Perché investire in Russia è l’affare del secolo - M. Mobius

Flavia Provenzani

15/04/2016

Investire nel mercato azionario russo sarà l’affare del secolo secondo l’analista Mark Mobius, positiva anche Credit Suisse. Ecco perché.

Perché investire in Russia è l’affare del secolo - M. Mobius

Investire in Russia potrebbe essere l’affare del secolo.

Il mercato azionario russo è in preda agli effetti delle sanzioni internazionali e del crollo del prezzo del petrolio, ma investire in borsa in Russia offre “l’affare del secolo” secondo l’analista Mark Mobius, manager del settore mercati emergenti alla Franklin Templeton Investments.

Come rivela nell’intervista alla CNBC:

"La Russia è a buon mercato.
Il problema sono le sanzioni. Molti di noi non possono investire a causa delle sanzioni. Ma una volta che le sanzioni saranno finite, allora il mercato farà molto bene."

L’indice MSCI Russia è salito di circa il 20 per cento finora nel 2016, ma è ancora in perdita del 36 per cento dall’inizio del 2014.

L’economia russa è sulle montagne russe dall’annessione della Crimea nel marzo 2014 e a causa del ruolo del Paese nella rivolta filo-russa in Ucraina, che ha portato l’Unione Europea e gli Stati Uniti ad imporre delle sanzioni alla Russia.
La prossima revisione delle sanzioni in corso sarà a luglio.

L’isolamento economico generato dalle sanzioni, insieme al crollo del prezzo del petrolio, sta pesando sulla valuta del paese - il rublo - e sull’economia. Il prodotto interno lordo della Russia è sceso del 3,7 per cento nel 2015, dopo crescita di appena lo 0,6 per cento nel 2014.

Tuttavia, Mobius non è il solo a puntare sulla Russia.

«Guardando all’economia russa, il peggio è ormai passato»

commenta Karine Hirn, amministratore delegato di East Capital, alla CNBC, sottolineando la resilienza della spesa dei consumatori nel paese.

«I russi continuano a spendere soldi. Meno di prima, ma riescono ancora a sostenere la spesa»,

ha detto, aggiungendo che East Capital sta investendo in posizionamenti legati alla spesa dei cittadini russi.
Hirn osserva con attenzione anche i dividend yield delle società del Paese.

«Il mercato russo è sempre stato uno tra i mercati emergenti a pagare i rendimenti più alti e ora il governo, che ha bisogno di soldi, sta dialogando con le imprese statali per fargli aumentare il payout dal 25 al 50 per cento».

Dopo i recenti rialzi del mercato, «non è un buy esaltante», ha osservato, ma ha aggiunto che i prezzi sono molto più convenienti rispetto ad altri mercati emergenti, il che sta riportando molti broker e investitori all’interno del mercato.

Alla view incoraggiante si aggiunge anche Credit Suisse, che ha iniziato a rivalutare il mercato della Russia.

In una nota di inizio settimana, la banca ha osservato che il mercato azionario della Russia è scambiato a solo 0.67 volte il price-to-book, con uno sconto del 53 per cento rispetto all’indice MSCI Emerging Markets e il più basso del paese dal settembre 1998, anno della crisi finanziaria asiatica che colpì i mercati emergenti di tutto il mondo.

Anche Credit Suisse ritiene che l’economia della Russia abbia ormai raggiunto i suoi minimi.

«La Russia, con margini e redditività ai livelli più bassi dal 1999, è di gran lunga più conveniente rispetto alla maggior parte dell’universo azionario dei mercati emergenti nell’ottica di una ripresa ciclica in termini di redditività,»

scrive la banca all’interno della sua nota.

Ma qualcuno non ne convinto, tutta colpa del petrolio.

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