Il populismo dei vaccini che ha bloccato la distribuzione del siero AstraZeneca potrebbe ritardare la ripresa dell’Europa. Le conseguenze del tecno-populismo nelle istituzioni dell’UE.
Il populismo dei vaccini, che in questi ultimi giorni ha bloccato la somministrazione del siero di AstraZeneca, potrebbe costare caro all’Europa, la quale rischia di vedere la ripresa economica e sociale sempre più lontana.
Rispetto ad altri Paesi occidentali, l’Unione Europea rappresenta il fanalino di coda per la percentuale di persone vaccinate, attestandosi all’11,8%, molto al di sotto del 34,1% degli Stati Uniti e il 40,5% del Regno Unito.
Gli errori da parte della Commissione Europea e dei Governi nazionali dei Paesi membri hanno causato almeno due settimane di ritardo nella somministrazione del farmaco per la popolazione.
Secondo diversi osservatori internazionali, questi sono la diretta conseguenza della particolare forma di leadership ormai prevalente nel vecchio continente: la combinazione tra tecnocrazia e populismo.
Populismo dei vaccini, in Europa a rischio la ripresa
A causa di tale modello, l’economia europea potrebbe subire gravi ritardi, tanto che c’è chi prevede addirittura che questa crescerà con un anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti, nonostante gli sforzi messi in atto dalla Banca Centrale Europea, dalla stessa Commissione e dai Governi dei vari Stati.
La guida tecno-populista delle istituzioni, che si è affermata sempre di più a livello nazionale e comunitario, è caratterizzata dalla ricerca di consenso e, al tempo stesso, da un’eccessiva analisi dei risultati, con entrambe che possono portare a rimandare le decisioni, comportando quindi gravi costi dell’inazione.
Come è avvenuto per il caso AstraZeneca, l’assenza di un centro di potere decisionale e la costante ricerca di conciliare punti di vista diversi per evitare che qualcuno non sia d’accordo, potrebbero rendere molto difficili i prossimi passi da affrontare nella lotta al Covid-19.
Conseguenze del tecno-populismo in Unione Europea
Negli ultimi mesi, a causa dei ritardi del primo piano vaccinale comunitario, l’Unione Europea ha perso gran parte del credito conquistato grazie all’attivazione del Recovery Fund, il quale era riuscito a per un periodo a indebolire la crescita del fenomeno del sovranismo nazionalista a cui si era assistito negli ultimi anni.
Adesso, invece, questa tendenza potrebbe riprendere quota, soprattutto se si guarda al Regno Unito che, dopo la Brexit, ha potuto attuare decisioni in autonomia senza dover passare per il parere di EMA e Commissione, così da raggiungere in poco tempo l’immunizzazione di quasi la metà dei propri cittadini.
Inoltre, anche le risorse previste dal Next Generation EU, se comparate al piano di 1,9 trilioni di dollari di Joe Biden recentemente approvato dal Congresso statunitense, potrebbero essere vissute come poche e tardive.
Diventa quindi fondamentale per l’Unione Europea porsi almeno un obiettivo per le vaccinazioni da raggiungere quanto prima, così da risultare più credibile, soprattutto con le elezioni in arrivo in Germania, che a settembre vedrà terminare dopo oltre 15 anni l’era di Angela Merkel, e le presidenziali in Francia, le quali vedono appaiati secondo i sondaggi Macron e Le Pen al ballottaggio.
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