Riforma delle pensioni: la Legge Fornero non verrà cancellata, il Governo M5S-PD si atterrà alle indicazioni dell’UE.
Riforma delle pensioni: l’eliminazione della Legge Fornero è ancora possibile visto il cambio di maggioranza? Questa è una domanda che in molti si stanno ponendo in questi giorni segnati dalla caduta del primo Governo Conte e dall’ascesa del Conte Bis, appoggiato dalla nuova maggioranza PD-M5S.
Questo cambio porterà a diverse novità sul fronte pensioni: il rilancio dell’Ape Sociale, la possibile revisione di Quota 100 e una nuova proroga dell’Opzione Donna.
Conseguenze potrebbero esserci anche per il progetto - voluto fortemente da Matteo Salvini e avviato con il decreto 4/2019 - di eliminare la Legge Fornero.
Con il cambio di maggioranza, infatti, dovrebbe mutare anche l’atteggiamento del Governo nei confronti della tanto discussa Legge Fornero che ha allungato i tempi necessari per il conseguimento del diritto alla pensione. Il Governo Conte Bis, infatti, si è dimostrato fin dalle prime battute più incline al rispetto delle indicazioni dell’UE, rendendosi maggiormente disponibile al dibattito.
Diversi organismi internazionali suggeriscono all’Italia, e non solo, di attuare una riduzione della spesa previdenziale restando entro i confini delle riforme attuate negli anni scorsi (quale appunto la Legge Fornero), e molto probabilmente da parte del nuovo Governo non ci saranno grandi scostamenti in merito.
D’altronde, nonostante le promesse, già il precedente Governo non era riuscito ad eliminare la Legge Fornero - pur introducendo diverse misure di flessibilità - e di conseguenza è alquanto improbabile che questa ipotesi si concretizzi nei prossimi anni. Una cancellazione della riforma Fornero, quindi, ad oggi non sembra rappresentare un obiettivo concreto per il Governo in carica, il quale comunque dovrebbe approvare diversi provvedimenti utili a tutelare alcune categorie di lavoratori.
Cosa ha fatto la Fornero per le pensioni: i contenuti della riforma del 2011
Prima di capire cosa servirebbe per eliminare la Legge Fornero è bene ricordare quali sono i contenuti di questa tanto discussa riforma che nel 2011 ha modificato i requisiti previsti per andare in pensione.
Nel dettaglio, la riforma Fornero è intervenuta nel:
- l’applicazione, a partire dal 1° gennaio 2012, del regime contributivo per il calcolo della pensione anche per coloro che inizialmente ne erano stati esclusi (dalla riforma Dini), ossia per chi alla data del 1° gennaio 1996 poteva vantare 18 anni di contribuzione;
- aumento di un anno per i requisiti previsti per l’accesso alla pensione di anzianità che la riforma rinominò come “pensione anticipata”;
- aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici dipendenti, per le quali i requisiti per il pensionamento vengono allineati a quelli degli uomini;
- adeguamento biennale dei requisiti per la pensione con le speranze di vita (prima della riforma l’adeguamento era previsto ogni tre anni).
Questi sono i punti focali della riforma Fornero sui quali un Governo dovrebbe concentrarsi per far sì che questa venga superata. Per eliminare la Legge Fornero, quindi, servirebbe un abbassamento del requisito contributivo per l’accesso alla pensione di vecchiaia, oltre ad una riduzione sostanziale dell’età pensionabile delle donne. Allo stesso tempo dovrebbe esserci una revisione del calcolo della pensione, almeno per coloro che al passaggio dal sistema retributivo al contributivo (effettuato il 31 dicembre 1995) avevano già maturato 18 anni di contributi.
Tutti obiettivi difficilmente raggiungibili e che per questo riducono al minimo la possibilità che prima o poi si possa arrivare all’eliminazione, o comunque al pieno superamento, della Legge Fornero.
Abolizione della Legge Fornero: la posizione del Partito Democratico
Neppure Quota 100, nonostante i proclami della Lega, ha portato al superamento della Legge Fornero. Questa, infatti, non è altro che un’altra delle misure introdotte in questi anni per rendere più flessibile l’uscita dal mercato del lavoro.
Lo dimostra anche il fatto che Quota 100 è stata introdotta per soli tre anni, un tempo insufficiente per far sì che questa misura diventi una valida alternativa alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata.
Semmai un passo in avanti ci sarebbe stato con l’estensione di Quota 41 per tutti i lavoratori, che di fatto avrebbe sostituito l’attuale pensione anticipata; un obiettivo previsto dal contratto M5S-Lega ma che con il cambio della maggioranza potrebbe essere archiviato.
D’altronde il Partito Democratico si è sempre dimostrato poco intenzionato alla cancellazione della Legge Fornero, attenendosi alle indicazioni dell’Unione Europea riguardanti l’estrema necessità di contenere la spesa previdenziale.
Semmai, il Governo Conte Bis dovrebbe tutelare maggiormente determinate categorie svantaggiate nel mercato del lavoro introducendo delle apposite misure di flessibilità: oltre alla proroga di Opzione Donna e ad un possibile bonus contributivo per le lavoratrici madri, ecco quindi che potrebbe esserci un potenziamento dell’Ape Sociale.
Troppo poco, però, per parlare di cancellazione della Legge Fornero che ancora una volta, e con il benestare dell’UE, resterà al proprio posto.
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