Perché il nuovo DPCM ha rischiato di saltare: cosa è successo tra Stato e Regioni

Mario D’Angelo

17/05/2020

Accordo raggiunto alle 3.20 del mattino dopo il caos in Conferenza Stato-Regioni. Essenziale la mediazione del ministro Boccia e del presidente Bonaccini

Perché il nuovo DPCM ha rischiato di saltare: cosa è successo tra Stato e Regioni

Raggiunto, dopo una notte di fuoco, l’accordo fra Governo e Regioni sulla riapertura delle attività a partire da domani, lunedì 18 maggio. La Conferenza è stata convocata all’1 di notte per un confronto urgente con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Francesco Boccia.

Secondo quanto denunciato dal governatore ligure Giovanni Toti, il Dpcm che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrispondeva all’accordo politico raggiunto in precedenza, e ha rischiato di saltare.

In mattinata è arrivata la dichiarazione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, a tagliare corto su ulteriori polemiche. Vediamo cosa è successo.

Nuovo DPCM, cosa è successo nel corso della notte

Dopo la conferenza stampa del premier Conte, le Regioni hanno cominciato a scalpitare. Nel Decreto della Presidenza del Consiglio sarebbero spuntate linee guida diverse da quelle concordate in precedenza.

“La verità - hanno detto fonti di Governo all’Adnkronos - è che alcuni governatori hanno paura delle responsabilità e volevano più garanzie”. Il riferimento sarebbe a quelli di centrodestra, in particolare Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Giovanni Toti (Liguria) e Jole Santelli (Calabria). Quest’ultima, in mattinata, ha detto a SkyTg24 che “le linee guida dell’Inail erano sostanzialmente inapplicabili, con quelle non avrebbe riaperto nulla in Italia”.

Raggiunto accordo su nuovo DPCM

“Ci siamo rimessi a lavorare e abbiamo definito un testo, adottato dalla Conferenza delle Regioni, che metteva delle linee guida comuni, anche per omogeneizzare il territorio, ed è stato un grande risultato”, ha detto Santelli. Adesso i governatori pretendono che le linee guida siano inserite anche nelle premesse e negli allegati del nuovo Dpcm.

Una richiesta portata avanti anche dal presidente Bonaccini, necessaria a evitare contrasti normativi. “Il Governo si è impegnato a richiamare nel testo le linee guida elaborate e proposte dalla Conferenza delle Regioni quale riferimento certo e principale dai cui far discendere i protocolli regionali. Ciò assicurerà, peraltro omogeneità e certezza delle norme in tutto il Paese”.

Per il ministro degli Affari regionali in quota PD Boccia, le richieste delle Regioni erano legittime. “L’accordo che riprende le linee guida delle Regioni per le ordinanze sancisce ancora una volta la leale collaborazione tra regioni e governo”, ha detto il ministro ringraziando “i presidenti per aver sempre ricercato una soluzione nell’interesse del Paese”.

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