Per le pensioni da gennaio 2022 una nuova proposta di anticipo a 63 anni, ma con un taglio dell’assegno, arriva da Boeri e Perotti. L’obiettivo è superare Quota 100. Vediamo di cosa si tratta.
Pensioni: per andarci da gennaio 2022 spunta una nuova proposta. Il governo si prepara alla riforma delle pensioni per superare Quota 100 che dovrebbe terminare con la fine del suo triennio di sperimentazione il 31 dicembre 2021.
A oggi sono diverse le opzioni sul tavolo per le pensioni da gennaio 2022 da Quota 41 a Quota 102 proprio al fine di superare il sistema di anticipo a 62 anni con 38 anni di contributi, ma sono misure che risulterebbero davvero costose.
Il superamento di Quota 100 porterebbe, per le pensioni da gennaio 2022, al rischio scalone che si vuole scongiurare.
Intanto spunta una nuova proposta per andare in pensione dal 1° gennaio 2022 a 63 anni di età, ma con un taglio dell’assegno. Vediamolo nel dettaglio.
Pensioni: la nuova proposta di riforma da gennaio 2022
A fare una proposta di riforma per le pensioni da gennaio 2022 sono stati gli economisti Tito Boeri, ex presidente dell’INPS, e Roberto Perotti sulle pagine di Repubblica.
La nuova “idea per le pensioni” prevede una maggiore flessibilità in uscita, dando la possibilità di congedarsi quando si vuole a partire dai 63 anni di età.
Andando in pensione in questo modo però si accetta “una riduzione attuariale, che oggi si applica alla sola quota contributiva, sull’intero importo della pensione, cosi come proposto dall’INPS 6 anni fa", scrivono i due economisti su Repubblica.
I due economisti nella loro proposta delle pensioni da gennaio 2022 parlano di “una riduzione media di un punto e mezzo per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione offerta da Quota 100; in futuro ancora meno dato che le generazioni che andranno in pensione nei prossimi anni avranno una quota contributiva più alta su cui la riduzione è già comunque applicata in caso di pensione anticipata.”
La proposta di Boeri e Perotti, spiegano gli stessi, ha anche come obiettivo quello di ridurre la disparità di trattamento tra le pensioni contributive e miste (retributivo e contributivo). In che modo? Permettendo a chi va in pensione con il sistema misto di poter comunque uscire in anticipo sempre che si abbiano almeno 20 anni di contributi versati.
La pensione inoltre, per far sì che ciò possa accadere, dovrebbe essere superiore a una soglia minima oggi di 1.450 euro al mese, ma che i due economisti propongono di portare a 1.000 in modo di allargare la platea dei beneficiari dell’anticipo.
Con la nuova proposta per le pensioni dal 2022, che il governo potrebbe guardare con interesse, si andrebbe a ridurre il rischio di esodati con il superamento di Quota 100 perché resta la possibilità di congedarsi in anticipo.
Pensioni da gennaio 2022: rischio scalone
L’obiettivo è superare Quota 100, ma per le pensioni da gennaio 2022, come anticipato, si andrebbe a creare lo scalone di 5 o 6 anni, rischio che si vuole scongiurare.
Oggi con Quota 100, per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2021, si può andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Dal 1° gennaio 2022 si tornerebbe all’età a oggi fissata per la pensione di vecchiaia a 67 anni con uno scalone appunto di 5 o 6 anni determinando così l’esclusione di molti dalla possibilità di anticipo.
Si creerebbe pertanto un divario tra due soggetti che a parità di anni di contributi (almeno 38) sono nati a distanza di un mese per esempio (dicembre 1959 e gennaio 1960). Il secondo dovrebbe optare, a differenza del nato nel 1959 che può andare in pensione ancora con Quota 100, per l’anticipo a 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne 41 anni e 10 mesi) o attendere i 67 anni.
Le opzioni per evitare questa situazione limite, oltre alla proposta dei due economisti di oggi, sono diverse, ma costose. Solo nelle prossime settimane forse avremo un’idea chiara della strada che il governo deciderà di intraprendere per le pensioni da gennaio 2022.
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