Sono passati vent’anni dal crollo delle Torri Gemelle eppure ancora si discute su come sia avvenuto il crollo. Il Nist prova a spiegare il perché.
L’immagine delle Torri gemelle e dell’attentato aereo dell’11 settembre 2001, le torri in fiamme e infine il rovinoso crollo in pochissimi secondi, sono immagini rimaste nella memoria collettiva.
L’attentato dell’11 settembre 2001 al World Trade Center ha segnato il nostro tempo: esiste un mondo prima dell’11 e un mondo dopo l’attentato, da lì avrà inizio la missione americana «war on terrorism» e ciò che ne è conseguito.
Eppure a vent’anni esatti dal crollo delle Torri gemelle ancora si discute su come sia potuto accadere in pochi secondi. Sono molte le teorie complottiste che tentano di rispondere alla domanda.
Chi prova a fornire una spiegazione scientifica confutando le tesi cospirazioniste è il Nist, National Istitute of standards e tecnology, che ha fornito le ragioni tecnico scientifiche del crollo.
Nonostante sia un istituto governativo, alimentando quindi la teoria del complotto di governo, il Nist ha coinvolto più di 200 esperti che hanno esaminato migliaia di documenti, 7.000 segmenti video e foto, 1.000 interviste, e misurato 236 pezzi di acciaio raccolti sul luogo dell’incidente. In questo modo il Nist prova a rispondere alla domanda del secolo: come e perché sono crollate le Torri gemelle.
Come sono state costruite le Torri gemelle?
Per comprendere il crollo bisogna prima aver ben in mente come siano state progettate le due torri. Nel 1962 l’architetto giapponese naturalizzato americano Minoru Yamasaki fu incaricato di progettare il World Trade Center, il polo economico più grande al mondo (motivo per cui Osama bin Laden scelse le torri come obiettivo dell’attentato).
Le due torri erano alte 417 e 415 metri: all’epoca erano i grattacieli più alti del mondo, e ognuno era costituito da 110 piani. Ogni piano era di 3.000 mq, pensati come open space, quindi non potevano esserci colonne o pareti di sostegno.
L’idea così innovativa comportava delle modifiche, in quanto la massa e la struttura dell’edificio dovevano essere ridotte al minimo e in grado di reggere:
- il carico gravitazionale, ossia il peso della struttura stessa e delle persone;
- il carico orizzontale del vento.
Inoltre, il Nist ha rinvenuto un documento firmato dall’autorità portuale di New York, che chiese la costruzione del WTC, affinché le due Torri fossero progettate per supportare un terzo carico:
- L’impatto aereo di un aereo 707 che, negli anni 60-70, era il più grande del mondo, in modo che l’impatto danneggiasse un’area circoscritta dell’edificio.
La struttura delle Torri gemelle era sviluppata su quattro sottosistemi che garantivano una «robustness», ossia una robustezza data da più elementi che avrebbero potuto svolgere la stessa funzione: sostenere il peso della struttura.
- 1. Le colonne perimetrali garantivano la resistenza ai carichi laterali supportando anche parte del peso dell’edificio. Nelle torri ce ne erano 59 per lato e 236 in totale su tutto il perimetro.
- 2. Il nucleo centrale ampio circa 1.000 mq era il cuore dell’edificio. All’interno c’erano altre 47 colonne di sostegno.
- 3 . Il pavimento era composto da piastre leggere di calcestruzzo su una piattaforma d’acciaio. In questo modo il pavimento aveva tripla funzione di supporto delle colonne perimetrali, di assorbimento del carico orizzontale e verticale
- 4. Capriata a cappello era la struttura del tetto che sosteneva le antenne ed era importante nella distribuzione del carico perché collegava perimetro e nucleo.
In questo modo, nel caso in cui uno dei 4 sottosistemi fosse stato danneggiato, il carico sarebbe stato ridistribuito sugli altri 3.
Torri gemelle: non è stato l’impatto aereo a farle crollare
A differenza di quanto si penserebbe non fu l’impatto aereo dei Boeing 767, del 20% più grande del 707, a far crollare gli edifici. I due aerei pesavano circa 130mila kg ciascun ma il loro peso era notevolmente inferiore a quello delle torri gemelle di circa 450mila tonnellate (10 volte il peso dei boeing).
L’impatto aveva danneggiato le colonne perimetrali ma grazie alla ridondanza strutturale il peso fu ridistribuito permettendo alle Torri di oscillare di 30 cm senza crollare.
Nell’impatto i due aerei si sono disintegrati e l’energia dell’urto è stata attutita dalla struttura. L’impatto quindi non è stato la causa diretta del crollo, ma è il fenomeno che innescò una serie di cause concatenate che portarono ad indebolire la struttura e quindi a far crollare le torri: gli incendi.
Torri gemelle e le teorie del complotto: non furono gli incendi ma esplosivo
Una delle teorie del complotto dell’11 settembre più accreditata è quella del gruppo “Architects & Engineers for 9/11 Truth” i quali sostengono che la quantità di calore necessaria per far fondere le travi d’acciaio non fu mai raggiunta.
L’ipotesi più accreditata - secondo loro - è che il crollo fu causato da un esplosivo collocato all’interno delle strutture, e per questo il modus di caduta ricorda quella degli edifici demoliti.
Torri gemelle: com’è avvenuto il crollo?
Il Nist nel suo rapporto ha spiegato la reale causa del crollo ossia gli incendi, le elevate temperature e non solo.
Le torri erano composte da 250mila tonnellate di acciaio rivestito da materiale ignifugo. L’acciaio «nudo» senza protezione fonde a 1.500°. Questo sembrerebbe essere un punto a favore dei cospirazionisti, in realtà non è cosi.
A 300° l’acciaio perde il 20% della sua capacità elastica e di resistenza e a 500° si indebolisce ulteriormente, riducendo drasticamente la capacità di una colonna di sostenere un carico.
All’impatto con gli aerei il materiale ignifugo è stato completamente compromesso spogliando le colonne interne: 43 (su 47) in una torre e 39 nella seconda. Entrambi i Boeing trasportavano 30mila litri di carburante.
Nella collisione:
- il 35% del liquido si è consumato nelle esplosioni;
- oltre la metà si “è atomizzato” in goccioline altamente infiammabili assorbite nei piani inferiori.
Per questo motivo l’incendio è divampato verso i piani inferiori alimentato dall’ossigeno che entrava dalle finestre rotte. Le temperature - stima il Nist- raggiunsero picchi di 1.000° e quindi comportando il venir meno della capacità di sostegno delle colonne.
Il peso si ridistribuì ma il pavimento, colpito dagli incendi, cedette, perdendo anche la sua funzione di sostegno così da far curvare le colonne verso l’interno. La parte sottostante, secondo alcuni calcoli complicati del Nist, poteva sostenere solo alcuni piani in caso di crollo.
Il progressivo cedere dei piani superiori con la forza di gravità causò, come le tessere di un domino, il crollo dei piani sottostanti e le due strutture caddero nel giro di 7 e 9 secondi, comportandosi esattamente come un corpo in caduta libera.
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