Le azioni delle società a piccola e media capitalizzazione possono essere un investimento interessante per il prossimo anno
Molto spesso si sentono o si leggono frasi del tipo: «le azioni sono sopravvalutate, c’è un crash pronto dietro l’angolo», oppure «le azioni sono un buon investimento considerando che i bond non rendono nulla».
Questo si sente e si legge spesso sulle azioni e sul mercato azionario perché sicuramente l’equity rappresenta una componente importante nelle scelte d’investimento dei risparmiatori. Quello che però non sempre viene detto è che non tutte le azioni sono uguali.
È abbastanza scontato. Un’azione ENI non è come un’azione Coca-Cola, è facile da capire.
Ma le differenze esistono non solo tra singole società, ma anche tra settori e tra società di diversa dimensione.
Quest’ultima differenza è spesso molto importante: le azioni di società di grande dimensione hanno caratteristiche e anche movimenti di mercato diversi rispetto alle azioni di società medio-piccole.
Le Small Cap, un 2021 in chiaroscuro
Solo per capire questa differenza, basta osservare le performance del 2021.
Quest’anno l’indice Russell2000, indice USA delle società a piccola e media capitalizzazione, ha reso il 12% circa. Non male, un rendimento annuo di tutto rispetto. Ma sempre quest’anno, l’S&P500, l’indice generale americano composto da società di grande dimensione, ha segnato un +28% circa. Circa 16 punti di differenza, che non sono proprio pochi.
Questa differenza non è casuale. Sebbene piccole e grandi capitalizzazioni hanno comunque una correlazione abbastanza elevata, del resto sono sempre azioni, di fatto nei singoli anni ci sono delle differenze di performance non da poco.
Vista in termini relativi, la performance delle Small Cap nel 2021 non è stato particolarmente esaltante.
Non solo, ma sempre il Russell2000 dal picco di novembre al minimo di dicembre ha segnato una correzione del 12%. Nello stesso periodo, la correzione dell’S&P500 si è fermata a -4%.
Perché la situazione può essere positiva per le Small Cap
Naturalmente questa sottoperformance potrebbe continuare all’infinito. Non c’è garanzia alcuna quando si fanno previsioni future.
Non potendo prevedere il futuro, dobbiamo accontentarci della storia. E la storia ci dice che non ci sono motivi specifici per cui le Small Cap facciano peggio delle grandi capitalizzazioni. Da marzo 2005 a oggi, la performance del Russell2000 è stata pari al 10,96% circa. La performance di lungo termine dell’S&P500 è nel range 10%-11%. Quindi risultati abbastanza simili.
Non solo, ma nella teoria finanziaria e negli ambienti accademici si è a lungo discusso dello «small cap effect», cioè la capacità delle Small Cap di generare un extra-rendimento rispetto al mercato azionario generale.
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Quali sono i mercati più rischiosi attualmente?
A noi non interessano al momento queste disquisizioni teoriche. Ci interessa però il fatto che una sottoperformance rilevante e duratura delle Small Cap potrebbe produrre in questa classe d’investimento rendimenti superiori alla media nel 2022 e anche oltre.
Non solo, ma le Small Cap tendono a essere un po’ più volatili. Il che vuol dire che quando salgono lo fanno con un’intensità maggiore rispetto al mercato generale.
Ripetiamo, non c’è alcuna certezza sul futuro. Ma la storia sembra evidenziare una buona opportunità su questa classe d’investimento.
Questa opportunità è evidente sul mercato USA, ma anche sui mercati europei, sebbene la differenza di performance sia meno marcata, c’è comunque una situazione simile.
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