Perché il 15% delle persone potrebbe già essere immune al coronavirus

Alessandro Cipolla

16/04/2020

Il direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti ha parlato dei risultati dei primi test sierologici effettuati: “La percentuale di positivi è molto più alta, siamo verso il 15% e alcuni segnali mi fanno pensare a percentuali anche maggiori”.

Perché il 15% delle persone potrebbe già essere immune al coronavirus

In attesa del vaccino che però non arriverà prima di diversi mesi, quella dei test sierologici per vedere chi ha sviluppato gli anticorpi al coronavirus è senza dubbio la strada migliore per mettere le basi a quella Fase 2 che stando ai programmi del governo dovrebbe iniziare a partire dal 4 maggio.

A riguardo tutto dipenderà dall’evoluzione della curva del contagio e se i dati positivi degli ultimi giorni saranno confermati anche nella seconda metà di aprile. Quello che appare sicuro è che la riapertura avverrà in maniera lenta e graduale.

Una accelerata fondamentale per un parziale ritorno alla normalità potrebbe essere data dai test sierologici, specie dopo quanto dichiarato a La Repubblica da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Il 15% degli italiani già immuni al coronavirus?

Su alcune migliaia di test sierologici eseguiti su persone non sintomatiche - ha spiegato Bassetti - la percentuale di positivi al COVID-19 è molto più alta di quella che pensassi. Siamo oltre il 10%, diciamo verso il 15% e alcuni segnali mi fanno pensare a percentuali anche maggiori”.

Il risultato di questi test farebbe intendere come in realtà in Italia, ma anche negli altri Paesi, il numero reale delle persone colpite dal coronavirus sia in realtà molto maggiore rispetto alle stime ufficiali.

Tutto questo andrebbe a ritoccare al ribasso diverse voci riguardanti il virus “dalla letalità che così sarebbe molto più bassa, a tutti gli altri indici: la mortalità, l’indice di ospedalizzazione, anche quello di gravità”.

Per Bassetti si dovrebbe effettuare al più presto “uno screening di massa, diciamo qualche centinaia di migliaia di persone, che ci dica quanti sono davvero i contagiati, dove sono, quanti anni hanno, cosa fanno nella vita”.

Realizzarlo potrebbe essere più facile di quanto si possa pensare, visto che per il direttore “i test rapidi si possono fare anche con banchetti per strada presidiati da personale sanitario”, con i risultati che poi si avrebbero in dieci minuti “e dicono se la persona ha sviluppato gli anticorpi e, dunque, è entrato in contatto con il COVID-19”.

Credo che la gente, con il desiderio diffuso di sapere se il virus ci ha toccati, si presterebbe volentieri - ha poi concluso Bassetti - Comunque, al di là dei modi, è necessario partire al più presto con uno screening attendibile”.

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