Ponte sullo stretto: inutile e deturpante per l’ambiente? Un’analisi

Erasmo Venosi

04/06/2020

Il Ponte sullo stretto di messina sotto i riflettori: inutile e deturpante per l’ambiente?

Ponte sullo stretto: inutile e deturpante per l’ambiente? Un’analisi

Il rilancio del Ponte sullo stretto da parte del ministro Franceschini riflette tutta l’arretratezza culturale di una classe politica che concepisce le infrastrutture solo in termini d’investimenti che generano domanda di consumi e falsa occupazione.

Motivazioni datate e smentite dall’erosione delle ragioni che potevano giustificare l’opera quattro decenni fa. Un’infrastruttura, il Ponte inutile, pensata per il traffico di lunga distanza dalla Sicilia e verso la Sicilia.

Traffico che oggi ha delle migliori alternative per muoversi. Le merci per spostarsi hanno un costo notevolmente inferiore se movimentate per mare invece che per terra. Imbarcano il semirimorchio (tecnica Ro-Ro) e fanno Genova o Trieste porti Siciliani. Minore costo e minore inquinamento.

I passeggeri che vanno al Nord o a Roma usano l’aereo. Le economie di Calabria e Sicilia non sono complementari ma simili e pertanto lo scambio di merci è minimo. La diminuzione del numero dei passeggeri tra Messina e Villa è stata significativa negli ultimi due decenni. La Sicilia da due aeroporti e tre piste che aveva è passata a sei aeroporti e dodici piste con un incremento esponenziale del traffico aereo. Ha inoltre una decina di porti industriali sottoutilizzati.

Ponte sullo stretto: inutile e deturpante per l’ambiente

Chi studia economia dei trasporti si è lasciato scappare questa espressione pensando al ponte: “Credevamo di studiare un’infrastruttura, invece studiavamo un monumento”.

Un’infrastruttura “con attraversamento aereo, caratterizzato all’attacco delle due sponde da un sistema di torri dell’altezza di 392 mt, appoggiate su coppie di pilastri il cui diametro alla fondazione è di 55 e 48 metri, rispettivamente in Calabria e in Sicilia, nonché dei collegamenti ai massicci blocchi di ancoraggio, di 291.000 mc in Sicilia e di 230.000 in Calabria e ancora colossali rampe di accesso, in aggiunta agli elementi dell’attraversamento aereo vero e proprio (ingombro longitudinale della struttura sospesa a campata unica, della lunghezza di 3.300 con impalcato corrente, stradale e ferroviario, della lunghezza di 60 metri) è quello del ridisegno radicale dello scenario che assume adesso più i contorni della Baia che quelli dello Stretto” (Zipari).

Nel 2011 la Concessionaria Stretto di Messina ha reso pubblico il progetto definitivo, elaborato dal general contractor Eurolink. Gravissimo l’approfondimento d’indagine sismica e incredibilmente nella relazione geologica si rimanda al progetto esecutivo l’aggiornamento dei profili sismici del progetto preliminare.

In una delle zone più sismiche del pianeta, si rinvia al progetto esecutivo l’aggiornamento sismico! Inesistente, in termini di rimando ad altri soggetti, la progettazione sia dello scalo ferroviario dalla parte siciliana, che del raccordo alla rete ferroviaria lato Calabria.

Altri elementi oggetto di riflessione sono i seguenti:

a) Il bando di gara prodotto dal ministero chiedeva non una analisi costi benefici, ma una analisi economica. Assolta attraverso la comodissima analisi multicriteria.

b) Il contratto del ponte (vincitore gara Eurolink tra i cui soci Salini Impregilo) non è pubblico e vale 3,8 mld di euro. Nella delibera Cipe n 136/2012 il costo invece è pari a 8 miliardi e 549,9 milioni. Comprensivo delle opere di accesso e degli oneri finanziari? Da reperire comunque 7322 milioni di euro essendo disponibili 1227 mln contrariamente a quello che pensano molti asini sull’esistenza del finanziamento;

c) Falso lo slogan di intrallazzatori e costruttori che gli investimenti in infrastrutture di trasporto rilanciano la crescita perché creano occupazione. Nei cantieri operano efficienti macchine e si arriva alla prefabbricazione con ferro e cemento d’interi manufatti. Si dice relativamente agli occupati infatti che il settore è ad alta intensità di capitale in luogo della alta intensità di lavoro;

d) Oggi lo sviluppo del Sud non può che venire dalle bellezze naturalistiche e paesaggistiche da valorizzare, dal food, oltre che diventare un hub delle energie rinnovabili nel tempo della decarbonizzazione dei cicli economici come deliberato dal Clean Act della UE;

e) Di estrema importanza diventa la rimodulazione degli investimenti di Terna, sulle reti di trasmissione e di distribuzione oltre che una ridefinizione del piano per la banda larga funzionale allo IoT e all’uso delle tecnologie digitali. Il Ponte è un’opera inutile e deturpante per l’ambiente. Il Mezzogiorno ha bisogno di ben altre opere in luogo di questo monumento antico e costoso.

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