Sindacati e Governo si sono incontrati per il primo incontro sulla riforma delle pensioni. C’è fiducia per il buon esito della trattativa, ma gli ostacoli sono diversi.
Pensioni: passi avanti verso la riforma che verrà - secondo il piano indicato dal Governo - avviata a partire dal 1° gennaio 2023. Ogni promessa è debito: dopo la garanzia di Mario Draghi ecco arrivare il primo incontro tra i sindacati e il Ministro del Lavoro Andrea Orlando durante il quale sono stati fissati gli obiettivi da raggiungere.
Lo diciamo subito: non sarà semplice arrivare a un accordo sulla riforma delle pensioni che nei piani del Governo dovrà toccare diversi ambiti. Anche perché i Ministri interessati - all’incontro c’era anche Daniele Franco, Ministro dell’Economia - hanno subito fatto sapere che la riforma delle pensioni dovrà essere sostenibile e strutturale.
Stop quindi alle misure spot come è stato per Quota 100 prima e Quota 102 poi: ogni prossima misura dovrà essere strutturale andando a modificare quanto deciso dalla Legge Fornero nel 2011.
Riforma delle pensioni: la politica potrebbe ostacolarla
È partito, dunque, il confronto sulla riforma delle pensioni che dovrebbe portare a una soluzione entro la fine dell’anno. Ma ci sono degli ostacoli e il più importante è di tipo politico: già in passato, con l’allora Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, era stato avviato un confronto sui temi previdenziali, salvo poi interrompersi con il cambio di maggioranza.
E con la partita per il Quirinale ancora tutta da giocare e con Mario Draghi tra i principali indiziati per la Presidenza della Repubblica, i sindacati continuano a temere uno stop anticipato del confronto, il quale anche questa volta potrebbe chiudersi con un nulla di fatto.
Riforma delle pensioni: ostacoli anche di tipo economico
Altri ostacoli importanti sono quelli posti da Mario Draghi. Come anticipato, infatti, la riforma dovrà essere sostenibile e questo significa, ad esempio, che non si potrà prescindere dal sistema contributivo, l’unico in grado - secondo il premier - di dare stabilità all’intero sistema.
Riforma delle pensioni: gli ostacoli tecnici
C’è poi un terzo ostacolo, di tipo tecnico. I sindacati, infatti, hanno chiesto di prendere in considerazione solamente la spesa previdenziale, separandola dunque da quella assistenziale. C’è la convinzione da parte dei sindacati, infatti, che separando queste due voci ci si renderebbe conto di come in Italia buona parte della spesa riguarda le prestazioni assistenziali e non le pensioni, e quindi ci sarebbe ancora spazio d’intervento per la spesa previdenziale.
Tuttavia, secondo la Commissione tecnica la richiesta dei sindacati è impraticabile: non si può, infatti, distinguere nettamente le voci assistenziali da quelle previdenziali.
La riforma è una corsa a ostacoli: ecco le tappe
Nel frattempo sono state definite le tappe di questa corsa a ostacoli: nel dettaglio, il Governo ha dato avvio a tre tavoli tecnici, ognuno dei quali sarà incaricato di valutare una macro area della riforma. Nel dettaglio, ci sarà un tavolo dedicato alla flessibilità in uscita, il più atteso dagli italiani in quanto sarà qui che verrà deciso quando si andrà in pensione.
Anche su questo aspetto non sembra esserci concordanza tra Governo e parti sociali, con quest’ultimi che per il dopo Quota 102 chiedono misure come un pensionamento anticipato a 62 anni o con 41 anni di contributi. Misure che sono incompatibili con i paletta di spesa fissati dal Governo, il quale sembra piuttosto deciso a spingere in direzione di un ampliamento dei lavori gravosi come tra l’altro già fatto con la Legge di Bilancio 2022.
Gli altri due tavoli riguarderanno invece dei trattamenti previdenziali riservati a giovani e donne, e qui ritorna il tema della pensione di garanzia, e la pensione complementare. Con un calendario fitto d’incontri v che va da qui ad aprile, giusto in tempo per la presentazione del DEF.
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