Pensioni, i sindacati accelerano sulla riforma: 6 proposte per il 2022

Teresa Maddonni

16/03/2021

Pensioni: i sindacati accelerano sulla riforma chiedendo al ministro del Lavoro Andrea Orlando un tavolo di confronto al più presto. Nella nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil sono contenute le 6 proposte per il 2022. Vediamo quali sono.

Pensioni, i sindacati accelerano sulla riforma: 6 proposte per il 2022

Per le pensioni i sindacati accelerano chiedendo che la riforma sia discussa al più presto. Sono 6 le proposte dei sindacati al governo da mettere in pratica a partire dal 1° gennaio 2022 per le pensioni.

I segretari confederali Roberto Ghiselli, Cgil, Ignazio Ganga, Cisl, Domenico Proietti, Uil in una nota congiunta di ieri indirizzata al ministro del Lavoro Andrea Orlando hanno chiesto un tavolo immediato per discutere delle pensioni e della prossima riforma i cui contenuti sono anticipati, per l’appunto, nella stessa.

Il punto cruciale per le pensioni che il governo si troverà ad affrontare è il dopo Quota 100; la misura il 31 dicembre 2021 termina il triennio di sperimentazione e dovrà essere superata dal 1° gennaio 2022 mettendo in pratica delle soluzioni che possano evitare lo scalone di 5 anni.

Pensioni, i sindacati sulla riforma: le 6 proposte

Per le pensioni del prossimo anno i sindacati chiedono di accelerare e nella nota congiunta di ieri sono anticipate le 6 proposte per il 2022 da portare nell’incontro e le ipotesi quindi di riforma.

Quota 100 va superata evitando lo scalone di 5 anni tra l’età per la pensione di vecchiaia oggi fissa a 67 anni e i 62 anni dell’anticipata con la misura del primo governo Conte, quello giallo-verde.

“È necessario e urgente disegnare una riforma strutturale del sistema previdenziale che superi le attuali rigidità e che decorra dal gennaio 2022, alla scadenza di Quota 100.”

Scrivono i sindacati nella nota congiunta chiedendo il tavolo per le pensioni al ministro Orlando e continuano evidenziando quali sono le proposte che avanzano per la riforma e che sono 6. In particolare i sindacati chiedono:

  • la possibilità di accesso flessibile alla pensione;
  • il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori;
  • la valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro delle donne;
  • prevedere un meccanismo che tuteli le future pensioni dei giovani, in particolare coloro che hanno carriere discontinue con basse retribuzioni;
  • garantire un maggior potere d’acquisto per i pensionati;
  • promuovere le adesioni alla previdenza complementare.

Pensioni: la possibilità di accesso flessibile

Tra i primi punti sulle pensioni dei sindacati nella richiesta al ministro Orlando troviamo l’accesso flessibile.

Nel dettaglio i sindacati chiedono di estendere quanto previsto dalla legge Dini con la pensione a 64 anni per chi rientra nel contributivo puro, ovvero coloro che hanno cominciato a versare dal il 1° gennaio 1996, anche a coloro che rientrano nel sistema misto e che quindi hanno iniziato a lavorare prima di quella data. Ma cosa prevede la flessibilità per le pensioni?

A oggi, sulla base della legge Dini, i lavoratori possono andare in pensione a 64 anni di età, ma l’importo dell’assegno deve essere pari a 2,8 volte l’assegno sociale quindi 1.288 euro circa mensili. I sindacati chiedono quindi:

  • che l’età venga abbassata a 62 anni;
  • il calcolo della pensione misto;
  • il criterio dell’importo della pensione abbassato a 1,2 o 1,5 volte l’assegno sociale.

I sindacati chiedono anche che la pensione anticipata INPS a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne senza il requisito anagrafico venga portata a 41 anni per tutti.

Pensioni: donne e giovani nelle proposte dei sindacati

Abbiamo anticipato, come da nota dei sindacati, anche che tra le proposte particolare attenzione viene data alle pensioni dei giovani e delle donne.

Il problema delle pensioni dei giovani riguarda il fatto che gli stessi abbiano carriere discontinue e rientrando nel calcolo interamente contributivo della pensione rischiano in futuro una riduzione pesante sull’assegno.

I sindacati chiedono pertanto un’integrazione al minimo delle pensioni - tenendo conto della specificità di ognuno e di ciascun percorso lavorativo - e quindi la copertura dei buchi contributivi e del part-time per l’assegno finale.

Questione centrale per i sindacati, e rientrante nelle 6 proposte, riguarda la pensione delle donne quelle che si prendono cura dei figli e dei familiari, caregiver per intenderci.

I sindacati chiedono di poter anticipare la pensione per le donne allargando le maglie del meccanismo previsto dalla legge Dini.

La legge Dini prevede per le donne che abbiano iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, dai 3 ai 4 mesi di anticipo per ciascun figlio, in alternativa, se non ne godono, si prevedono 4 mesi in più di contributi.

I sindacati vorrebbero estendere questo periodo portandolo a 12 mesi per figlio coinvolgendo anche le donne lavoratrici che hanno iniziato a versare prima del 1° gennaio 1996.

Tra le proposte dei sindacati per le pensioni delle donne che hanno figli o caregiver vi è anche lo sconto di un anno ogni 5 anni di lavoro.

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