Cosa riserverà il 2022 alle quotazioni del greggio? Molti analisti hanno evidenziato una serie di elementi che potrebbero favorire o meno il rialzo del petrolio nei prossimi mesi.
L’andamento del prezzo del petrolio nel corso del prossimo anno è una delle incognite economiche di maggior spessore per la ripresa globale. Tra gennaio e dicembre di quest’anno il prezzo del greggio si è portato molto vicino ai $100 al barile, dopo quasi 8 anni dall’ultima volta.
Gli analisti di grandi banche d’investimento come JP Morgan e Goldman Sachs sono tornati a prospettare il superamento di tali livelli nei prossimi mesi e il mantenimento del prezzo del greggio sopra queste soglie fino al 2023, fermo restando alcune condizioni quali l’evoluzione della pandemia, la stallo nei processi d’estrazione e la risoluzione di problematiche legate al commercio internazionale.
Prezzo del petrolio nel 2022: cosa dicono gli esperti?
Secondo gli esperti di Goldman Sachs è verosimile aspettarsi un’impennata delle quotazioni dell’oro nero nei primi mesi del nuovo anno, complice soprattutto l’aumento della domanda di carburante da parte delle compagnie aeree. Gli analisti della banca d’investimento americana hanno argomentato la loro tesi portando all’attenzione l’allentamento delle restrizioni di viaggio in nazioni come Singapore, Nuova Zelanda e Australia, che si erano guadagnati la nomea di Paesi con la più alta sorveglianza sulle entrate di visitatori.
In un recente intervento l’Head of Energy Research di Goldman Sachs Damien Courvalin ha dichiarato che per il 2022 il price target del petrolio è individuato attorno ai $110, con la possibilità di ulteriori crescite anche nel 2023. Dello stesso parere sembrano anche gli analisti di JP Morgan, i quali ritengono che nel biennio 2022-2023 i prezzi del greggio possano portarsi sopra i $150 al barile. Il proseguimento del trend rialzista sarebbe favorito dall’OPEC+, che nonostante gli impegni presi farebbe fatica a mantenere alta l’offerta sul mercato del greggio.
Si ricorda che in base a quanto riferito da media internazionali, da gennaio l’OPEC+ aumenterà di almeno 400.000 barili le forniture giornaliere di petrolio.
Cosa potrebbe frenare il prezzo del greggio nel 2022?
Come già anticipato, la prosecuzione del trend rialzista dell’oro nero nel 2022 potrebbe essere ostacolata da una serie di fattori, tra i quali spiccano:
- La diffusione della variante Omicron del coronavirus:
- Gli shock sulla catena degli approvvigionamenti;
- Il rischio di una contrazione dell’economia cinese;
Sebbene sia ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica, alla nuova variante del SARS-CoV-2 è stata attribuita una maggiore velocità di diffusione, caratteristica che potrebbe portare molti governi all’introduzione di nuove misure restrittive al fine di contenerne la propagazione. Oltretutto i portavoce di alcune casa produttrici dei vaccini anti-COVID, come ad esempio Pfizer o Moderna, hanno sottolineato che la produzione su scala di un preparato specifico contro la Omicron non sarà realizzabile in poche settimane. Le nuove chiusure dei confini e la conseguente riduzione degli spostamenti rischiano di avere effetti negativi sulla domanda di petrolio.
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Parlando invece delle problematiche riscontrate nella supply chain a livello mondiale, molti importanti analisti hanno già messo in luce diverse situazioni che rischiano di esacerbare gli shock di offerta, quali ad esempio la mancanza di semiconduttori, il possibile aumento del prezzo di alcuni materie prime e le restrizioni sugli spostamenti a causa della situazione pandemica. Anche il riaccendersi delle tensioni tra Mosca e Kiev e il probabile intervento militare russo nel bacino del Donec potrebbero, secondo molti, avere conseguenze sulla catena degli approvvigionamenti.
In conclusione, i prezzi del petrolio rischiano di esseri frenati anche dalla Cina, la cui economia potrebbe crescere meno del previsto nel 2022: le stime parlando di una progressione del +5,7% rispetto al 2021. Il rallentamento dell’economia del Dragone potrebbe essere facilitato dalla crisi dei colossi immobiliari, dall’introduzione di nuove limitazioni a causa dell’inefficacia dei vaccini cinesi nel prevenire il contagio da Omicron e dal braccio di ferro con gli USA sulla questione taiwanese.
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