Si chiama Francesca Colavita la giovane ricercatrice che ha isolato il virus 2019-nCoV. 31 anni appena compiuti e precaria con meno di 20mila euro annui, questo il trattamento dei ricercatori in Italia.
Si chiama Francesca Colavita la 31enne originaria del Molise che ha isolato la sequenza del Coronavirus. Giovane, brillante e precaria, come la maggior parte dei ricercatori italiani.
Da anni lavora all’ospedale Spallanzani di Roma, specializzato in malattie infettive, prima con un co.co.co. e poi con contratti a termine, il tutto per 1.500 euro al mese e poche garanzie riguardo permessi, ferie, malattia e maternità.
Eppure la professionalità e la competenza della dottoressa Colavita - e dell’intero equipe che ha contribuito ad isolare il Coronavirus - sono invidiate da tutto il mondo. Ancora una volta l’Italia si dimostra diversi passi indietro rispetto a molti altri Paesi, in cui i ricercatori godono di un trattamento contrattuale di gran lunga più vantaggioso.
“L’Italia deve dare più dignità ai ricercatori”, così ha dichiarato Francesca commentando le precarie condizioni dei giovani ricercatori italiani, spesso costretti a trasferirsi all’estero.
La ricercatrice che ha isolato il Coronavirus precaria e con 1.500 euro: chi è Francesca Colavita
La sequenza del virus 2019-nCoV che sta mettendo il mondo sotto allerta è stata isolata in Italia da una giovanissima ricercatrice originaria di Campobasso: si chiama Francesca Colavita ed è una delle tante eccellenze della ricerca a cui lo Stato riconosce poche, pochissime, garanzie contrattuali.
Francesca, 31 anni appena compiuti, si è laureata con lode in Biologia e poi specializzata in Microbiologia e Virologia a La Sapienza, Roma. Da 6 anni collabora come ricercatrice nell’ospedale Spallanzani insieme a molti altri ricercatori con cui condivide la passione per la scienza ed il futuro incerto.
In Italia infatti non basta essere giovani, brillanti e competenti per ottenere un contratto di lavoro stabile, con tutte le garanzie che ne derivano. Nonostante diverse esperienze lavorative di spicco e moltissime pubblicazioni scientifiche, sono 6 anni che Francesca Colavita svolge la sua preziosa attività di ricerca con contratti a termine o di collaborazione coordinata continuativa (co.co.co), senza la certezza di un stabilizzazione e senza i diritti del lavoro dipendente in ambito di ferie, permessi e malattia retribuiti e maternità.
Lei stessa ha dichiarato di guadagnare circa 1.500 euro al mese e di non superare i 20.000 euro annui. Grazie all’isolamento del Coronavirus, adesso si potrà procedere alla creazione del vaccino.
L’impresa della ricercatrice italiana ha avuto rilevanza internazionale, tantoché l’assessore alla Sanità D’Amato ha dichiarato “Colavita sarà stabilizzata, perché rientra nei criteri normativi. Ma queste persone che lavorano nel silenzio per tutti sono risorse insostituibili per tutti noi".
Ricercatori italiani, tante speranze e poche garanzie
La storia di Francesca Colavita ha riacceso i riflettori sulle condizioni dei ricercatori italiani, sottopagati e con poche speranze di ottenere un contratto indeterminato e maggiori garanzie economiche. Per questa ragione tanti medici e biologi che vogliono lavorare nel mondo della ricerca scientifica sono costretti ad andare all’estero dove il lavoro del ricercatore gode di grande considerazione e prestigio.
Basti pensare che rispetto agli altri Paesi europei ed Ocse l’Italia spende nella ricerca meno della metà. Sarà questa la volta buona per cambiare rotta sulla ricerca scientifica? Staremo a vedere.
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