La benzina è arrivata a sfondare quota 1,60 al litro, di fatto il livello più alto da maggio 2019. Corrono anche i prezzi del gasolio, ora a 1,46 al litro. In pratica, una tassa extra sulle vacanze degli italiani.
Il prezzo della benzina corre e tocca i massimi di 2 anni. L’ultima volta che la verde aveva sfondato quota 1,60 al litro in modalità self-service, guardando alla tabella dei prezzi mensili del ministero della Transizione ecologica, era stato infatti nel maggio 2019. Rincari anche per il gasolio, ora a 1,46 al litro, in rialzo dagli 1,44 dello scorso mese.
Il rischio, ora che la driving season si avvicina, è dunque quello di una mega-stangata sulle tasche degli italiani, visto che buona parte dei vacanzieri sceglieranno ancora le quattro ruote per spostarsi.
Prezzo benzina sui massimi di 2 anni, rischio stangata sulle vacanze
Ma il conto salato dei rincari, a ben vedere, è già arrivato. Esattamente un anno fa, infatti, la benzina veniva 1,46 al litro, mentre il gasolio 1,27. Numeri che su base annua, secondo il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona, si traducono in una stangata pari a “197 euro per la benzina e 175 euro per il gasolio”.
In ottica vacanze, secondo l’analisi dell’Unione europea delle cooperative basata sui dati Istat, i rincari colpiranno l’84% degli italiani, ovvero quella fetta di popolazione che ha già scelto di passare le proprie ferie all’interno dei confini nazionali, prediligendo macchine, moto e camper.
Permangono, ovviamente, delle profonde differenze nel prezzo della benzina e del gasolio a seconda delle modalità, ovvero pompa servita o self service, del luogo, e cioè se sulla rete autostradale o nelle strade cittadine, e del tipo di struttura in cui ci si ferma, come una pompa bianca o un grande marchio del petrolio.
Italia tra i Paesi più cari per la benzina
L’Italia, in ogni caso, si conferma tra i Paesi in cui il pieno costa di più. Oltre alle accise, che in verità sono presenti in pressoché tutte le economie, pesa anche l’Iva al 22%. L’imposta è sensibilmente sopra la media OCSE, del 19,3%, e poco sopra la media dei Paesi UE che fanno parte dell’organizzazione parigina, del 21,7%.
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