Pensioni: cosa fare se l’INPS chiede indietro delle somme erroneamente pagate? Ecco la soluzione.
Pensioni: vogliamo ritornare su un argomento che ha fatto molto discutere nei mesi scorsi, ossia quello delle lettere inviate dall’INPS per comunicare ai pensionati un errore nel calcolo dell’assegno. Il problema è che contestualmente alla comunicazione riguardante l’errore si chiede ai pensionati di restituire quanto indebitamente percepito, per cifre che in alcune circostanze possono essere molto elevate.
Un problema non di poco conto per il pensionato, il quale il più delle volte deve restituire cifre da capogiro per un errore non suo. La domanda è: è possibile difendersi dalla richiesta dell’INPS oppure il pensionato è costretto a restituire le somme non spettanti? Di seguito proveremo a darvi la risposta a questo importante quesito, tenendo conto che la maggior parte dei pensionati interessati dall’errore di calcolo non ha risparmi sufficienti per restituire le somme richieste.
Incuranti dell’errore, infatti, questi hanno speso la loro pensione per le esigenze familiari; non hanno, quindi, risparmi a cui attingere per restituire il debito (tra l’altro entro un termine di 30 giorni).
Capire come difendersi, per questo, è molto importante; a tal proposito, ecco cosa ci dice a riguardo Il Giornale, secondo il quale con una buona difesa è spesso possibile vincere il contenzioso ed evitare il pagamento delle somme richieste.
Ricalcolo pensioni INPS: i pensionati chiamati a dover restituire quanto indebitamente percepito
Facciamo un passo indietro per capire a cosa ci stiamo riferendo. Qualche mese fa vi abbiamo dato notizia di alcuni pensionati ai quali è stato chiesto di restituire delle somme indebitamente percepite.
Ci sono stati, infatti, degli errori di calcolo da parte dell’INPS; un errore di cui il pensionato non si è reso conto - d’altronde questo non è tenuto a controllare - e di conseguenza ha continuato a percepire la pensione come nulla fosse.
Per questo motivo è stata una sorpresa, non positiva, ricevere la lettere dell’INPS con le quali è stata comunicata la rettifica dell’importo e la restituzione delle somme non spettanti (tra l’altro entro un termine di 30 giorni). E non si tratta di importi di poco conto: secondo le testimonianze raccolte dal Giornale, nella migliore delle ipotesi si superano i 1.000 euro, mentre nella peggiore si arriva anche a 30.000 euro.
Detto questo, è importante capire come difendersi da una tale richiesta.
Pensioni: se l’errore è dell’INPS non si devono restituire le somme non spettanti
Più volte vi abbiamo spiegato il principio per cui se l’errore è da attribuire all’INPS non vi è il dovere per il pensionato di restituire quanto non spettante. La restituzione, infatti, è dovuta solo in presenza di dolo da parte del pensionato, ossia qualora sia stato questo a fornire una falsa dichiarazione tale da indurre l’INPS all’errore.
A tal proposito, per capire meglio cosa fare quando si riceve una richiesta di restituzione da parte dell’INPS, Il Giornale ha contattato l’avvocato Celeste Collovati di Dirittissimo, il quale in più occasioni si è occupato di ricorsi contro l’INPS.
Ebbene, questo consiglia al pensionato che riceve una tale comunicazione di presentare immediatamente ricorso, ovviamente rivolgendosi ad un avvocato che conosce la materia e le procedure migliori per farlo. Solitamente, infatti, è l’INPS stesso a tirarsi indietro dopo l’avvio del ricorso, ben consapevole del principio per cui “se l’errore è imputabile all’Ente, questo è tenuto ad annullare il debito e non può in alcun caso richiedere la restituzione degli importi già versati” (ben affermatosi in giurisprudenza in questi anni).
È importante, quindi, non farsi prendere dal panico e consultarsi subito con un esperto: se questo dovesse accertare la vostra totale estraneità del processo che ha portato al calcolo errato della pensione, allora vi saprà consigliare in merito alla possibilità di un ricorso con alte probabilità di vittoria. Anzi, non bisognerà neppure andare al confronto, in quanto sarà l’INPS a bloccare l’iter e annullare il debito.
Discorso differente ovviamente nel caso in cui l’errore sia stato indotto dal pensionato; per questo motivo vi consigliamo in ogni caso di rivolgervi ad un professionista prima di decidere se pagare o meno.
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