Pensioni insostenibili, il sistema italiano è a rischio crollo?

Teresa Maddonni

1 Novembre 2019 - 15:01

Le pensioni italiane sono insostenibili secondo l’11esimo report di Melbourne Mercer Global Pension Index. Italia fanalino di coda, ma perché è in fondo alla classifica?

Pensioni insostenibili, il sistema italiano è a rischio crollo?

Sul tema pensioni, tanto dibattuto, quelle italiane risultano insostenibili. L’Italia si pone in fondo alla classifica per sostenibilità del sistema pensionistico come dimostra l’11esimo report realizzato da Melbourne Mercer Global Pension Index (MMGPI).

I Paesi messi a confronto, Italia compresa, sono 37, e il Belpaese, da quanto si evince non solo dal report in questione ma anche da altre classifiche, dimostra un’inadeguatezza che pone delle conseguenze negative anche per la salute generale dei conti pubblici.

Esso si pone infatti al 27esimo posto in generale, e il parametro più basso è proprio la sostenibilità del sistema. Migliore è la situazione per quanto riguarda adeguatezza e integrità.

In queste ore, in tema di revisione della Legge di Bilancio 2020, si parla molto di pensioni, da Quota 100, a Opzione Donna e Ape social, pilastri del pensionamento anticipato.

Le classifiche internazionali però pongono l’Italia in una posizione scomoda e che invita per questo ad approfondire la riflessione sulla salute del sistema previdenziale nazionale. Le pensioni risultano insostenibili, ma perché l’Italia è in fondo alla classifica?

Pensioni insostenibili, ecco perché l’Italia è ultima in classifica

Sul tema pensioni l’Italia è in posizione molto bassa, queste risultano insostenibili. La sostenibilità del sistema previdenziale nazionale è minore rispetto agli altri Paesi a livello mondiale.

Sono 37 i Paesi messi a confronto sulla base di diversi parametri nell’11esimo report realizzato da Melbourne Mercer Global Pension Index (MMGPI) e il nostro Paese risulta al 27esimo posto, soppiantato dai Paesi dell’America Latina e Asia.

L’Italia se la cava per quanto riguarda integrità e adeguatezza del sistema. Nello specifico si trova al 18esimo posto per adeguatezza delle pensioni che vengono erogate, mentre al 20esimo per l’integrità, che tiene conto non solo del sistema pubblico e privato in sé, ma anche della percezione dei cittadini.

Fanalino di coda, invece, per quanto riguarda la sostenibilità. Guardando nello specifico al report e ai risultati, lo studio si basa su quaranta indicatori afferenti a tre macro-aree:

  • Adeguatezza: livello delle prestazioni erogate per la media dei lavoratori;
  • Integrità: area che considera elementi di normativa e governance del rischio pensionistico, insieme al livello di fiducia che i cittadini ripongono nel proprio sistema previdenziale nazionale;
  • Sostenibilità: in questa macro-area si trovano indicatori come l’adesione dei lavoratori a fondi complementari e fondi pensione, elementi demografici, ma anche contribuzione e debito pubblico.

Guardando nello specifico ai punteggi:

  • Adeguatezza: 67,4 (contro 60,6 punti di media). L’Italia è così in una posizione superiore alla media e che la rende per tanto molto vicina alla Svezia (67,5 punti), Paese da sempre considerato virtuoso, e all’Austria (68,2 punti);
  • Integrità: 74,5 punti (contro 69,7 punti di media). L’Italia ancora una volta si avvicina al valore dell’Austria (74,4 punti) e di Germania e Irlanda (76,4 e 76,3 punti);
  • Sostenibilità: 19 punti (contro una media di 50,4 punti). L’Italia si pone dunque all’ultimo posto in classifica in questa area che, proprio come dice la parola stessa, sostenibilità, misura la capacità del Paese di poter garantire in futuro i livelli attuali di erogazione delle prestazioni pensionistiche. Quindi si pone un problema fondamentale in termini di solidità dei sistemi previdenziali, in Italia, ma anche in altri Paesi che hanno dimostrato un punteggio basso: Austria (22,9 punti), Spagna (26,9 punti), Turchia (27,1 punti) e Brasile (27,7 punti).

Cosa deve fare l’Italia per evitare il rischio crollo?

Le pensioni italiane sono insostenibili e questo, per il sistema previdenziale nostrano, vuol dire poche garanzie di mantenimento delle attuali prestazioni in futuro.

Un 19esimo posto che ha suscitato alcune reazioni e che ha messo in evidenza la necessità di rispondere a una domanda fondamentale: cosa deve fare l’Italia? Sulla base del report Mercer è chiaro che l’Italia deve cercare di correre al più presto ai ripari. Così Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia, ha commentato:

"Sebbene l’adeguatezza delle pensioni erogate oggi in Italia sia più che soddisfacente, il valore della macro-area sostenibilità ci dice che questo in futuro potrebbe non essere più vero”.

Morelli spiega chiaramente come questo potrebbe accadere per la percentuale molto bassa di adesione a sistemi di previdenza complementare, fondi privati, rispetto ad altre economie di Paesi sviluppati.

Questo nonostante “la crescita del dato rispetto alla prima partecipazione dell’Italia alla ricerca è pari quest’anno al 9,5% del PIL (fonte COVIP) e nel contesto demografico, dove tuttavia il tasso di partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori più anziani (età 55-64) continua ad essere uno dei più bassi dei 37 paesi" dichiara l’Ad di Mercer.
Morelli tiene a precisare che è necessario un cambio di rotta, un “approccio multi-pilastro al sistema pensionistico”.

Si parla molto di pensioni, e di pensionamento anticipato, la necessità è quella di cercare “un nuovo equilibrio” per anziani e giovani, dove i primi potrebbero voler ancora contribuire al benessere del Paese e i secondi, se non si migliora l’attuale situazione, potrebbero dover pagare un conto troppo salato in futuro.

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