Secondo un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, la pressione fiscale reale è di 6 punti percentuali in più rispetto a quella ufficiale
Si stima che i contribuenti italiani onesti, quelli che pagano all’Erario fino all’ultimo centesimo di tasse, sono sottoposti a una pressione fiscale (data dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil prodotto in un anno) del 48 per cento, 6 punti in più rispetto ai dati ufficiali: nel 2018 questa si è attestata, secondo l’Istat, al 42,1 per cento.
Ad affermarlo è un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre. La Cgia ha inoltre ipotizzato che, dopo il leggero calo registratosi nel 2017 e nel 2018, la pressione fiscale quest’anno è destinata a risalire. Non tanto per un aumento del prelievo complessivo, ma perché la crescita del Pil sarà molto contenuta, inferiore alla variazione registrata lo scorso anno.
Pressione fiscale, chi ne fa le spese sono i contribuenti onesti
Se è vero che negli ultimi anni è diminuito il peso delle tasse in circolazione, altrettanto vero è che ad aumentare sono state le tariffe di luce, acqua, gas e di tutti quei servizi che non rientrano nella pressione fiscale vera e propria, ma gravano comunque sulle tasche dei cittadini. Inoltre, i contribuenti onesti devono continuare a fare i conti con il “nero”.
A contribuire al Pil per circa il 12,4 per cento, infatti, sono anche tutte quelle attività sommerse e illegali che non hanno alcun effetto sulle entrate fiscali.
“Se dalla ricchezza prodotta scorporiamo la componente riconducibile all’economia in nero, il peso del fisco in capo ai contribuenti onesti sale inevitabilmente, consegnandoci un carico fiscale reale molto superiore a quello ufficiale,”
spiegano dalla Cgia e calcolano una pressione fiscale al 48%. Da Mestre avvertono che, per abbassare le tasse nel 2020, bisognerebbe recuperare 33 miliardi di euro: 23 miliardi entro dicembre - per evitare l’aumento dell’Iva - e altri 10-15 per estendere a tutti i contribuenti la flat tax.
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Anche se l’introduzione della fatturazione elettronica ha modificato il rapporto fiscale tra aziende e Agenzia delle Entrate, non sembra aver portato sostanziali miglioramenti in termine di riduzione delle tasse.
Da qualche settimana, poi, imprenditori, artigiani e commercianti sono alle prese con la dichiarazione dei redditi e soprattutto con il nuovo strumento ISA, che sta mettendo in grande difficoltà gli addetti ai lavori, come denunciano dalla Cgia:
“una rivoluzione che rischia di tradursi in un aumento dei costi legati alla burocrazia fiscale”.
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