Il prezzo dell’oro evita il ritorno al di sotto di quota $1.300 e riprende a salire con l’uscita dei Non Farm Payrolls: Fed di nuovo cauta a settembre, oro pronto ad approfittarne.
Il prezzo dell’oro chiude la settimana con un leggero rialzo grazie allo sprint avuto nel pomeriggio di venerdì, con la pubblicazione dei dati di agosto sul mercato del lavoro USA.
La parziale delusione che ha visto Non Farm Payrolls al di sotto delle aspettative ha giocato a favore dell’oro, la cui quotazione è strettamente legata allo stato di salute degli Stati Uniti e della loro valuta.
La prossima riunione della Fed, prevista per il 21 settembre, perde i favori del pronostico per quanto riguardo l’annosa questione del rialzo dei tassi di interesse: il mercato ora sconta un rialzo realistico non prima di dicembre, con le possibiltà che avvenga questo mese crollate attorno al 20%.
Il cambio nelle aspettative, maturato con la giornata di venerdì, potrebbe giocare un ruolo centrale per la ripresa del prezzo dell’oro, in calo durante quasi tutto il mese di agosto.
Dopo aver visto le grandi potenzialità del litio, capiamo ora come il prezzo dell’oro potrà reagire alle ultime deludenti news provenienti da oltre oceano, mentre si apre un mese ricco di opportunità.
Prezzo oro rilanciato dai NFP: se la Fed attende i target si alzano
Il prezzo dell’oro prende ossigeno e risale via da quota $1.300, pericolosamente testata al termine di un agosto quasi del tutto ribassista per il prezioso metallo.
I 151.000 nuovi posti di lavoro registrati nell’agosto americano sono stati al di sotto dei 180.000 previsti dagli analisti, un discostamento tuttavia contenuto, che non ha causato reazioni particolarmente intense.
I dati di venerdì hanno confermato il trend degli ultimi cinque anni, nei quali ad agosto i NFP hanno sempre disatteso le previsioni, e hanno interrotto il trend intrapreso nei due mesi precedenti.
Affrontando l’analisi con uno sguardo di insieme, sebbene gli ultimi NFP non siano sufficienti a compomettere il buono stato di salute del mercato del lavoro USA, un dato al di sotto delle aspettative uscito tre settimane prima della riunione della Fed non può passare inosservato.
Qualsiasi tipo di intervento messo in piedi dalla Yellen e dal suo staff pone le radici su un mercato del lavoro in piena salute, motivo per il quale la possibilità di un rialzo dei tassi a settembre è in ogni caso crollata attorno al 20%.
Nessuno shock quindi, ma anche nessuna conferma che restituisca il giusto grado di fiducia nell’agire, così il mercato crede che i tassi verrano rialzati non prima di dicembre, situazione ideale per favorire la ripresa dell’oro:
Nel grafico giornaliero si osserva come il crollo di agosto, agevolato dalle parole ottimiste della Yellen a Jackson Hole, trovi ora un’inversione, dopo il test del supporto a quota $1.300.
L’avvicinarsi del prossimo 21 settembre, dopo gli ultimi NFP, potrebbe accompagnare la ripresa del prezzo dell’oro, impegnato in un primo abbattimento della trendline negativa di breve periodo, in rosso, e della media mobile a 20 periodi, sfiorata durante l’ultima sessione.
Durante la prossima settimana è attesa inoltre la riunione della BCE, che potrebbe proporre nuovi interventi e seguire le tempistiche di intervento già messe in piedi dalla BoE, nel post-Brexit.
Un evento di questo tipo favorirebbe l’aumento di domanda per il principale dei beni rifugio, che rischia di essere molto ricercato in un mese dove anche BoJ e BoE, oltre alla Fed, saranno attese ai rispettivi meeting.
Il canale rialzista, evidenziato in giallo, vede ora la quotazione dell’oro gravitare intorno alla parte più bassa e al supporto a $1.300. La ripresa avrebbe quindi grandi prospettive al rialzo, con primo target quota $1.349.
I massimi a $1.366 riporterebbero l’oro nella parte superiore e verso nuovi record annuali, raggiungibili proprio in corrispondenza della riunione della Fed del 21 settembre, quando l’ufficialità di un non-rialzo potrebbe lanciare definitivamente la quotazione verso la parete superiore e quota $1.400.
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