe stato possibile superare la Legge Fornero; tuttavia, non sembra esserci l’intenzione di riprendere questo discorso, né oggi né tantomeno dopo la scadenza di Quota 100.

Ma se per Quota 100 e Quota 41 per tutti non sembrano esserci molte speranze, cosa ha intenzione di fare questo Governo per riformare le pensioni? Poco o nulla per il 2020 quando - come più volte raccontato - ci sarà solamente una proroga di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, con qualche possibilità anche per l’introduzione di un fondo per la pensione integrativa gestito interamente dall’Inps.

Per i prossimi anni invece se ne riparlerà in un secondo momento, con la possibilità che si possa trovare un accordo sulla proposta, depositata in questi giorni in Parlamento, di una Quota 92.

Quota 92 per le pensioni: cosa prevede la proposta di Legge?

Dopo Quota 100 il Governo Giallo-Rosso potrebbe investire le risorse a disposizione sulla proposta di legge - presentata dal senatore dem Tommaso Nannicini - che prevede l’introduzione di una Quota 92.

Inizialmente la proposta prevedeva il pensionamento all’età di 64 anni (e con 20 anni di contributi) per tutti coloro che rientrano interamente nel calcolo contributivo della pensione. Da questo progetto iniziale, però, si è passati ad un altro che abbassa di 2 anni il limite anagrafico ma allo stesso tempo alza di 10 anni quello contributivo.

Nel dettaglio, per accedere alla pensione con quella che si chiamerebbe Quota 92 bisognerebbe avere un’età anagrafica pari a 62 anni, più 30 anni di contributi (indipendentemente dalla data di maturazione). Avrete certamente notato che questa misura è persino più conveniente di Quota 100, dal momento che il requisito anagrafico è lo stesso mentre quello contributivo conta di 8 anni in meno rispetto alla misura bandiera del primo Governo Conte.

Come sarebbe possibile quindi rientrare nei costi, considerando che già Quota 100 era stata considerata troppo onerosa per le casse dello Stato? Semplice, adottando lo stesso metodo previsto per l’Opzione Donna, ossia ricalcolando la pensione maturata dal pensionato interamente con il metodo contributivo. È quest’ultimo sistema che renderebbe Quota 92 sostenibile, con il lavoratore che dovrà decidere se una penalizzazione sull’assegno (visto che il calcolo contributivo è meno vantaggioso di quello retributivo) è il giusto prezzo da pagare per anticipare l’accesso alla pensione.

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