Pensioni: perché il Ministro dell’Economia è “preoccupato”

Simone Micocci

06/09/2021

Pensioni, il Ministro dell’Economia - Daniele Franco - ammette di essere preoccupato. L’Italia è un Paese che invecchia, serve trovare un equilibrio nella prossima riforma.

Pensioni: perché il Ministro dell’Economia è “preoccupato”

Il dossier pensioni è tra i più bollenti di quelli su cui il Governo dovrà lavorare nei prossimi mesi, e le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Daniele Franco, lo confermano.

Il Ministro, il quale avrà un ruolo di primo piano nella discussione sulla prossima riforma delle pensioni visto che sarà proprio il MEF a sciogliere il nodo delle risorse, ha confermato di essere preoccupato per il futuro del sistema previdenziale italiano. Lo ha fatto nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’ultima edizione dell’Economic Survey dell’Ocse sull’Italia, dal quale emergono alcuni elementi di preoccupazione per il futuro delle pensioni.

Bisogna guardare al futuro per capire i motivi di questa preoccupazione, i quali inevitabilmente potrebbero influire sulle scelte che il Governo Draghi si appresta a fare sul fronte previdenziale. Perché - come ricordato dallo stesso Ministro dell’Economia - “a fine 2021 e inizio 2022 avremo un repentino cambiamento nei criteri di ammissibilità alla pensione”.

La fine di Quota 100 e un ritorno totale alle regole per il pensionamento dettate dalla Legge Fornero impongono riflessioni per il futuro, le quali però non potranno non tener conto di quelle che sono le previsioni. E sono proprio queste a “preoccupare” il Ministro dell’Economia, limitando di fatto le possibilità che con la prossima riforma ci possa essere un’ulteriore riduzione dell’età pensionabile.

Pensioni: perché il Ministro dell’Economia è preoccupato

Secondo i recenti calcoli effettuati dalla Ragioneria di Stato, nel 2020 la spesa per le pensioni in Italia è stata pari al 17% del PIL. E non andrà meglio nei prossimi anni visto che le previsioni per il futuro sono in rialzo a causa degli effetti della crisi per la pandemia, ma anche - e soprattutto - per la sperimentazione triennale di Quota 100, in scadenza il 31 dicembre prossimo. Nel dettaglio, la spesa per le pensioni dovrebbe essere pari al 16% del PIL fino alla vigilia del 2050; dopodiché, spiega la Ragioneria di Stato, questa comincerà a scendere fino ad arrivare al 13% del PIL al termine del periodo di previsione, fissato al 2070.

Una previsione che non concede chissà quale spazio di manovra: basti pensare che in tutto questo la Legge Fornero ha garantito un risparmio di circa 80 miliardi di euro in dieci anni. Oggi siamo, sempre secondo quanto spiegato dalla Ragioneria di Stato, ad un risparmio dell’1,4% del PIL, il quale si attesterà allo 0,8% nel 2030 per poi azzerarsi nel 2045. Ragion per cui rinunciare alla Legge Fornero non è così semplice come molti credono.

Anche perché c’è da considerare un altro fattore. Come spiegato dal Ministro dell’Economia, Daniele Franco, durante il suo intervento all’Economic Survey, l’Italia “è un Paese che invecchia e per questo motivo bisogna aumentare il tasso di occupazione”. In caso contrario, infatti, rischiamo di avere un aumento della spesa previdenziale - e assistenziale - a discapito delle entrate previdenziali che invece rischiano di ridursi.

E questo è un motivo di preoccupazione che impone riflessioni in vista di un progetto di riforma delle pensioni. Solo aumentando l’occupazione “possiamo crescere più velocemente” e questo vale soprattutto per “donne, giovani e per gli italiani che vivono al Sud, soprattutto per quelli più anziani”.

Riforma delle pensioni: cosa ne pensa il Ministro Franco?

Il fatto che ci siano “preoccupazioni sul breve e medio termine” potrebbe dunque essere un ostacolo insormontabile per la riforma delle pensioni che il Governo ha in programma di attuare (o almeno questa è la richiesta dei sindacati) con la scadenza di Quota 100.

Il Ministro dell’Economia, tuttavia, non intende sbilanciasi a riguardo, pur riconoscendo i problemi che alcuni settori dovranno affrontare dall’inizio del prossimo anno con il cambiamento dei criteri per il pensionamento.

Tuttavia, semmai questa riforma ci sarà, l’importante sarà trovare un equilibrio tra le varie necessità. A tal proposito, il Ministro Franco si dice fiducioso riguardo alla possibilità che il Governo riuscirà a farlo, pur non dando ulteriori informazioni su qual è la soluzione in programma.

Difficile comunque che possa essere un pensionamento già all’età di 62 anni, fortemente richiesto dai sindacati, né tanto meno Quota 41 per tutti (la quale avrebbe un costo proibitivo già nell’immediato).

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